Sostenere le imprese nei percorsi di digitalizzazione con investimenti infrastrutturali e piattaforme abilitanti che garantiscano elevate prestazioni, flessibilità e sicurezza. La strategia del Gruppo Retelit si sviluppa oggi su questa roadmap, valorizzando gli asset del Gruppo e rafforzando la value proposition attraverso acquisizioni mirate e partnership di valore.

Lo racconta Enrico Mondo, Direttore Business Operations, offrendo un’ampia visione dello scenario in cui si muove l’azienda e delle grandi sfide infrastrutturali per la digitalizzazione del Paese a cui anche gli operatori come Retelit offrono un contributo importante.

Come evolve il mondo delle infrastrutture di rete e qual è oggi il ruolo delle Telco?

“Il mercato italiano delle Telco vive oggi un momento di trasformazione epocale. Uno scenario in cui, tra ambiziose iniziative del Governo, crescenti nuove esigenze di mercato e carenza infrastrutturale persistente a livello territoriale nonostante gli investimenti privati, emerge con evidenza la necessità di un solido Piano infrastrutturale. Nel contesto attuale l’obiettivo del Governo e delle Istituzioni europee è, innanzitutto, quello di realizzare reti capillari in fibra ottica, che raggiungano la massima copertura possibile. Si punta a coprire non più solo i grandi utenti business e le grandi città ma tutti i territori, con un utilizzo estensivo di piattaforme tecnologiche. È prevista una crescita esponenziale dell’FttH utilizzata già da qualche anno dagli operatori ma che, sia con interventi pubblici che con piani degli operatori privati, dovrà essere estesa anche ai medi e piccoli centri. 

Il ruolo delle Telco vede gli operatori impegnati con diverse finalità e in grande fermento: c’è Tim che col progetto FiberCop si è posta determinati obiettivi pur con una partenza lenta e c’è Open Fiber che essendo aggiudicataria dei Bandi delle aree bianche dovrà completare l’intervento, sebbene in grave ritardo; infine ci sono gli altri operatori che continuano a investire con molta cautela.

Enrico Mondo, Chief Operating Officer di Retelit
Enrico Mondo, Chief Operating Officer di Retelit

In questo quadro, Retelit ha tutte le carte in regola per poter offrire un contributo importante. Le infrastrutture sono la componente tradizionale del Gruppo, nato venti anni fa proprio come operatore di telecomunicazioni e andatosi via vai a strutturare fino a diventare il player integrato di infrastrutture e servizi che è oggi.

Retelit ha investito secondo la logica iniziale di operatore wholesale per poi dedicarsi al mercato business, per collegare aziende, poli industriali e Data Center indirizzando un mercato specifico, non generalista. Oggi continuiamo a rafforzare la componente infrastrutturale per i clienti business, ma guardiamo con interesse anche all’adozione di tecnologia FttH per andare su una fascia più a valle nel mercato, verso i clienti consumer, i piccoli clienti business e i distretti industriali. Anche per questo seguiamo con interesse i bandi pubblici e in particolare quello sulle aree grigie che mira ad assicurare un’offerta adeguata sul territorio, con connettività almeno a 1 Giga entro il 2026 e al quale intendiamo partecipare.

Per Retelit perseguire l’evoluzione tecnologica è un must e si traduce nell’adozione di tecnologie che elevano la qualità del servizio per gli utenti e la presenza sul territorio. Indipendentemente dagli scenari, in questi anni abbiamo continuato nella politica di investimento con progetti importanti, come quello del cavo sottomarino lanciato sette anni fa che oggi sta dando i suoi frutti trainando ulteriori investimenti anche sul fronte terrestre. L’upgrade tecnologico sulle nostre piattaforme di rete è continuo e siamo stati tra i primi in Italia ad avere una piattaforma 100 Gbps evoluta poi a 200 Gbps. Anche sui collegamenti di backhauling in fibra ottica per gli operatori mobili e wireless c’è oggi in atto una trasformazione sul fronte infrastrutturale, esigenza prevista in esplosione con lo sviluppo del 5G”.

In questo scenario qual è il ruolo di Retelit, come azienda che ha più anime e mira ad essere partner per progetti di digital transformation? Quali i servizi end-to-end dell’offerta e quali i benefici per il cliente?

