Buone vacanze, ci siamo, pronti per recuperare quel po’ di disconnessione che ci serve. Un argomento ricorrente nelle chiacchiere con colleghi, amici, famigliari, persone intervistate e ascoltate in questi mesi di remotaggio forzato (poi torno su questa orribile ma esplicativa parola).
Il diritto alla disconnessione – che il dizionario potrebbe definire come il diritto per il lavoratore “a non essere costantemente reperibile“, a staccare la spina, a gestire in modo equilibrato vita lavorativa e vita privata, senza compromette lavoro e famiglia – serve, è lecito, ci vuole per ritrovare spazi necessari.
Perché tutti noi che abbiamo lavorato in smart working senza tregua, sosta, consci della fortuna di poter lavorare in una situazione davvero critica per l’economia, siamo nello stesso tempo così stracarichi da dover prendere misure con questo nuovo ritmo, da regolare (non solo da regolamentare).
La disconnessione serve per tutelare integrità fisica e psicologica, evitare il rischio di tecnostress. Evidente ancora di più in questo luglio strano, per chi ha la possibilità e la fortuna di lavorare agilmente da regioni lontane, un’opportunità che concilia vicinanza con persone care dopo mesi di distacco e accudimento di figli senza scuola o di anziani, con un bilanciamento più sano tra lavoro e vita privata. E lo smart working mostra tutta la sua potenza e creatività come quella di piccole località (insospettabili) attrezzatesi per permettere il lavoro agile in modo sicuro e strutturato a chi non dispone di infrastruttura privata a disposizione (mi ha piacevolmente colpito la scuola pubblica del piccolo paese montano dove mi trovo che ha allestito, in accordo con il comune al quale fanno capo diversi paesi nella valle, postazioni per lo smart working, con regole di distanziamento e sicurezza a beneficio soprattutto di chi con la fine del lockdown si è spostato per ricongiungersi alla famiglia).
Non è questo l’editoriale pre vacanze per entrare nel merito di diritto e leggi, ma un cenno va fatto, soprattutto oggi che non essendo stati emanati nuovi provvedimenti che proroghino lo stato di emergenza sanitaria (in scadenza al 31 luglio), dal 1 agosto lo smart working tornerà ad essere disciplinato dalla legge 81/2017, che prevede la stipula obbligatoria di un accordo individuale tra datore e lavoratore con la relativa comunicazione al Ministero del Lavoro. Unica agevolazione prevista, fino al 31 dicembre 2020, una nuova modalità di comunicazione “semplificata” per i datori di lavoro (se nessun altra comunicazione interverrà).
Così come il diritto alla disconnessione (oggi abbozzato indirettamente nella legge 81/2017, “il datore di lavoro deve garantire la salute e la sicurezza del lavoratore che svolge la prestazione in modalità di lavoro agile”) è rimesso alla contrattazione privata tra datore e dipendente (Barilla lo applica dal 2015, Enel dal 2017) ed è lo stesso Garante della Privacy, Antonello Soro, a sollevarne l’urgenza (audizione in Parlamento il 13 maggio) oltre che i sindacati. Sulle colonne de La Stampa di oggi (27 luglio) Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl, precisa: “Penso che lo smart working sia un’opportunità formidabile per coniugare produttività e benessere del lavoratore, buona flessibilità e sostenibilità ambientale e sociale, inclusione e conciliazione vita-lavoro. Ma per fare questo occorre restituire la materia alla contrattazione… Un protocollo d’intesa che individui nelle relazioni industriali il luogo dove costruire solidi affidamenti su autonomia e responsabilità del lavoratore, tutela del salario e dell’orario, formazione continua, diritti fondamentali alla privacy e alla disconnessione, salute e sicurezza”.
In attesa che le normative prendano forma, torniamo alla nostra voglia di disconnessione, e ridiamo del nuovo vocabolario di noi smart worker pensando ai termini coniati in questi mesi, per gioco, fantasia, bisogno di leggerezza. Non fanno certo parte del buon lessico, sarebbero bocciati a qualsiasi maturità, trasformano sostantivi in forme verbali inventate, ma con simpatia hanno retto i nostri momenti distanziati (#distantimauniti ancora oggi da quell’editoriale).
“Sto resiliendo, Sei remotato anche oggi?, Agiloni vediamoci su Teams tra cinque minuti (da agile working), Rallentiamoci un po’, Muoviti! come dice il tuo Garmin, Videati (in call, fatti vedere in video), Ragazzi bevete (non perdiamo la cura uno dell’altro tipica del tempo speso in uffico), Scontrolucidati (nel webinar, spostati dalla finestra alle spalle)…”
Con questi strafalcioni vi salutiamo, un po’ leggeri, buone vacanze da tutti noi, disconnettetevi, ne va della nostra lucidità (sicuramente della mia). Ritroverete la newsletter settimanale di Inno3 puntuale nella vostra casella di posta da settembre. Buona estate!
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