Sono circa seimila i partecipanti al keynote Aws Summit 2023, a Milano. E’ il primo per Julien Groues, managing director Aws Francia & Italia da circa un anno. L’appuntamento italiano raccoglie complessivamente poco meno di 10mila iscritti. Un numero importante di clienti, partner e sviluppatori, anche considerato come all’evento Aws Re:Invent di Las Vegas confluiscano ogni anno circa 50/60mila persone, ma da ogni parte del mondo. E’ il segnale di quanto sia elevato l’interesse per il cloud computing anche nel nostro Paese. “Il cloud Aws vuole aiutare le aziende italiane ad essere più competitive, sicure e sostenibili, un impegno che sosteniamo con l’aiuto degli oltre 1.200 partner che nel Paese hanno sviluppato almeno una practice Aws, e di circa 3.400 persone certificate – esordisce Groues -. E sono oltre 40 le “case history” italiane ospitate all’evento, dimostrazione di un interesse per il cloud Aws, in Italia, che “è ricambiato dalla lunga serie di investimenti nel Paese e per il Paese anche da parte di Aws che è impressionata dalla qualità dei progetti italiani“.
Groues scende nei dettagli: “Il nostro impegno qui è iniziato nel 2012 con l’apertura della edge location a Milano, quindi di quella a Roma, poi l’inaugurazione di due direct connect location. E’ continuato a crescere nel tempo il team di esperti Aws per trasformare le idee in realtà e non certo per ultima merita di essere segnalata l’apertura della region Aws italiana nel 2020. Un investimento di 2 miliardi di euro, per un impatto sul Pil italiano di quasi 3,7 miliardi“.
Liberare il potenziale del cloud
Per sbloccare il potenziale dei progetti non è possibile però prescindere dalle persone e dalle competenze. Per questo “ci siamo impegnati a formare 29 milioni di persone a livello globale, e dal 2017 in Italia abbiamo formato oltre 100mila persone nelle università come attraverso programmi specifici gratuiti digitali”. Le competenze aggiungono valore al lavoro. “Ma oggi siamo ancora solo nel mezzo del percorso, considerato che in Italia solo il 39% delle aziende ha già abbracciato il cloud, appena il 18% sfrutta l’intelligenza artificiale ed il 9% i big data. C’è quindi ancora uno spazio enorme per la crescita”. Le nuove tecnologie sono abilitanti. “Anche solo il passaggio di un 10% in più dei sistemi IT del settore pubblico in cloud potrebbe fare risparmiare ai contribuenti più di 87 milioni di euro. E ci sono 251 miliardi di euro di valore da sbloccare nei prossimi dieci anni”.
Per esempio con l’AI generativa. Ha catturato l’attenzione del grande pubblico e Aws da tempo è focalizzata in quest’area per applicare le potenzialità dell’apprendimento automatico al mondo reale, e risolvere i problemi delle aziende e scalare l’utilizzo delle nuove applicazioni “reinventate grazie all’AI garantendo allo stesso tempo la sicurezza dei dati, in un ambiente sicuro e privato che consente di personalizzare i modelli con i dati disponibili in azienda”.
Competitività, sicurezza e sostenibilità non sono quindi più in esclusione tra loro. “Parliamo di competitività, concretamente, anche in termini di crescita del fatturato e riduzione dei costi – prosegue Groues -. Con il cloud Aws si risparmia in media il 30% dei costi IT, si guadagna innovazione ed agilità per scalare poi i carichi e crescere, anche quando si parla di applicazioni mission critical, come quelle Sap, con cui è attiva una partnership da 15 anni per accelerare la trasformazione digitale”.
L’obiettivo oggi per Aws è proprio quello di “fare piena luce” su tutte le potenzialità del cloud. Groues: “Se fino ad oggi può essere capitato alle aziende di aver abbracciato e apprezzato solo ‘un’ aspetto vantaggioso del cloud – tra riduzione dei costi, maggiore agilità, gestione dati più efficiente, sostenibile, sicura – è tempo oggi di sfruttarlo per guadagnare competitività a 360 gradi, in modo sicuro e sostenibile”.
Il cloud realizza il proprio potenziale però solo se i clienti mantengono il pieno controllo dei dati. “E il passaggio al cloud è poi strategico per proteggersi dagli attacchi informatici, perché rende disponibili le tecnologie più avanzate per farvi fronte e ne democraticizza l’accesso. Aws lascia al cliente il controllo su dove sono i dati, chi e come può accedervi, ed aiuta i clienti a soddisfare le normative – un aspetto certo importante per chi opera nel settore pubblico e finance – senza dover scegliere tra conformità o qualità dei servizi“.