“Il ruolo è quello di accompagnare le imprese in un percorso di trasformazione offrendo loro il vantaggio di un interlocutore unico, in grado di presidiare con competenza l’intera catena del valore dei servizi ICT e di realizzare progetti su infrastrutture e piattaforme interamente gestite dal Gruppo.

La stratificazione di categorie di servizi che abbiamo costruito, specie a seguito delle nostre recenti acquisizioni e dell’ingresso nel mondo delle applicazioni sfrutta la sinergia con gli asset infrastrutturali e l’offerta di piattaforme del Gruppo: piattaforme sia multicloud, con un tecnologia Openstack, sia Vmware, con un approccio più tradizionale e privato per una fascia importante di clienti con esigenze specifiche.

Quello che offriamo quindi è un presidio tecnologico end-to-end del processo di trasformazione digitale, ma anche un ventaglio molto ampio e diversificato di soluzioni: il cliente può andare in una direzione o nell’altra e noi siamo in grado di offrire la visione tecnologica che meglio risponde alle sue richieste sfruttando gli asset esistenti. Aver sposato la tecnologia SD-WAN per la gestione della rete via software, con un approccio neutro rispetto ai diversi carrier di accesso, noi inclusi, ci ha offerto un vantaggio competitivo in questo senso.

C’è poi tutto il mondo dei Data Center, che ha caratterizzato fin dall’inizio gli investimenti di Retelit e che si è ampliato ulteriormente con le acquisizioni; attualmente sono 19, tutti interconnessi, e insieme all’infrastruttura di rete sono gli asset su cui si basano le soluzioni di colocation, cloud e information security del Gruppo. Lo sviluppo tecnologico, l’evoluzione del Cloud e la crescita del Cyber Crime ci hanno spinto anche qui ad ampliare la gamma servizi.

Con il mondo MES e in particolare just MES di Gruppo PA nasce poi un focus specifico sul sistema di monitoraggio della produzione per far sì che le soluzioni si adattino meglio alle esigenze finali. Anche il mondo MES può essere integrato con le altre soluzioni gestite dal Gruppo, quali ad esempio CRM, ERP, Machine Learning e IoT.

Un’integrazione spinta che ha portato il nostro marketing a disegnare anche soluzioni pacchettizzate, come quella per l’e-government, focalizzata soprattutto sulla Pal con sistemi di gestione dei processi e stanze virtuali e che, facendo anche leva sulla certificazione Agid da noi acquisita e sul cloud, ci consente di offrire un servizio fully compliant interamente presidiato”.

Come si sviluppa la roadmap futura in termini di partnership, acquisizioni, prodotti? Quali le alleanze più significative?

“Sul fronte delle partnership, abbiamo una relazione molto forte e duratura nella cybersecurity con Cyberoo; lavoriamo insieme per trovare soluzioni dedicate al mondo delle aziende, con un approccio consulenziale, perché le imprese non sempre sono consapevoli di quanto siano protette nei confronti delle minacce informatiche. Interveniamo prima con vulnerability assesment e quindi penetration test per simulare attacchi attraverso una control room e abbiamo una tecnologia Anti-DDoS che blocca gli attacchi, dove la nostra componente di rete diventa fondamentale per intervenire a monte. Queste soluzioni integrazione quelle più tradizionali di sicurezza perimetrale e di end point security management (es. antivirus, anti malware, etc…).

Sul cloud non abbiamo voluto legarci ad un unico partner ma abbiamo individuato 3-4 vendor, un paio di riferimento e altri focalizzati su aree di nicchia, che ci seguono ormai da anni e con cui sviluppiamo le roadmap. L’approccio tecnologico non è monolitico. Abbiamo una piattaforma multi-cloud nella quale crediamo molto, basata su un modello openstack che integra il mondo del private cloud e club pubblico traendo il meglio di quello che viene abilitato dai due mondi. La visione di piattaforma multicloud è condivisa con Huawei, sulla base di un know-how combinato di rete e tecnologie, ma su altre regioni abbiamo una tecnologia iper-convergente Nutanix, in particolare su diversi datacenter collegati dalla nostra rete.

