A una settimana dal rilascio delle previsioni per il Mercato Digitale 2021 in Italia (finalmente si crescerà del 3,5%) arriva il monitoraggio delle startup e delle Pmi innovative del settore Ict. Un’analisi congiunta a firma di Anitec-Assinform e Infocamere che mette in luce quanto in questo anno difficile non sia mancato il coraggio di fare nuova impresa, pur con differenze Nord-Sud, crescita demografica, impegno in formazione e brevetti, profili manageriali (crescono le microimprese guidate da giovani e donne). Nei settori più tradizionali da svecchiare (Industria 4.0) e con le stesse tecnologie innovative che traineranno quel +3,5% del mercato digitale previsto per quest’anno. Cloud, AI, blockchain, IoT, cybersicurezza…
Cosa ci dicono i dati.
Innanzitutto, sono 6.663 le startup e le Pmi innovative del settore Ict iscritte alla sezione speciale del Registro Imprese di Infocamere a fine febbraio 2021 (pari al 47,8% del totale delle startup e Pmi innovative dell’intero mercato). Le nuove registrazioni sono 2.006, nonostante il Covid, con un incremento del +17,9% anno su anno, superiore di quasi 5 punti alla dinamica complessiva delle nuove registrazioni delle aziende in tutti i settori (+13,3%).
Un dato importante quel 47,8% che sottolinea come 1 startup o Pmi innovativa su 2 appartenga al settore Ict. Con andamenti diversi per aree geografiche e impegno, leggiamoli.
Dettagli
Software e servizi. 7 aziende su 10 sono impegnate in modo importante nel comparto software e consulenza IT, così come 1 azienda su 2 nel settore dei servizi IT.
Nord vs Sud. Un quarto di tutte le startup innovative italiane (27,0%) è in Lombardia (percentuale che sale a 29,5% con le Pmi innovative). Seguono Lazio (13,5%), Campania (8%) Veneto (7,3%), Emilia Romagna (7,1%), Piemonte (5,9%), Puglia (4,6%) e Toscana (4,3%).
Registrazione online vs tradizionale. Il 33,4% (1 su 3) delle nuove startup o Pmi innovative in ambito Ict si è costituito online (in linea con la tendenza già evidente nel 2019, 33,3%) praticata anche dal 31,4% delle aziende innovative nel perimetro complessivo del mercato (erano più restie nel 2019, 27,2%). Ma sarà necessario monitorare questo andamento nel 2021, a seguito della sospensione della procedura di costituzione online per le startup innovative, definita dalla sentenza del Consiglio di Stato del 29 marzo 2021.
Microimprese. Come tutte le startup innovative, anche quelle Ict sono soprattutto microimprese (dai 2 ai 4 addetti) con un capitale inferiore a 10.000 euro e un valore della produzione fino a 100-150 mila euro. Quasi 1 su 5 (il 19,9%) è impresa fondata da persone under-35, mentre il 10,7% è composto da imprese femminili (un dato che sale al 13,1% nelle realtà non Ict).
Tecnologie abilitanti (digital enabler). Come evidenziato nel rapporto Anitec-Assiform Il Digitale in Italia nel 2020, le componenti più innovative digitali sono state trainanti per l’intero mercato (pesano ora il 21% del mercato digitale contro il 19,5% del 2019). E anche le nuove startup e Pmi innovative italiane si sono principalmente concentrate sulle soluzioni di IoT (644 imprese), Industria 4.0 (229 imprese), intelligenza artificiale e machine learning (599 imprese), mobile app (457 imprese), big data & data e social science (468 imprese), blockchain e cybersecurity (270 imprese).
Startup e Pmi innovative non Ict. La presenza di prodotti e servizi dall’alto valore tecnologico è anche una componente delle aziende innovative in cui il core business non è nel settore Ict. I dati parlano di 488 realtà attive nell’IoT, 384 in Industria 4.0 e 197 in AI e machine learning. “È un chiaro segnale di come le aziende nei settori non Ict comincino ad attivarsi sui nuovi scenari abilitati dall’innovazione digitale: dall’automazione intelligente dei processi esistenti, alla creazione di nuovi modelli di business soprattutto grazie alla monetizzazione dei dati scambiati lungo le filiere, fino a vere e proprie scoperte scientifiche o innovazioni ingegneristiche che indirizzano nuovi problemi con le startup “deep tech” molto spesso in collaborazione con le università” puntualizza il report.
