Abilitare nuovi modelli di sviluppo grazie ad un uso pragmatico del digitale è il fondamento della strategia di Capgemini. Un approccio che poggia sulla data strategy coinvolgendo trasversalmente tutti i progetti aziendali oggi in campo, a partire dal LifeScience, dove l’uso dei dati in modo proficuo ed eticamente corretto garantisce migliori outcome per il paziente. Nell’ambito del Digital Health Summit 2021, ce ne parla Eraldo Federici, Evp, MU director – Automotive, Life Science, Manufacturing, Aereospace & Defence di Capgemini.
Quali sono le principali sfide della sanità oggi rispetto agli obiettivi del Pnrr e come vanno colte, anche in una visione allargata che tenga conto dell’interno ecosistema del Life Science?
La sfida principale della sanità sarà sempre di più quella di fornire maggiori servizi a parità di investimenti. Il sistema italiano sta affrontando cambiamenti epocali e, soprattutto, dovrà gestire una situazione dove l’invecchiamento generale della popolazione comporterà un aumento dell’offerta che dovrà essere gestita con modelli nuovi. Oltre quindi alla sostituzione del personale e punti di contatto come le Case della Salute previsti fra i progetti del Pnrr, dovrà utilizzare in modo pervasivo il digitale per poter ottimizzare sia l’efficienza che l’efficacia dei servizi. Un esempio molto semplice: una visita di controllo fatta a video può essere programmata in modo più semplice ed evita al paziente di spostarsi verso l’ospedale con risparmio di costi e tempo. Non basta però dotarsi unicamente dei sistemi ma è necessario comprendere come questi possano essere utilizzati in modo efficace: ricordiamo che sulla televisita è previsto un importo di quasi un miliardo di euro dal piano Pnrr.
In che modo la vostra azienda pensa di agire nei prossimi anni per raccogliere le sfide in corso? Quali novità nella vostra offerta a supporto di questo cambiamento in forte evoluzione?
Ci stiamo focalizzando nell’abilitare i nostri clienti a sfruttare tutte le nuove possibilità offerte dai fondi Pnrr, con particolare attenzione su tutti gli aspetti di ciò che chiamiamo intelligent industry, ovvero la possibilità di abilitare nuovi modelli di sviluppo. Grazie ad un uso pragmatico del digitale, questi modelli permettano di accelerare la ricerca clinica, ottimizzare la supply chain grazie all’apertura all’ecosistema basato sui dati, garantire l’esecuzione dei clinical trial remoti. Stiamo poi sviluppando anche tutta l’infrastruttura del connected health che, grazie anche alle competenze di Capgemini Engineering, possiamo seguire dalla progettazione fino al rilascio di sistemi di televisita, telemonitoraggio ed, eventualmente, anche di software as a medical device in modo da essere fra i principali player nello sviluppo di questi nuovi servizi.
Quale ruolo ha il digitale all’interno della vostra strategia e quali sono i progetti in corso per il 2021-2022?
Il digitale è il fondamento della nostra strategia. In particolare riteniamo che tutti i nuovi progetti che stiamo seguendo abbiano come come tratto comune essere basati su una data strategy, ovvero come usare i dati in modo proficuo ed eticamente corretto per poter garantire migliori outcome per il paziente. Possiamo fare questo grazie a una grande ampiezza di competenze, che vanno dalla capacità di disegnare gli scenari di business allo sviluppo di servizi digitali innovativi, alla capacità di integrare i sistemi fino alla possibilità di gestire in modo assolutamente sicuro e in linea con la regolamentazione di settore i dati, fino alla possibilità di affiancare i clienti anche nel lancio di questi nuovi servizi. Il nostro approccio è quindi quello di poter parlare con il cliente e, in ottica di partnership, capire dove e come trovare valore all’interno dei patient journey e sviluppare immediatamente soluzioni che diano un ritorno il più possibile ravvicinato. A livello di industry Capgemini ha circa 15.000 professionisti in tutto il mondo che lavorano su queste aree.
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