Nei mesi di lockdown e nelle fasi di successiva ripresa, il tema dello smart working ha imperversato, dando adito ad un fervente dibattito sui suoi pro e contro. La pandemia, che ha costretto gli studenti e i docenti all’apprendimento a distanza e i lavoratori a produrre da remoto, ha stravolto le abitudini sociali ed economiche di persone, città ed ecosistemi, con risvolti in chiaroscuro. Un dato, però, sembra essere incontrovertibile: il lavoro da remoto costituisce una grande opportunità, soprattutto per le aziende, ed ha tutte le carte in regola per diventare la nuova normalità.
Abbattuti i luoghi comuni
E’ questa la conclusione emersa anche da una serie di ricerche effettuate da Citrix, che stila le principali ragioni per cui le aziende dovrebbero inserire il lavoro da remoto nelle loro politiche di gestione della forza lavoro. Le analisi si focalizzano soprattutto sul mercato americano ma sono senza dubbio valide anche per il nostro Paese, dove la risposta di persone ed imprese a questo nuovo approccio lavorativo è stata estremamente reattiva, anche in considerazione di un gap preesistente con altre economie.
Il massiccio ricorso al lavoro da remoto su scala globale innestato dalla pandemia rappresenta un grande esperimento sociale che ha abbattuto molti vecchi luoghi comuni. Chi nel management delle aziende pensava che al di fuori dell’ufficio non fosse possibile lavorare davvero ha dovuto ricredersi e valutare l’impatto positivo che il lavoro da remoto ha sulla produttività, sull’equilibrio casa-lavoro, sul benessere mentale, sui costi e sull’ambiente. Ma entriamo nel dettaglio dei pro dello smart working.
Costi ridotti per aziende e lavoratori
Il lavoro da remoto può favorire un risparmio economico per aziende e lavoratori. Le imprese possono infatti ridurre significativamente i costi legati all’IT e all’affitto degli immobili e mantenere i dipendenti al sicuro in ambienti meno competitivi e costosi. Un recente studio di Gartner rileva che per il 74% dei Cfo il lavoro da remoto rientrerà nei prossimi piani di gestione di forza lavoro e costi aziendali, anche dopo che l’emergenza sarà terminata. Molte tra le aziende più avanzate stanno peraltro pensando di fare dello smart working la nuova normalità, come ad esempio Google che ha già deciso di far lavorare i propri dipendenti da casa fino all’estate del 2021. Per quanto riguarda i dipendenti, uno studio sul lavoro da remoto effettuato da Citrix e Centre of Economics and Business Research (Cebr) su oltre 2.500 lavoratori statunitensi mette in luce che la possibilità per i dipendenti di lavorare da remoto 2 giorni a settimana genera un risparmio di oltre 107 miliardi di dollari, tra il costo della benzina e quello dei trasporti per i pendolari.
Migliore e maggiore produttività
La burocrazia e le distrazioni della moderna vita in ufficio sono elementi che non permettono di performare al meglio e si stima che la crescita della produttività sia infatti diminuita negli ultimi 15 anni. Il lavoro da remoto può invertire questo trend. Liberi dallo stress del pendolarsimo, dai mancati spostamenti per raggiungere il luogo di lavoro, dal traffico, senza la costrizione di dover produrre all’interno degli uffici, senza sistemi complessi e interruzioni quotidiane, chi lavora da remoto può dare il meglio di sé. Secondo uno studio di Citrix e One Poll realizzato su 1.000 lavoratori dipendenti in tutto il mondo, il 69% degli intervistati si dichiara più concentrato e produttivo quando lavora da remoto anziché in ufficio.
I dati smentiscono dunque il luogo comune che chi lavora da casa non lavora davvero: il 72% degli intervistati dichiara di lavorare lo stesso numero di ore di quando è in ufficio, se non di più. La ragione è che normalmente, non dovendo viaggiare per raggiungere l’ufficio, la giornata lavorativa inizia prima e a volte si prolunga oltre l’orario, non di rado anche nelle ore notturne, sfruttando la calma dentro casa.
Equilibrio tra lavoro e vita privata
La flessibilità del lavoro da remoto permette di utilizzare il tempo in autonomia con una maggiori possibilità di gestire anche alcuni impegni personali da casa. Ecco perché l’83% dei lavoratori intervistati da Citrix-OnePoll afferma di riuscire a trovare un miglior equilibrio tra vita lavorativa e vita privata. In media si dedicano ogni 27 minuti alla pausa e nel 46% dei casi questo tempo viene utilizzato per gestire le necessità della famiglia, il 41% per le faccende domestiche, il 35% per attività sportiva. In generale chi lavora da remoto afferma di essere meno stressato, di concentrarsi di più e di riuscire a fare tutto più velocemente.
Reperibilità di nuovi talenti
Spesso le aziende faticano a trovare lavoratori altamente qualificati. Una sfida in passato amplificata da un approccio generale alle assunzioni che richiede di tenere in conto la distanza dal posto di lavoro, escludendo così tantissime persone potenzialmente idonee. Con la giusta tecnologia a supportare il lavoro da remoto questo non è più un problema ed è possibile ingaggiare persone di talento ovunque si trovino. Lo studio di Cebr rileva inoltre che le aziende che offrono la possibilità di lavorare da remoto sono più competitive nella guerra dei talenti, avendo la possibilità di attingere a “serbatoi” non accessibili diversamente, sia perché molte persone idonee possono essere residenti in aree lontane, sia perché impossibilitate ad accettare un lavoro che tenga troppo a lungo lontano da casa.
Secondo lo studio, per il 69% delle persone attualmente fuori dal mercato del lavoro la flessibilità sarebbe un incentivo a rientrare. Reimmettere nel mercato del lavoro queste persone si tradurrebbe in una crescita economica di oltre 2.000 di miliardi di dollari, equivalente a 10,2 punti percentuali del Pil per l’economia americana.
Sostenibilità e modelli flessibili
Lo smart working si rivela anche un alleato della sostenibilità. Una ricerca sponsorizzata da Citrix e realizzata presso il Computer Science Department di Warwick rivela che permettere di lavorare da casa anche soltanto due giorni a settimana potrebbe ridurre le emissioni di gas serra del 40%. Da alcune stime, un simile piano di lavoro flessibile potrebbe ridurre le emissioni di 214 milioni di tonnellate l’anno.
In conclusione, superata la pandemia, le organizzazioni devono adottare modelli di lavoro flessibili che permettano di gestire le risorse in maniera dinamica, così come richiedono gli ambienti di business ad alto tasso di imprevedibilità. Sarà allora evidente che gli approcci e le tecnologie che hanno aiutato le aziende a mantenere al sicuro e attivi i propri dipendenti durante la crisi da Covid-19 offriranno nuovi livelli di agilità per capitalizzare nuove opportunità future.
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