Un percorso intenso, quello compiuto da Ivanti negli ultimi due anni. “Nel luglio 2020 l’azienda ha lanciato Ivanti Neurons come piattaforma SaaS di automazione della governance e dell’infrastruttura IT. Ma da quella data l’azienda ha anche portato a termine cinque acquisizioni e raccolti nuovi fondi per crescere. Con un business complessivo che è passato da 500 milioni di dollari nel 2020, a 1,2 miliardi di dollari nel 2021, con oltre 45mila clienti attivi, 200 milioni di dispositivi gestiti con le soluzioni Ivanti, servendo 96 delle prime 100 aziende della classifica Fortune”. Così esordisce Marco Cellamare, regional Sales director Mediterranean di Ivanti, per introdurre strategia e focalizzazioni dell’azienda sulla scorta, in particolare dell’ultimo Report Everywhere Workplace.
Gestione dell’infrastruttura, cybersecurity, service management sono i pilastri strategici e operativi dell’azienda rafforzati anche attraverso le acquisizioni nel 2021 di Risksense e Wiio. In Italia, Ivanti ha lavorato in particolare sull’integrazione dei team, i clienti apprezzano le sinergie della proposta e i risultati si riflettono nei risultati del 2021 con una crescita del fatturato vicina al 20%. “Da qui – prosegue Cellamare – la possibilità per il 2022 di proiettarci sul mercato con un nuovo modello organizzativo per il comparto vendite, investendo su figure di relazione e specialistiche ed implementando una migliore copertura del canale, con 3 distributori attivi in Italia (e altri 3 per Israele), e quasi 100 partner (attivi in tutta l’area mediterranea) con due figure interne Ivanti di riferimento (una per i distributori e una per i partner)”.
Arriviamo quindi ai numeri del Report Everywhere Workplace strettamente correlati, come ci si attende, al profondo impatto della pandemia nel modificare le abitudini lavorative delle persone e di conseguenza alle problematiche per i Ciso, in un contesto per la cybersecurity sfidante, che ha richiesto anche ad Ivanti di comprendere il cambiamento, per indirizzare correttamente la soddisfazione dei bisogni delle aziende, consapevoli del fatto che “nulla tornerà come prima ed è quindi importante diffondere consapevolezza e ripensare anche la protezione dell’Everywhere Workplace“.
Elaborato in collaborazione con influencer, esperti del futuro del lavoro, ricercatori indipendenti, il sondaggio è stato condotto in 9 Paesi, intervistando oltre 6.100 impiegati e professionisti IT. In particolare Ivanti ha raccolto le opinioni di 4.510 lavoratori e 1.609 professionisti (in Uk, Stati Uniti, Francia, Germania, Paesi Bassi, Bruxelles, Spagna, Svezia e Australia). Tra le principali evidenze, il report svela come le priorità dei dipendenti stiano continuando a cambiare, con il 71% degli intervistati che preferirebbe lavorare da qualsiasi luogo piuttosto che ricevere una promozione.
Cresce la diffusione del lavoro remoto, ma il 10% degli intervistati riscontra anche contraccolpi sulla propria condizione di salute. Soprattutto, il 70% delle donne che lavorano nell’IT segnala di aver riscontrato effetti negativi, a livello psicologico, legati al lavoro da remoto, contro il 30% degli uomini, appartenenti allo stesso settore (Deloitte spiega che durante la pandemia le donne che lavorano in ambito tecnologico non si sono sentite sostenute in modo sufficiente dalla propria azienda).
E non è questa l’unica importante differenza di genere evidenziata nella ricerca che ritorna sul tema in altri punti: il 56% delle donne intervistate afferma che il lavoro da remoto abbia influenzato negativamente la propria salute mentale, rispetto al 44% degli uomini. Mentre il 52% delle donne riferisce di aver perso il contatto interpersonale con i colleghi, rispetto al 47% degli uomini. Tanti dipendenti avvertono, inoltre, la perdita di contatto interpersonale con i propri colleghi (9%), e aggiungono di lavorare più ore rispetto a quando erano in ufficio (6%).
In ogni caso, non si torna indietro: la ricerca evidenzia anche come il 24% dei dipendenti si dimetterebbe di fronte ad una forzatura per il ritorno in ufficio e che il 42% dei dipendenti preferisce modalità di lavoro ibride (+5% dall’ultimo studio), mentre “solo” il 30% opterebbe per lavorare da casa in modo permanente.
