Le restrizioni alle attività commerciali adottate per fronteggiare la pandemia di Covid-19 stanno mettendo in discussione le dinamiche del commercio al dettaglio. La prima tendenza che si rileva oggi è il rafforzamento dell’e-commerce e delle vendite online, non solo da parte dei consumatori ma anche degli esercenti. Alcuni acquirenti, infatti scoprono forzatamente l’utilizzo delle piattaforme di commercio elettronico; altri, già propensi allo shopping online, stanno intensificando gli acquisti rispetto al passato. Lato venditore, in questa fase di emergenza, anche molti negozi, soprattutto di piccole dimensioni, si attrezzano per raggiungere i clienti e vendere attraverso il web.
Lo spostamento verso l’e-commerce in questa fase è dunque evidente oltre che inevitabile. I merchant sono tuttavia estremamente preoccupati rispetto al loro futuro. A rivelarlo è uno studio di Prestashop realizzato per verificare l’impatto del Coronavirus sul commercio online in Italia, Spagna e Francia.
Riorganizzazione dei processi
L’analisi, condotta su 1.600 esercenti, evidenzia come l’emergenza sanitaria abbia ripercussioni su business di qualunque dimensione e settore, comportando una profonda riorganizzazione del lavoro e dei processi quotidiani.
Nell’attuale situazione di lockdown, oltre il 70% degli e-merchant intraprende azioni specifiche per adattare la propria attività professionale alla complessa situazione globale, modificando orari e sedi di lavoro. Nella metà circa dei casi questo si traduce, se possibile, nello smart-working (49% delle imprese) e nel part-time (26%).
Tra le iniziative messe in atto, il 27% dei commercianti del panel introduce alcune restrizioni alle consegne, mentre il 13% investe in un piano di comunicazione di crisi. L’8% delle imprese decide di sospendere completamente le vendite, altri ancora propongono la consegna gratuita della merce. Chi porta avanti l’attività, adotta nuovi protocolli di igiene per tutelare la salute di dipendenti e clienti.
I commercianti tentano dunque di implementare iniziative diversificate per proseguire le proprie attività; tuttavia, sulle prospettive si rileva pessimismo.
Una grande quantità dei soggetti, il 69%, crede che il servizio fornito ai propri clienti sia degradato a causa delle misure di confinamento e il 65% dei commercianti online parla di un’interruzione della propria attività in relazione al prolungamento della quarantena: di questi, il 44% prevede una chiusura complessiva tra 1 e 2 mesi, mentre la stessa porzione di rispondenti (44%) stima tra i 3 e i 6 mesi il periodo di sospensione delle vendite.
I fattori critici
Le motivazioni di queste previsioni pessimistiche sono per il 60% dei merchant un’attesa generalizzata di mancanza della domanda, per il 43% il timore che lo stop sia reso necessario dalle crescenti difficoltà logistiche conseguenti al lockdown. Il terzo fattore critico per le attività è la complessità in termini di approvvigionamento delle scorte (36%), mentre per il 21% l’aspetto più ostico da affrontare è la tutela della sicurezza dei dipendenti.
Uno scenario scoraggiante, dove solo il 35% dei commercianti si aspetta di registrare un aumento dell’attività del proprio e-commerce in questo periodo di emergenza, mentre il 54% degli esercenti che possiede anche un punto vendita fisico afferma di non aver ancora notato una trasposizione online della propria attività offline.
Comunicazione e strategie di ripresa
In questo clima di sfiducia le imprese devono studiare delle strategie per impedire il ristagno del business e stimolarne la crescita. Per potenziare l’attività del proprio e-commerce il 65% dei commercianti intende puntare sulla comunicazione, dai social network all’e-mail marketing, da un lato consolidando la relazione con la propria clientela, dall’altro ampliandola. Al secondo posto dei mezzi utilizzati dai merchant per incrementare il business del proprio sito le offerte promozionali (36%), seguite dall’ottimizzazione dell’esperienza utente e dei contenuti (26%).
Convinto del ruolo chiave della comunicazione in un momento di crisi, il 37% dei commercianti conferma gli investimenti nelle campagne pubblicitarie. Analizzando le scelte di chi, invece, riduce le spese in questo segmento, Prestashop rileva che il canale più penalizzato risulta essere quello delle campagne Google (32%), seguite da quelle pianificate su Facebook. La percentuale scende al 16% per altre piattaforme, quali Instagram, Amazon o Criteo.
A supporto della continuità produttiva e della ripresa del commercio online, anche Prestashop mette a punto RestartFromHome, una piattaforma di consulenza e social learning gratuiti per aiutare i piccoli e medi esercenti a cogliere le opportunità messe a disposizione dell’e-commerce, avviando o potenziando il loro negozio virtuale.
“La crescita dell’e-commerce a seguito della complessa situazione attuale promette di avere effetti a lungo termine – dichiara Luca Mastroianni, head of International PrestaShop –. Chi, ad esempio, prima del lockdown non aveva familiarità con il commercio virtuale, ma la sta acquisendo ora continuerà presumibilmente a utilizzare il canale di vendita online anche una volta terminata l’emergenza. In questo contesto è cruciale che i commercianti si facciano trovare pronti e siano nelle condizioni di offrire sempre ai clienti un’esperienza di shopping virtuale completa ed efficiente per rispondere pienamente alle aspettative del consumatore”.
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