L’impegno delle aziende verso lo sviluppo di prodotti (e imballaggi) sostenibili può far leva oggi sull’utilizzo delle tecnologie digitali già disponibili, come il digital manufacturing per esempio, per reindirizzare in qualche modo anche alcune criticità attuali delle supply chain. Lo evidenzia un’indagine HP, condotta nel pieno della pandemia sui decisioni maker aziendali proprio nell’ambito della stampa 3D e del digital manufacturing che, in quasi nove casi su dieci, riconoscono di trovarsi in una fase di cambiamento dei modelli di business, e di valutare nuovi e più sostenibili modelli di supply chain.
Per le aziende si tratta di ridefinire la produzione e di intraprendere percorsi innovativi, ed oggi per farlo, grazie al Pnrr, molte aziende possono effettivamente sostenere i progetti di trasformazione digitale sfruttando i fondi. Percorsi che si coniugano anche con il 3D printing che offre metodi di produzione sostenibili, in grado di ridurre gli sprechi di materiale, e di conseguenza gli scarti di produzione, e di abilitare una produzione diffusa che riduce il carbon footprint legato ai trasporti.
La considerazione di base in grado di giustificare scelte di produzione anche tramite la stampa 3D è legata al fatto che questa tecnologia avvicina le aziende ad una maggiore sostenibilità grazie alla possibilità di produrre solo i “pezzi” necessari, quando e dove è necessario.
Si pensi, per esempio, a un determinato componente di ricambio per un modello di prodotto magari vetusto ma per il resto del tutto funzionante: non sarebbe conveniente riattivare la produzione in serie, ma allo stesso tempo non sarebbe nemmeno sostenibile costringere allo smaltimento i consumatori, per la mancata disponibilità di un singolo pezzo. Oppure ancora si pensi all’uso innovativo di materiali più ecologici e riciclati per gli imballaggi, come molded fiber (pasta di cellulosa stampata o fibra stampata) al posto delle plastiche monouso.
E’ evidente come la stampa 3D industriale potrebbe in questi casi offrire un vantaggio competitivo e supportare una supply chain resiliente, incoraggiando pratiche sostenibili. E proprio le aziende che sanno sviluppare nuove strategie della supply chain per prepararsi a possibili nuovi scenari disruptive – inclusa la fluttuazione accelerata dei cicli economici globali – troverebbero un valido supporto nelle soluzioni avanzate di 3D printing che possono accelerare questa trasformazione.
Commenta così Davide Ferrulli, regional manager HP 3D Printing France, Italy, Nordics:“Ci aspettiamo che le aziende si avvarranno della stampa 3D per modificare le loro supply chain tradizionali e renderle più efficienti e flessibili. Oltre alle nuove applicazioni, riteniamo che ecosistemi e collaborazioni completamente nuovi nasceranno man mano che le aziende cercheranno di fornire un valore aggiunto ai clienti finali. Stiamo già assistendo a questa tendenza in settori come quello automobilistico, consumer, healthcare e industrial”.
Non mancano infatti alcuni casi d’uso interessanti, nati sull’assunto che non sono solo le realtà di un’economia globale fragile o le mutevoli richieste dei consumatori a guidare la necessità di un nuovo modo di procedere, ma proprio la sofferenza documentata del pianeta, per cui le aziende devono implementare processi e tecnologie per trasformarsi in modo proattivo e sostenibile.
Per esempio, L’Oréal intende utilizzare le soluzioni Digital Manufacturing Network di HP in tutta la sua supply chain per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità producendo in modo efficiente i pezzi solo quando e dove necessari. E collabora con HP per aumentare la flessibilità della produzione, creare packaging innovativi e offrire nuove customer experience ai clienti. Concretamente l’azienda sfrutta HP Multi Jet Fusion per poter fabbricare in tempi rapidi i pezzi necessari a seconda dei cambiamenti repentini che si possono registrare sulle linee di produzione. La collaborazione con HP permette di progettare e incrementare rapidamente supporti regolabili per riempire i prodotti ed etichettarli con maggiore agilità, ottenendo una riduzione dei costi del 33% e un risparmio di tempo del 66%.
Un’altra interessante esperienza è quella di Decathlon. Il suo Addlab produce pezzi di ricambio per i prodotti del brand, ma anche piccoli utensili, e sfrutta la tecnologia di stampa 3D di HP per la prototipazione e la validazione dei nuovi design. Già anni fa, per esempio utilizzando due stampanti HP Multi Jet Fusion, Decathlon ha potuto produrre su scala parti funzionali con dettagli complessi, aumentare l’efficienza, ottimizzare i processi del flusso di lavoro e indirizzarsi verso nuove applicazioni, diminuendo il suo carbon footprint, sfruttando la riutilizzabilità dei materiali HP 3D.
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