La spinta sull’autonomous è pervasiva in Oracle. Non riguarda solo la tecnologia del database o la suite di applicazioni, ma l’organizzazione aziendale.
Ne parla nel corso dell’Oracle Cloud Day di Milano (evento chiave di Oracle Italia post annunci Openworld 2018) Neil Sholay, VP Digital Innovation Emea Oracle, perché “in un mondo complesso e sofisticato la gestione autonoma è uno strumento indispensabile per valorizzare il lavoro umano in sintonia, non in sostituzione, con le macchine”.
Precisiamo: Automation è diverso da Autonomous. Automation indica regole e compiti ripetitivi, Autonomous un approccio che impara dai dati, in modo autonomo, in modo dinamico. “Ogni organizzazione autonoma prevede diversi step per diventarlo – precisa Sholay -: analizza i dati per capire come agire, diffonde cultura e conoscenza tra i dipendenti, protegge la proprietà intellettuale e, infine, distribuisce il valore raccolto in modo autonomo”. Così facendo, Autonomous diventa un concetto di business non solo di pura tecnologia.
Fondamentali in questo processo, che prevede diversi livelli di autonomia a seconda delle aziende, condividere le responsabilità e puntare su tecnologie come AI e Machine Learning che migliorano l’esperienza dei clienti e l’organizzazione aziendale.
“Ogni due anni ci sono tecnologie emergenti sul mercato: blockchain, AI e IoT sono quelle di cui tutti dibattono oggi – continua Sholay -. Due anni fa tutti parlavano di Smac, cioè delle tecnologie legate a Social, Mobile, Analityc e Cloud oggi date per scontante, perché per una azienda non è più una questione di se cambiare ma quando cambiare. Si aprono nuovi business. Un esempio per tutti è il mondo legato alle suite di HR con applicazioni che incorporano AI e blockchain per ridurre il numero dei colloqui, per ottimizzare la ricerca di candidati integrando i profili con Linkedin”. Bisogna capire cosa serve rendere autonomo, a seconda delle aziende e dei processi.
I benefici da considerare, invece, sono trasversali per tutte le aziende. “Autonomous permette di accelerare il business, garantire maggiore agilità e capacità di rispondere agli obiettivi, creare una maggiore consumer intimacy e migliorare la governance” sostiene il manager, sottolineando come con l’intelligenza artificiale non si elimina il lavoro ma alcuni task del lavoro stesso: si punta a self driving, self securiting, self repairing, rendendo autonome gestione, sicurezza e risoluzione dei problemi. “Si passa da una concezione di lavoro vecchio (data administration) a una impostazione di lavoro nuovo (data professional) che è più rapido, data driven, in grado di gestire l’intero ciclo di vita”.
Cloud fondativo
Se questa è la “nuova” strategia ribadita all’Oracle OpenWorld di quest’anno, Fabio Spoletini, country manager Oracle Italia, fa un passo indietro sul cloud, già centrale nelle edizioni precedenti, una scelta assodata per alcune realtà ma che necessita ancora divulgazione nelle aziende clienti, non essendo per nulla scontata. “I dati sono un asset strategico, che devono essere analizzati, utilizzati e protetti, ma oggi molti li archiviano ancora in silos – precisa Spoletini-. Il cloud accelera produttività e innovazione, per noi è inarrestabile e fondativo. In futuro, le aziende se lavoreranno on premise saranno morte, perché il paradigma che il fornitore offra soluzioni on premise non esiste più: questo è il motivo per cui aziende come Oracle si spostano solo sul cloud alzando anche l’attenzione sul tema della cybersecurity che ci accompagnerà per i prossimi due anni”. La nuova modalità di garantire la sicurezza nel cloud non sarà più in risposta ai problemi, con patch software puntuali, ma prevederà un patching continuo delle vulnerabilità che possono minare workload critici, gestiti sotto la responsabilità di Oracle. Anche nei database presso i cliente (@customersite) la gestione di dati e sicurezza sarà di competenza del vendor.