Brevetti e competenze. Solo il 16,3% delle startup e Pmi innovative Ict registrate (1.085 aziende) ha però attività brevettuale, solo il 26% (1.735) ha personale altamente qualificato, mentre il 74,8% (4.986) afferma di investire in R&D. “Per distribuzione geografica, l’attività brevettuale e il personale qualificato sono nettamente più presenti nel Nord-Ovest e, a seguire, nel Nord-Est rispetto agli altri territori, ma ancora troppo poco diffusi tra le aziende del Centro e del Sud e Isole. Segno che nelle altre regioni, oltre a non essere abbastanza diffuso il ricorso a finanziamenti e incentivi per la creazione di startup e per l’imprenditorialità dei ricercatori, sono anche meno diffuse le iniziative di collaborazione con le università (spesso centro di incubazione delle startup Ict) e molto più elevata e preoccupante è la carenza di competenze Stem e Ict”.
Valori in crescita. Il valore della produzione complessivo cresce: è passato dai 239,3 milioni di euro del 2017 ai 481,5 milioni nel 2019, così come il valore aggiunto complessivo è passato dagli 87 milioni di euro nel 2017 ai 166,6 milioni nel 2019. Per ogni euro di produzione le startup e Pmi innovative Ict generano 35 centesimi di valore aggiunto (un valore più elevato rispetto ai circa 24 centesimi di tutti i settori) e il valore è più alto laddove l’attività è focalizzata su Industria 4.0 (36,8 centesimi nel 2019) o sui digital enabler (43,8 centesimi). Migliore anche il ritorno sugli investimenti.
Tutto ruota attorno al Pnrr
I commenti ai dati portano tutti alle attese legate al Recovery Plan. “Segnali incoraggianti che vanno valorizzati dalle politiche nazionali, soprattutto per il contributo che l’universo delle startup e Pmi innovative può offrire alla costruzione dei progetti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza del Next Generation Italia, sia quello legato all’innovazione e alla sostenibilità sia quello causato dagli shock sistemici come la pandemia” precisa Paolo Ghezzi, direttore generale di Infocamere. “I prossimi mesi saranno cruciali per accelerare l’entrata di nuove aziende e la crescita di quelle esistenti, anche nel contesto dei nuovi progetti che saranno supportati dal Pnrr, e, soprattutto al Sud, per colmare il gap di diffusione promuovendo ecosistemi università-ricerca-impresa sempre più fertili per la creazione di nuove startup innovative” puntualizza Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform.
Dati e commenti che arrivano nella settimana in cui la Commissione Ue, nelle previsioni economiche di primavera, rivede al rialzo il Pil italiano, stimandolo al 4,2% quest’anno e al 4,4% nel 2022. “Le vaccinazioni e l’allentamento delle restrizioni stanno aprendo la strada alla forte ripresa dell’economia italiana nella seconda metà del 2021. Gli investimenti sostenuti dall’Ue dovrebbero portare l’economia su un percorso di espansione sostenuta, che dovrebbe consentire alla crescita di tornare al livello pre-pandemia entro la fine del 2022″. Con un debito pubblico ancora in crescita per i sostegni ma che comincerà a invertire il trend e a decrescere dal 2022 (“dal 159,8% di quest’anno, scenderà a 156,6% il prossimo”).
La previsione di rialzo per il Pil italiano va di pari passo con l’andamento previsto del Pil per la zona euro, che crescerà del 4,3% quest’anno e del 4,4% l’anno prossimo, in netto miglioramento rispetto alle stime dello scorso febbraio, che si fermavano al 3,5%. Il segnale incoraggiante secondo la Commissione europea è che tutti gli Stati membri dovrebbero vedere ritornare le loro economie ai livelli pre-crisi entro la fine del 2022.
Pmi e startup innovative si collocano nel medesimo quadro. E se tutti confidano nel Pnrr (bene), a costo di ripetersi, si attendono ora i provvedimenti per farlo atterrare.
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