La prima data di snodo post emergenza è stata quella dell’apertura delle scuole questa settimana in Italia. Perché da qui passa la ripresa attesa di una normalità che fatica a ripartire, a valle dei mesi di emergenza Covid-19.

Lo conferma anche la chiacchierata virtuale con Enrico Cereda, presidente e amministratore delegato di Ibm Italia, in chat dagli Ibm Studios di Milano, luogo nato 15 mesi fa per essere piazza di incontro e garage sull’innovazione ma che ha subìto una battuta di arresto momentanea dovuta alla situazione di questi mesi. Smart working, lockdown, attenzione a distanziamento e misure di sicurezza hanno cambiato il modo di lavorare e relazionarsi di dipendenti e aziende. La stessa Ibm ha messo in smart working i 6.000 dipendenti italiani dal primo giorno dell’emergenza, “perché la sicurezza dei nostri dipendenti e dei nostri clienti rimane per noi una priorità” e sta lavorando su nuovi progetti di formazione continua, per spingere le tecnologie digitali.

E’ sui temi del futuro che si dibatte con Cereda. Cosa ci si aspetta?
“L’Italia è un Paese che non navigava in floride acque neanche prima del Covid, congelato da politiche degli ultimi 20-30 anni, con un Pil che già nel Q4 del 2019 dava segnali di imminente recessione. Ma se devo guardare alla disgrazia Covid-19 voglio coglierne la grande opportunità che ha innescato, offrendo l’occasione per riportare l’Italia in gara con gli altri Paesi europei facendole recuperare terreno”.
Il Covid come una sorta di safety car della Formula 1, che accorcia le distanze anche grazie alle risorse messe in campo per la trasformazione digitale del paese dal progetto Next Generation Eu (“così chiamano il Recovery Fund al di là dei nostri confini: mentre noi sottolineiamo la parola Recovery che ha un aspetto negativo, nell’accezione europea si guarda al futuro delle nuove generazioni, chiamando il piano di aiuti Next Generation Eu” puntualizza Cereda).

I pillar sui quali insistere richiamano anche azioni concrete che vedono Ibm impegnata su più fronti: formazione intesa anche come continuous learning al di fuori del mondo scolastico, innovazione tecnologica per fare un salto quantico nel ranking europeo, commitment sulle competenze da portare in grandi aziende e pmi.

Tecnologia alla base, cloud e AI

Enrico Cereda, AD di Ibm Italia
Enrico Cereda, AD di Ibm Italia

Il tema dell’innovazione vede spingere il cloud (“siamo stati i primi tra le multinazionali americane ad aprire un data center public cloud in Italia il 16 giugno del 2015“) e tenuto conto che ad oggi solo il 20% dei workload significativi è stato migrato in cloud, c’è ampio margine di manovra su quell’80% ancora da motivare verso una strategia multicloud. “Non ci sarà un unico vincitore nel cloud, un mercato che vedrà 7-8 player di riferimento nei prossimi anni – precisa Cereda -. Ma la piattaforma OpenShift, ereditata con l’acquisizione di Red Hat un anno fa, ci permette di fare dialogare cloud diversi e noi siamo molto focalizzati su questo obiettivo. Inoltre, l’affiancamento della parte di servizi (Ibm Services) alla offerta tecnologica ci permette di agire anche sulle componenti più ostiche da migrare, ribadendo a clienti che la proprietà dei dati rimane loro e che lavoriamo in estrema sicurezza, innescando così una stretta relazione con loro”.

Il tema della fiducia è di fatto fondamentale per Cereda (vogliamo continuare ad essere un player tecnologico per i nostri clienti, non vogliamo diventare una banca o un social network”) così come l’etica legata alla crescita attesa dell’impiego di intelligenza artificiale. Un tema che ha visto Ibm siglare in Vaticano, lo scorso 28 febbraio, la carta Rome Call for AI Ethics, insieme a Pontificia Accademia per la Vita, Microsoft, Fao e Governo.

Cambio di marcia nei processi

Ma in questi mesi l’attenzione sul cambio di modo di lavorare nelle aziende che ha spinto lo smart working (“Purtroppo in molti casi si parla più di telelavoro che di cambio di paradigma”) non è stata accompagnata da una analoga propensione ad innovare i processi aziendali. “Abbiamo visto negli ultimi mesi le aziende concentrarsi sulla parte infrastrutturale per mettere i dipendenti in smart working, ma se questi aspetti sono stati risolti, bisogna agire ora per rendere i processi più snelli e questo richiede anche l’aiuto dei nostri partner, che durante l’emergenza ci hanno supportato presso i clienti”.