Una percentuale, questa, in calo del 20% rispetto all’ultimo studio a dimostrazione della volontà di interagire nuovamente con i propri colleghi. Pur con una valutazione complessiva positiva per il 58% del campione, e nonostante i diversi benefici legati al lavoro da remoto. Tra i quali il risparmio di tempo negli spostamenti (48%), un migliore equilibrio tra vita privata e professionale (43%) e un orario di lavoro più flessibile (43%). Non mancano alcuni “svantaggi”. Il 49% degli intervistati sostiene di essere stato influenzato negativamente dal lavoro a distanza a causa di una scarsa interazione con i colleghi (51%), della mancanza di collaborazione e comunicazione (28%), del rischio di rumore di fondo e di alcune distrazioni (27%). Con un dato però particolarmente interessa: il 51% dei lavoratori, complessivamente e in diverse forme, si considera nomade digitale o sta pensando di diventarlo.
Cloud e mobile sembrano quindi abilitare realmente l’Everywhere Workplace, ma si richiede anche la modernizzazione del service desk e l’esperienza lavorativa dei dipendenti è destinata a diventare una priorità, anche per Ivanti.
Automazione, investimenti in AI, ottimizzazione dei servizi erogati diventeranno prioritari. Serve quindi anche una migliore organizzazione degli investimenti IT e un maggior controllo sugli stessi, considerati i bisogni di accesso all’azienda da remoto, attraverso nuove infrastrutture ibride, per cui si rivelano “strategici strumenti di asset management all’altezza, ed è necessario un approccio specifico al tema della cybersecurity, in un contesto evidentemente sfidante”.
Sul tema, Ivanti ha realizzato negli scorsi mesi un’indagine su 1.600 professionisti del settore, dalla quale è emerso che il 66% dei team IT ha riscontrato maggiori problemi di sicurezza a causa dell’incremento del lavoro a distanza. Le principali minacce segnalate includono email dannose (58%), comportamenti rischiosi e non conformi dei dipendenti (45%) e un aumento delle vulnerabilità del software (31%).
La proposta di Ivanti
L’offerta Ivanti, in primis con Neurons, si allinea a tutte le esigenze dei nuovi modelli lavorativi (e dei relativi problemi), perché rappresenta una piattaforma cloud in grado di aggregare in modo organico i tre elementi fondamentali della proposizione: gestire l’infrastruttura, renderla sicura (in termini di compliance, vulnerability e accessibility) e offrire il service management. Entra nel merito del portfolio di offerta Marco Mozzi, Exm Sales Specialist Mediterranean Region, in un contesto, quello italiano, di fatto nell’esperienza di Mozzi e Cellamare coerente con la fotografia della ricerca.
Ivanti offre di fatto strumenti e piattaforme per indirizzare una migliore user experience per i dipendenti come per i Ciso impegnati a garantire la sicurezza del lavoro. Tre i modelli applicativi su cui è focalizzata l’offerta: Unified Endpoint Management (Uem), Zero-Trust Access (Zta), e Enterprise Service Management (Esm). Le ultime acquisizioni di Pulse Secure, Mobileiron, Cherwell e, più recentemente quella accennata di Risksense, supportano l’implementazione di queste soluzioni, rafforzando la mission di Ivanti nell’istituire un “insieme” che vada oltre la semplice somma delle sue parti.
“Annullati i perimetri aziendali, anche offrire supporto diventa impresa complessa, soprattutto a fronte del proliferare degli strumenti personali da rendere sicuri e conformi”, spiega Mozzi.
Anche per questo “on-top” la piattaforma ha acquisito funzionalità specifiche per l‘automazione dei processi – per il controllo realtime su tutta l’infrastruttura e la possibilità di intervenire sull’infrastruttura sfruttando l’automazione. “Significa un importante guadagno nelle tempistiche di intervento e nelle relative logiche, con la possibilità di migliorare l’end-user experience, con un ambiente di lavoro correttamente configurato, monitorato e sicuro e con le caratteristiche di continuità di servizio richieste per lavorare con tutti i device in sicurezza”. Significa anche passare da attività manuali a processi completamente automatizzati in modo da liberare personale IT da attività ripetitive, per valorizzare al meglio il capitale umano già a disposizione e velocizzare la risoluzione dei problemi.
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