Prima la pandemia, con la chiusura almeno temporanea di buona parte delle attività, poi la ripresa, caratterizzata però anche da una serie di difficoltà a livello di supply chain, hanno reso gli ultimi due anni complicati anche per il settore industria e se il 2021 ha visto il ritorno alla crescita, il 2022 vede ancora oggi alzarsi di nuovo l’attenzione e l’acuirsi di un clima di incertezza legato ai conflitti in corso. Un impatto, quello della guerra in Ucraina, al momento non facile da quantificare per la nostra industria, ma certo in grado di produrre discontinuità proprio nelle catene di approvvigionamento ed alimentare pertanto previsioni di prudenza. 

Solo qualche numero: secondo Istat a fine 2021 la produzione industriale è cresciuta del 12,2%, e la componente di fatturato è incrementata del 22,6%. Anche nel primo trimestre 2022 i numeri dei due indicatori hanno continuato a segnalare miglioramenti, almeno come tendenza, pur con un progressivo rallentamento della crescita. Confindustria segnala però, allo stesso tempo, il rincaro dei prezzi delle commodity, e l’aumento dei costi per imprese e famiglie. Con il perdurare della guerra che determinerà importanti conseguenze nelle attività produttive di diversi comparti e sulla componente investimenti, oltre che possibili ritardi nelle filiere di approvvigionamento. Cala la fiducia delle imprese, mentre salgono i costi dell’energia e una serie di fattori converge a delineare un orizzonte dai tratti provvisori.

Andamento previsto economia italiana
Andamento previsto dell’economia italiana (Fonte, NetConsulting Cube su dati Csc, Aprile 2022)

Pnrr e Piano Transizione 4.0, opportunità concrete

Ecco allora che proprio in questo contesto il Pnrr assume un ruolo importante. Se da una parte le note congiunturali portano ad un calo della fiducia delle imprese, che potrebbero rallentare gli investimenti, inclusi quelli in soluzioni e servizi Ict, le stesse imprese hanno però anche mostrato una sana attenzione nella selezione delle aree di investimento.  

E proprio l’industria è tra i settori più impattati dal Pnrr, in particolare da quanto riporta il Piano relativamente alla seconda componente di Missione1 che punta a rendere competitivo il settore produttivo italiano sostenendone le politiche di innovazione tecnologica, di digitalizzazione e di internazionalizzazione.
Si tratta di quasi 24 miliardi di euro su sei filoni di investimento.

Il più importante di questi è senza dubbio Piano Transizione 4.0 (vi sono destinati circa 14 miliardi di euro), che rafforza gli incentivi fiscali previsti dal precedente Programma industria 4.0. L’obiettivo è proprio aiutare le imprese ad investire nella trasformazione tecnologia e digitale dei processi produttivi, incrementare la spesa in ricerca e sviluppo sulle tecnologie, focalizzarsi sulla sostenibilità e sulla formazione del personale per le tecnologie di frontiera. Aspetti fondamentali per tutte le Pmi, le realtà del Sud Italia e tutte quelle aziende attive nei settori ad alto contenuto tecnologico che possono in questo modo poter contare di continuare a competere a livello internazionale. 

Appena un poco più in dettaglio il Piano Transizione 4.0 apporta tre cambiamenti vòlti a compensare almeno in parte l’incertezza del quadro macroeconomico post-pandemico e accelerare la ripresa: l’ampliamento delle categorie di imprese potenzialmente beneficiarie degli incentivi (anche grazie all’iper-ammortamento sostituito da appositi crediti fiscali); il riconoscimento del credito, non più su un orizzonte annuale ma relativamente al biennio 2021-2022 (per semplificare la programmazione in un quadro più stabile); l’estensione degli investimenti immateriali che possono beneficiare degli incentivi e l’aumento delle percentuali di credito nonché dell’ammontare massimo di investimenti incentivati.

Per i dettagli relativi alle tipologie di crediti d’imposta riconosciuti dal Piano rimandiamo al piano specifico, ma qui accenniamo almeno alle tipologie previste: credito d’imposta per investimenti in beni strumentali (1), per supportare e incentivare le imprese che investono in beni strumentali nuovi, materiali e immateriali, funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi; credito d’imposta ricerca e sviluppo (2), innovazione tecnologica, design e ideazione estetica, per stimolare gli investimenti in ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, anche nell’ambito del paradigma 4.0, dell’economia circolare, del design, e dell’ideazione estetica ed infine credito d’imposta formazione 4.0 (3), per sostenere le imprese nel processo di trasformazione tecnologica e digitale. Seguono nel piano anche una serie di altre misure per quanto riguarda in particolare la formazione (riqualificazione manageriale, in particolare per le Pmi e lo sviluppo di programmi di training ad hoc, per la formazione continua e l’upskilling).

Ma soprattutto, tra gli altri filoni di investimento previsti da Pnrr in Missione 1 nella sua seconda componente bisogna evidenziare quelli per le reti ultraveloci (banda ultralarga e 5G, con la disponibilità di circa 7 miliardi di euro), fondamentali per la messa a terra dei progetti con le tecnologie industriali più avanzate che ricorrono all’utilizzo dei sensori, della robotica e quindi ai progetti Internet of Things (IoT).
Si ricorda inoltre come Missione 1 Componente 2 non comprenda iniziative riconducibili solo allo sviluppo del settore industriale ma anche quelle caratterizzate da un respiro più ampio che riguarda altri comparti (sanità, famiglia, scuola, e, in generale, comunicazioni e connettività sul territorio nazionale).