Il riferimento va in particolare a Computer Gross, distributore storico in grado di portare le expertise delle nuove tecnologie in tutto il territorio nazionale, con grande capillarità, “un supporto fondamentale che si affianca alla nostra presenza soprattutto nelle grandi città – continua Cereda -. I partner rimangono strategici per il mondo industriale che sta subendo una profonda trasformazione e che richiede di essere accompagnato nell’adozione delle nuove tecnologie e nella definizioni dei nuovi processi”.

Piano operativo

In questo scenario i passi da compiere per il Paese sono da un lato spingere la connessione, precisa Cereda, e dall’altro impiegare le nuove tecnologie (cloud, blockchain, AI) per ridisegnare i processi aziendali.

Sulla decisione di creare un’unica azienda per la gestione della rete unica in Italia serve capire secondo Cereda quale sarà il contributo dei due player principali (accordo Tim e OpenFiber) e quale l’apertura verso altri player che potrebbero contribuire allo sviluppo del mercato. Così come nel mercato dei data center sarà importante evitare condizioni potenziali di monopolio (accordo Tim-Google) e ragionare non tanto su dove sono ubicati i data center ma su privacy e gestione delle informazioni. “l rischio di monopolio non fa bene al Paese, né per i prezzi né per l’evoluzione tecnologica” sostiene.

Enrico Cereda, presidente e amministratore delegato di Ibm Italia

“E visto che l’innovazione tecnologica guidata da Usa e Cina è un dato di fatto, per ritagliarsi un proprio posto in Europa l’Italia deve concentrarsi sulla formazione delle competenze adeguate”. Una spinta che Ibm dà anche con il recente progetto Ibm SkillsBuild Reignite che eroga, da una piattaforma online dal 1 settembre, 180 webinar sui temi del digitale e oltre 200 corsi di aggiornamento professionale, per imprenditori, lavoratori di piccole e medie aziende e per chi cerca una nuova occupazione.

“Siamo contenti dellistituzione del Ministero dell’Innovazione (Mid) che dovrebbe avere come priorità la formazione dalla quale passa il nostro futuro, la focalizzazione su alcuni settori prioritari per i quali si rende necessario un piano industriale, la Pubblica Amministrazione che deve avere come prioritaria la riorganizzazione dei processi organizzativi. Ci auguriamo che il Mid rimanga indipendentemente dai governi e che non venga cancellato come successe al primo ministero dell’innovazione presieduto da Lucio Stanca – auspica Cereda -. Abbiamo avanzato anche proposte ad Assolombarda soprattutto per trovare i temi sui quali spendere i fondi che arriveranno dall’Europa in una visione di sviluppo che sia a 20 anni e non guardi solo ai prossimi appuntamenti elettorali”.

Progetti in campo

Tra i progetti recenti, a curriculum, l’accordo triennale con Crui per consentire alle università italiane l’accesso a servizi innovativi con cui realizzare nuove applicazioni cognitive a fini educativi, analitici e di ricerca; l’accordo con la startup Kinoa e l’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale che ha portato alla realizzazione di un master in Digital Transformation all’Università di Firenze; la partnership tra Policlinico Universitario Campus Bio-Medico per realizzare un Parkinson bot, un assistente virtuale basato su AI in grado di rispondere alle domande sulla malattia 24 ore al giorno, tutti i giorni.
Tra i progetti innovativi la collaborazione forte con il Cineca con Marconi, il nono super computer più veloce al mondo e secondo in Europa, che nell’ambito dell’HPC è stato coinvolto in attività di ricerca anche per rispondere in modo tempestivo alle criticità di indagine dettate dal Covid.
Lato operatori, l’accordo pluriennale con WindTre, per la progettazione, lo sviluppo e la realizzazione di soluzioni di AI, focalizzate sulla gestione della customer experience, tra cui il progetto di assistente digitale vocale, sviluppato in modo personalizzato con Ibm Watson Assistant su cloud pubblico di Ibm, per gli operatori dei contact center.

“Si spera che gli Ibm Studios tornino ad essere luogo di incontro e modello per gli uffici del futuro, tenendo conto che sono frutto di un investimento di oltre 40 milioni di euro in 9 anni voluto da Ibm a livello mondiale, per svecchiare i luoghi classici di incontro, per fare community a livello internazionale, per ospitate eventi europei nel cuore di Milano”.
Ecco la community, tema che tornerà centrale nel post-Covid.

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