L’emergenza generata dalla pandemia sta rappresentando uno stress test digitale per tutte le imprese ma in particolar modo per il mondo della PA. La burocrazia e gli eccessivi ritardi sul fronte della digital transformation rallentano i processi di evoluzione di questo settore; un fenomeno particolarmente evidente in Italia, tra i Paesi più in ritardo nella costruzione di un e-government consolidato, con bassi livelli sia di digitalizzazione sia di penetrazione.
Un quadro della pubblica amministrazione italiana non confortante, che trova riscontro anche nei risultati di un’analisi di Pure Storage. Commissionata a Insight Avenue per analizzare la reazione del settore pubblico di fronte alle sfide della crisi, la ricerca evidenzia le strategie messe in campo dai responsabili IT delle PA in Europa per fronteggiare digitalmente le fasi successive verso un’auspicabile uscita dalla pandemia.
La ricerca, condotta nei mesi di giugno e luglio 2020 attraverso interviste a oltre 500 responsabili IT delle amministrazioni centrali di vari Paesi, Italia inclusa, si sofferma sulle criticità e sulle priorità affrontate, sulle lezioni apprese in questa fase critica e sui cambiamenti che ne deriveranno.
PA italiana, in ritardo ma reattiva
In linea generale, a livello europeo, i team IT si sentono tendenzialmente impreparati a fronteggiare le nuove sfide digitali poste dal Covid-19 e puntano ad accelerare i processi e garantire livelli superiori di resilienza.
Questo vale in modo particolare i Italia, dove il 92% dei responsabili IT della pubblica amministrazione, la percentuale più elevata tra i Paesi analizzati, sente il bisogno di accelerare la trasformazione digitale delle infrastrutture dei rispettivi enti e di abbandonare i sistemi legacy che impediscono di affrontare le sfide e le complessità di questo periodo.
Solo l’8% dei manager coinvolti ritiene dunque di essere correttamente preparato a far fronte alla sfida di oggi e all’esplosione nella richiesta di servizi e risorse e questo anche con un forte impatto a livello personale. L’86% degli intervistati riporta infatti un aumento dei livelli di stress conseguente alla crescita della pressione per riuscire a trasformare rapidamente i modelli operativi. Anche in questo caso il nostro Paese registra il dato più alto tra i Paesi analizzati.
Dai feedback, sembra che l’esperienza vissuta dai responsabili IT rappresenti tuttavia uno stimolo per il futuro, per ridefinire il modo in cui le organizzazioni potranno affrontare le crisi future, per assicurare una migliore preparazione e pianificazione anche in contesti incerti e turbolenti. Ne è prova il fatto che per l’82% dei manager, il miglioramento dell’esperienza dei cittadini è importante per creare fiducia nei confronti della pubblica amministrazione nonostante i crescenti vincoli di conformità, costi e procurement affrontati nello scenario attuale.
I focus e le priorità
I responsabili della digitalizzazione della PA studiano i processi più strategici da mettere in campo e delineano le urgenze. Le attività di trasformazione digitale considerate prioritarie per i prossimi 12 mesi riguardano in particolare la gestione delle minacce alla sicurezza (96%), l’efficienza e la velocità di delivery (94%), il miglioramento dei risultati forniti ai cittadini (92%) e la maggior adozione dei servizi di e-government (92%).
Gli ostacoli da superare sono principalmente di tipo culturale. Nello specifico, quasi la metà (45%) degli intervistati reputa che il freno più significativo alla digitalizzazione dei servizi al cittadino risieda nella carenza di agilità e nella presenza di processi legacy. In linea generale, è ampio il consenso anche rispetto ai cambiamenti a lungo termine attuati e che saranno probabilmente mantenuti a livello di pubbliche amministrazioni centrali in seguito alla pandemia, come maggior flessibilità sul procurement e sulla condivisione di dati durante le crisi (94%, il dato più alto tra tutti i Paesi), il ricorso alle tecnologie di collaboration e al lavoro remoto dove possibile (92%) e l’opportunità di progettare servizi digitali che promuovano un maggior coinvolgimento dei cittadini con gli enti pubblici (90%).
In sintesi, gli ostacoli supplementari alla digitalizzazione dei servizi al cittadino fanno perno attorno a due aree tecnologiche chiave: infrastrutture legacy e sicurezza. Il 78% dei manager IT afferma infatti che i progressi nella trasformazione digitale sono frenati dalle infrastrutture legacy, con conseguenti costi operativi più elevati (citati nel 94% dei casi) e la difficoltà di accedere a dati mission critical dove e quando necessario (92%). Questi risultati evidenziano come la trasformazione digitale sia passata dall’essere un obiettivo a lungo termine di molte aziende a diventare un imperativo immediato.
Sicurezza, terreno sensibile
Il 67% degli intervistati italiani (contro la media del 59% a livello europeo) ritiene che gli investimenti a favore della sicurezza delle infrastrutture non siano in grado di tenere il passo con il ritmo delle minacce, mentre oggi più che mai le PA devono poter accedere rapidamente ai propri dati ed essere in grado di ripristinare le operazioni velocemente e su vasta scala in caso di attacchi. Il 59% degli intervistati afferma infatti che i rispettivi dipartimenti sacrificherebbero le performance tecnologiche a favore di una maggiore sicurezza.
I feedback dei responsabili IT indicano che queste sfide possono essere risolte con una combinazione di Agile thinking all’interno delle organizzazioni e di prioritizzazione degli investimenti tecnologici capaci di produrre valore in ogni dipartimento. Il 78% concorda sul fatto che oggi più che mai occorra essere creativi nell’impiego della tecnologia così da riuscire a fare di più con meno.
Le aree prioritarie degli investimenti tecnologici previste per i prossimi due anni, tutte accomunate dall’obiettivo di fornire valore a lungo termine a fronte delle risorse finanziarie impegnate, riguardano in sintesi: la sicurezza e la gestione del rischio (73%) seguita da servizi cloud e automazione (entrambe citate dal 63% del campione) e infine da tecnologie di accesso remoto e mobilità (61%).
“I responsabili IT della pubblica amministrazione hanno dovuto affrontare quest’anno una sfida inedita essendo stati costretti ad adattarsi a uno stress test estremo -, dichiara Mauro Solimene, country manager di Pure Storage Italia -. Ma è chiaro come questi team siano frenati dalle infrastrutture legacy con cui devono lavorare, in quanto non sono state progettate per l’era digitale. Le difficoltà e gli stravolgimenti che hanno dovuto affrontare dovrebbero rappresentare un’opportunità affinché gli enti pubblici si rifocalizzino sul futuro che desiderano, in grado di rispondere alle nuove richieste di cittadini e dipendenti, assicurandosi di poter emergere da questa crisi più forti e resilienti di prima”.
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