Nel mondo delle applicazioni, invece, le partnership fondamentali sono con Microsoft e SAP (gestite rispettivamente dalle due aziende dedicate del gruppo, PA Expertise e PA ABS); seguiamo l’evoluzione tecnologica dei rispettivi partner cercando di integrare tutte le soluzioni all’interno della nostra offerta. La recente acquisizione di Welol va nella direzione di strutturarci ulteriormente per coprire l’evoluzione del mondo Microsoft attraverso competenze interne. Come, ad esempio, quelle su Modern workplace, la soluzione che integra tutte le componenti che rendono l’ufficio realmente smart in maniera integrata, sicura e semplificata e con una connettività dedicata e intelligente tramite tecnologie SD-WAN e SASE: una sorta di corsia preferenziale verso il cloud pubblico per supportare il cambio di paradigma rappresentato dallo smart working”.

Quale contributo sta dando oggi Retelit alla strategia nazionale per lo sviluppo della banda ultralarga? Come valorizza la rete in fibra ottica di cui dispone?

“Il primo pillar della strategia sulla banda ultralarga varata dal Mise è rappresentato dal Piano Italia a 1 Giga e ci vede in prima linea. Sono 3,8 i miliardi di euro stanziati per portare la rete nelle aree grigie del Paese. Abbiamo risposto alla consultazione avviata dal Ministro Colao, sottolineando quanto sia fondamentale far leva su tutte le competenze che ci sono in Italia e non affidarsi a un unico soggetto che verrebbe travolto dall’incombenza e difficilmente sarebbe in grado di rispettare i tempi e di traguardare gli obiettivi. Serve invece coinvolgere attivamente l’intero ecosistema ultrabroadband italiano, di cui non solo facciamo parte ma al quale riteniamo di poter contribuire con la nostra componente wholesale, fondamentale in un contesto che richiede competenze di tipo organizzativo-commerciale.

Il secondo pillar del piano digitale è il Piano Italia 5G, al quale sono destinati circa 2 milioni di euro, di cui 420 milioni di euro per i Corridoi 5G e 600 milioni di euro per il 5G-ready nelle strade extra urbane. È necessario portare la connettività nelle aree dove oggi non c’è, aree in cui il pubblico deve intervenire. Così come per la fibra ottica, anche per il 5G, la futura esplosione di traffico provocherà il proliferare di celle e microcelle che dovranno essere collegate e beneficiare di rilegamenti di backhauling adeguati. Laddove gli interventi privati non fossero sufficienti dovrà intervenire il pubblico.

I corridoi 5G, in particolare, vanno poi a indirizzare le direttrici che ci collegano ai Paesi confinanti con l’Italia. Retelit è a disposizione nel contribuire anche su questo fronte grazie a un’infrastruttura in larga parte di proprietà proprio lungo i corridoi 5G e sulle strade statali ad altro traffico.

Il terzo pillar è quello delle isole minori che potrebbe sembrare marginale ma ci riporta al mondo dei cavi sottomarini dove l’esperienza che abbiamo maturato anche in termini di estensione del sistema (oltre 25.000 km di rete) ci permette di contribuire al progetto che con uno stanziamento di 60 milioni di euro vuole collegare diverse isole di arcipelaghi italiani oggi sono sotto-servite.

Nella strategia ultrabroadband altri due pillar sono strategici: la scuola connessa e la sanità connessa. Su quest’ultimo vertical, in particolare, abbiamo instaurato partnership con clienti quali Gruppo Ospedaliero San Donato o Casa di Cura San Camillo di Milano e acquisito un’esperienza significativa sulle esigenze del mondo sanitario, esperienza che abbiamo anche rafforzato con alcune iniziative tecnologiche a supporto del periodo più critico del Covid. Per esempio collegando l’Ospedale Domenico Cotugno di Napoli e altri 10 ospedali attraverso una soluzione per il monitoraggio a distanza; siamo molto attivi anche nel campo della genomica, uno dei macro-trend in forte sviluppo. Mettendo insieme queste esperienze possiamo dare un nostro contributo alla sanità connessa, la cui finalità sarà di portare lo stesso livello di servizio anche ai punti più periferici e fare in modo che la connettività non risulti più un limite ma un tramite per migliorare la qualità del servizio sanitario e ospedaliero su tutto il Paese”, conclude Mondo.

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