La visione di Spoletini spinge però il cloud sul lato applicativo, mettendo in secondo piano il cloud infrastrutturale. “Oggi il cloud viene spesso associato al tema dello IaaS che è efficienza, time to market ma non ha prodotto un fattore critico di successo del business per quanto riguarda produttività e innovazione. La seconda ondata del cloud, basata sulle nuove tecnologie di AI, avrà impatto sul business model. Il tema della applicazioni aziendali in cloud sarà la vera disruption. Il principale cloud vendor di cloud Erp avrà più del 50% del mercato Erp entro il 2020”.
Due previsioni, di breve e di medio periodo. Al 2020, il 40% dei dati aziendali sarà gestito con più elevato livello di sicurezza, dove settori altamente regolamentati (come quello della Sanità) sposteranno almeno il 50% del loro carichi di lavoro in cloud ma il peso dell’AI in nuove applicazioni aziendali sarà ancora limitato. Al 2025, invece, l’intelligenza artificiale non sarà un di cui, ma sarà su tutte le applicazioni cloud e nelle piattaforme di servizi. “L’AI sarà consumerizzata, l’85% delle integrazioni con i clienti saranno automatizzate, ci sarà un nuovo modo di interagire con le app aziendali, con nuove interfacce, tramite la voce”.
Ed è proprio sul lato applicativo che Oracle sposta la sua determinazione: “Vogliamo esser il primo fornitore con il portafoglio SaaS più ampio sul mercato, che cresce anche attraverso acquisizioni, rendeno disponibile un parco applicativo che impatta sui processi di business delle aziende. Sarà l’integrazione dei processi a fare la differenza, non avere delle app best of breed a portafoglio”.
Giglio Group, un caso per tutti
Tema fondamentale per spingere il cloud rimane il passaparola dei clienti, con casi interessanti come quello di Giglio Group che, con l’aiuto di Sopra Steria, ha realizzato un progetto per offrire maggiori servizi nell’e-commerce fashion luxury.
Tutti i brand del fashion, gestiti per le attività di e-commerce dalla Divisione Digital di Giglio Group, sono sviluppati sulla piattaforma applicativa Oracle Cloud per la gestione dell’e-commerce multicanale (Commerce Cloud, Multichannel Order Management Cloud e PaaS) e implementati tecnologicamente da Sopra Steria.
“Attraverso questa partneship, abbiamo un sistema e-commerce strutturato per qualsiasi brand del gruppo ne principali marketplace di vendita online, grazie anche ad un efficace processo tecnologico e di gestione dello stock centralizzato in un’unica piattaforma – commenta Alessandro Santamaria, digital managing director di Giglio Group -. Il tutto integrato con i canali media del Gruppo a livello globale, che consentono all’utente di acquistare il prodotto che sta visualizzando in tv o su dispositivi mobile in tempo reale, semplicemente con un clic”.
“E’ un progetto molto articolato e ambizioso di trasformazione digitale – sostiene Fabio Arrigoni, direttore divisione Industria e Servizi di Sopra Steria Group Italia – ma rimane strategico interpretare il cambiamento insieme con Giglio Group con un approccio forte di co-sperimentazione continua su tecnologia SaaS”.
Formazione dentro e fuori l’azienda
Fornitori, consulenti, system integrator ed ecosistema sono fondamentali per capire il tema dell’innovazione, anche nelle grandi aziende più restìe al cambiamento, spingendo su un cambio generazionale che richiede formazione partendo da fuori azienda, dalle università. “Abbiamo bisogno di fare molta formazione, la macchina si sta muovendo, ma non siamo ancora al livello che vorremmo” conclude Spoletini.
Rientra nelle attività anche il progetto Java per la Campania, finanziato dal Fondo Sociale Europeo e indirizzato a disoccupati e inoccupati tra i 18 e i 35 anni, per aumentare l’occupazione dei giovani in un contesto dove le figure di programmatore e sviluppatore Java sono sempre più richieste.
Al termine del percorso, iniziato il 2 luglio, saranno 800 le giornate di formazione erogate in 5 mesi, alle quali hanno partecipato oltre 1000 giovani con frequenza a Napoli, Caserta, Salerno, Acerra, Avellino e Torre del Greco.
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