Vi sono infine iniziative certo di sviluppo per il settore industriale, ma non necessariamente riguardanti lo sviluppo digitale. Si parla quindi di investimenti per le tecnologie di microelettronica, opere civili, produzione in volume di materiali; investimenti per le tecnologie satellitari e di economia spaziale (sia per il monitoraggio, sia per rafforzare le competenze nazionali nella space economy); di investimenti per sostenere l’internazionalizzazione delle Pmi, grazie a fonti gestiti da Simest che eroga contributi e prestiti agevolati a imprese italiane operanti sui mercati esteri. Ultimo, ma non meno importante degli investimenti per sostenere il sistema della proprietà industriale e accompagnarne la relativa riforma. Sono qui comprese le misure relative ai brevetti (Brevetti+), i progetti PoC (Proof of Concept) e il potenziamento degli uffici per il trasferimento tecnologico (Tto).

IT & digital, i trend di investimento in Italia

A fronte delle opportunità di investimento oggi presenti in Italia, anche grazie ai contributi governativi, è interessante quindi cercare di capire quali siano i reali trend.
Il contesto macroeconomico in continuo divenire e le difficoltà di previsioni certe – in un futuro incerto – rendono difficile oggi alle aziende del settore industria una serie di valutazioni. Tra le incognite maggiori, infatti, vi sono l’andamento del costo delle materie prime e dell’energia, le non risolte difficoltà sulle supply chain e, a cascata, la priorità per le aziende di selezionare le linee di offerta più profittevoli o di svilupparne di nuove; allo stesso tempo, di intensificare la comunicazione verso fornitori e partner.
Un quadro coerente con i risultati dell’indagine NetConsulting cube svolta nei primi mesi del 2022. Una survey che evidenzia proprio il focus delle imprese sul miglioramento dei processi di business in collaborazione con partner e attori esterni, per riuscire a superare criticità e discontinuità. 
Le aziende che hanno partecipato all’indagine evidenziano il bisogno di digital transformation, intesa come protezione e valorizzazione dei dati ed integrazione dei sistemi per l’efficacia di processo, così da migliorare anche l’offerta, la user experience complessiva, la sostenibilità aziendale sulla base della disponibilità di ecosistemi digitali. Entriamo nei dettagli. 

Sfide Business Aziende Industriali Italiane
Le sfide business per le aziende industriali italiani (fonte: Indagine campionaria, NetConsulting cube, 2022)

Le aree progettuali

Per l’ottimizzazione dei processi di business, delle attività di gestione e produzione, l’industria nostrana ha compreso il bisogno di spingere sulla costruzione di contesti di Smart Enterprise/Industria 4.0. Per quanto riguarda in particolare i dati, protezione, disponibilità, possibilità di analisi volta alla valorizzazione dell’informazione sono componenti essenziali.
Le soluzioni per la cybersecurity, l’integrazione dei dati con il cloud e con le piattaforma per i progetti di Industrial IoT stanno al centro quindi, con le soluzioni per il monitoraggio delle operation e della manutenzione, e quelle per la pianificazione di tutti i comparti di attività industriale. E non mancano già oggi, proprio in Italia, tanti casi di eccellenza. Per esempio nell’ambito del controllo qualità (Fincantieri e Stevanato), della manutenzione predittiva (Artsana, Thyssen Krupp, Prysmian), dell’ottimizzazione della produzione con i robot (Beretta, Esaote, Bosch), del building e dell’energy management (Chiesi, Nestlé, Parmalat e San Benedetto), o della sicurezza degli addetti (Daikin e Fincantieri).

Le priorità in ambito commerciale riguardano il rafforzamento della relazione tra aziende, partner e customer base, sui vari canali, e lo sviluppo dell’e-commerce, mentre “internamente” le aziende ritengono di dover puntare su soluzioni/applicazioni/dispositivi per mettere le risorse nelle condizioni di portare a termine in modo efficace le proprie mansioni, a prescindere dal luogo di lavoro. Da qui gli investimenti per lo smart working ed il digital workplace, per il cloud e la connettività.

L’analisi consente in ogni caso di evidenziare come cybersecurity, cloud, tecnologie e soluzioni per la gestione e analisi dei dati, applicativi verticali, integrazione con IoT, rappresentino gli ambiti più importanti di investimento, perché trasversali alle diverse aree o perché rispondenti a logiche di investimento verticali. Arriviamo ai numeri. Nel 2021 la spesa digitale sostenuta dalle aziende industriali ha ripreso a crescere superando quota 8,5 miliardi di euro, corrispondente ad un incremento del 7,9% su base annua.

I driver della digitalizzazione per il settore industriale
I driver della digitalizzazione per il settore industriale (fonte: NetConsulting cube, 2022)

Nel prossimo biennio la spesa dovrebbe continuare a crescere, ma rallentando (+5,5% è il Tcma previsto tra il 2021 e il 2023), influenzata dalle criticità riconosciute che potrebbero portare difficoltà economiche ed una minore disponibilità di risorse nei budget. Nonostante le disponibilità del Pnrr. Cinque le priorità di digitalizzazione strategiche: agilità e velocizzazione del time-to-market, efficacia operativa, ancora la valorizzazione dei dati, engagement dei clienti, relazioni con i dipendenti.

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