“Le aziende acquisiscono consapevolezza sull’importanza di accelerare i processi di digitalizzazione con l’urgenza, in particolare, di semplificare i processi ed ancora di più di automatizzarli per trasformarsi da operatori ad innovatori. L’utilizzo del cloud ha consentito di apprezzare i benefici dei modelli As a Service oggi possibili anche quando si parla di componenti e infrastrutture di rete; per questo si può parlare di una vera “network renaissance”, ma i momenti critici trascorsi aiutano a comprendere come proprio in questa direzione è importante indirizzare gli sforzi”, così esordisce Morten Illum, Vp Aruba Emea, in occasione della presentazione della ricerca The Rise of the Flexible Network dedicata al tema del Network as a Service, intesa come una modalità flessibile di consumo delle infrastrutture di networking di classe enterprise per consentire alle aziende di ottimizzare le performance della rete  e migliorare l’esperienza degli utenti sulla base di un modello di subscription “cloud-like”

Morten Illum, VP Aruba Emea
Morten Illum, VP Aruba Emea

Per alcuni aspetti, si tratta di una “rinascita” obbligata. Nel 2022 i leader tecnologici in tutta l’area Emea si troveranno a rivalutare l’attuale infrastruttura e configurazione di rete delle loro aziende, proprio perché si tratta di una risorsa sotto pressione. Spiega così il perché Markus Mayrl, Aruba Portfolio marketing manager: “Cresce il numero di dispositivi connessi, i progetti di digital transformation prevedono nuovi carichi di lavoro spostati anche all’edge e l’incremento dell’uso di AI e ML per l’analisi dei dati e poter indirizzare le decisioni di business. Inoltre i workplace nei prossimi anni saranno sempre più ibridi, con la relativa richiesta crescente di risorse da parte dei dipendenti e delle supply chain messe sotto pressione da lockdown e riaperture”.

Di fatto viviamo, tutte in contemporanea, una serie di sfide per cui quanto accade sulle reti davvero è il segnale di un “tipping point”, un punto critico conseguente a una successione di cambiamenti, da affrontare facendo leva su tre elementi chiave: un’effettiva flessibilità nelle possibilità di consumo delle risorse anche a livello enterprise (1), l’uso intelligente delle risorse disponibili (2), e la capacità di prepararsi e sfruttare a proprio vantaggio un ritmo di innovazione rapido (3).

La ricerca condotta da Coleman Parkes per Hpe Aruba si basa su una survey che ha coinvolto online tra maggio e agosto 2021 circa 5. 400 senior decision maker di aziende (da 500 a oltre 5.000 dipendenti) in area Emea (tra cui anche l’Italia), con responsabilità in ambito IT e nelle scelte strategiche riguardo il cloud.

In particolare, la ricerca Hpe Aruba, identifica le realtà NaaS in quelle organizzazioni in cui oltre il 50% tra rollout, operations e lifecycle management relativi al network sono gestiti attraverso un modello a sottoscrizione con un fornitore terzo per quanto riguarda hardware, software e servizi. Emerge in modo chiaro da una parte come il concetto NaaS rappresenti effettivamente un “hot topic” per chi si trova a gestire le risorse di networking in azienda, e come il termine sia conosciuto dalla totalità degli addetti ai lavori, Allo stesso tempo Naas è al centro di confronti frequenti in almeno un’azienda su tre (39% in Italia), valutato come concept dall’86% delle realtà, mentre in Italia NaaS è un concetto su cui il 95% delle aziende si trova a confrontarsi.

NaaS Unlocking Opportunities
NaaS – Le opportunità di un approccio al network aziendale As a Service

In particolare, i benefici attesi dalle aziende per quanto riguarda il tema del Networking as a Service sono riconducibili a tre aspetti: efficienza finanziaria, maggiore flessibilità organizzativa e più estese possibilità di innovazione. Infatti, il 76% del campione si attende dalle soluzioni NaaS la riduzione dei costi operativi (80% in Italia), ed il 60% lo shifting da Capex a Opex (57% in Italia). Soprattutto, tre intervistati su quattro chiedono maggiore flessibilità per scalare secondo i bisogni di business, con il 64% che vedono nel NaaS un effettivo “game changer” nella gestione delle attività. In un contesto critico, per quanto riguarda la disponibilità di competenze, quasi un intervistato su due (48%) guarda invece al NaaS proprio in questa direzione (per ridurre i livelli degli staff IT) ma il 57% pensa che il NaaS potrebbe consentire di liberare risorse e competenze preziose per iniziative più a valore.

Vi è tuttavia una serie di barriere che pesa ancora e limita la scelta di un approccio NaaS. In primis quelle relativi alla reale conoscenza della proposta. Se da una parte infatti il campione nella sua interezza dichiara di conoscere l’approccio NaaS, appena due intervistati su cinque conoscono effettivamente la proposta in modo completo, e solo il 46% delle realtà in cui si parla di NaaS su base frequente la comprendono pienamente (meno di un terzo in Italia). Solo l’11% del campione considera poi già oggi NaaS come effettivamente una via percorribile per sostenere le sfide indicate (9% in Italia), mentre per il 45% il termina resta un concept (39% in Italia) che deve ancora confrontarsi con il mercato, ed il 44% pensa sia solo agli inizi (52% in Italia).

Hpe Aruba - Barriere al NaaS
Hpe Aruba – I temi percepiti come “barriere” alla scelta di un approccio NaaS

Invece, appena il 33% tra gli intervistati nomina il tema della sicurezza come barriera all’implementazione di un approccio NaaS, ma metà del campione circa indica nella ricerca di budget e nei temi di compliance relativi al procurement altrettante importanti barriere. In particolare, i leader IT italiani identificano come esempi di possibili ostacoli le regole di bilancio e i cicli di investimento (47%), il reperimento del budget (50%) e la conformità con gli acquisti interni (46%). 

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