Aws, una soluzione per ogni use case e l’AI
Tra le proposte Aws che indirizzano questi temi, Nitro System si presenta come combinazione di hardware dedicato con la disponibilità di un hypervisor leggero. Concretamente si parla di una piattaforma di base per le istanze aggiornate Amazon EC2 che permette di ridurre ulteriormente i costi per i clienti e offrire vantaggi aggiuntivi in termini di sicurezza. Per entrare solo un po’ di più nei dettagli tecnici, mentre solitamente gli hypervisor proteggono l’hardware fisico e il bios e virtualizzano Cpu storage e reti, con le relative funzionalità di gestione, Nitro System consente di ripartire queste funzioni, scaricandole su hardware e software dedicati. Così si ottiene una riduzione dei costi, ed è possibile ripartire tutte le risorse di un server per istanze.
Competitività, sicurezza e… Sostenibilità, si diceva. “Non c’è transizione ecologica senza digitale, ma la transizione digitale deve anche essere ecologica – conclude Groues -. Aws può permettere alle aziende di ridurre il loro carbon footprint di quasi l’80% rispetto ai data center on-premise e ha come obiettivo di arrivare ad utilizzare il 100% di energia rinnovabili nei propri, entro il 2025 (oggi è il 95%). In Italia sono attivi già tre impianti fotovoltaici, in Sicilia, per una capacità di oltre 106 megawatt, pari al consumo di energia medio di 20mila famiglie”.
Il testimone per una più specifica articolata carrellata sulle tecnologie passa a Holly Mesrobian, VP Aws Serverless Compute: “Solo nel 2022 il cloud Aws si è arricchito di oltre 3.300 nuovi servizi e feature. Negli ultimi mesi abbiamo presentato le nuove istanze Amazon EC2 Inf2 per il computing, Amazon Codewhisperer e Amazon Bedrock per il ML e la disponibilità su Aws Lambda del supporto runtime per Ruby 3.2 e Java 17“.
Soprattutto Aws mette a fuoco la sua data strategy basata su tre pilastri: “Proporre un set di strumenti in grado di indirizzare ‘tutti’ gli use case, quindi con una proposizione del tutto ‘comprensiva‘, che preveda possibilità di ‘integrazione‘ a 360 gradi per collegare tutti i dati disponibili nelle aziende (per esempio Amazon Datazone consente di condividere, cercare e individuare i dati su larga scala oltre a collaborare a progetti di dati attraverso un portale di analisi unificato), dalle diverse piattaforme, ed assicurando una ‘governance‘ end to end (con Aws Lake Formation), anche attraverso il controllo flessibile su quali risorse ospitano i dati e dove far girare i workload”.
Dal set completo di DB relazionali e ‘purpose-built’, ai servizi per gli analytics – come Amazon Athena, Emr, Msk, Redshift, Glue, QuickSight, tutti rigorosamente serverless – fino alla proposizione più recente di servizi per AI e ML (si pensi solo per citarne uno a ad Amazon Sagemaker), Aws propone i diversi tasselli per abilitare lo sviluppo nel cloud del potenziale dell’AI. Tra queste proposte, il già citato Amazon Bedrock apre la via allo sviluppo ed alla scalabilità di applicazioni AI basate sui relativi foundation model, senza doversi preoccupare della disponibilità di risorse infrastrutturali adeguate, mentre il supporto dell’AI sullo sviluppo del codice è garantito, appunto, da Codewhisperer.
L’esperienza di Fincantieri
Tra le case più interessanti ad Aws Summit 2023 quella di Fincantieri, rappresentata dal suo chief information officer, Pierantonio Azzalini. “L’azienda italiana ha oltre 230 anni di storia nella cantieristica navale e ha costruito oltre 7mila navi, tra cui l’Amerigo Vespucci. Fortemente radicata nel nostro Paese, anche se matura la maggior parte del suo fatturato all’estero, l’azienda conta oltre la metà dei dipendenti lavorare in Italia”. Si parla di circa 7,4 miliardi di euro di fatturato sviluppato dal lavoro di 18 cantieri in quattro continenti diversi da oltre 20mila dipendenti. “Le sfide per l’azienda sono oggi il raggiungimento di un impatto net-zero nelle emissioni delle navi entro il 2035. Bisogna innovare le tecnologie di produzione, trovare carburanti puliti ed ottimizzare i ‘consumi’ legati al vivere sulle navi”.
Serve quindi l’eccellenza operativa che si raggiunge nell’abbracciare – dalla progettazione alla costruzione – il digitale. “Si parla quindi di un vero e proprio journey che comprende da una parte il percorso di digitalizzazione delle navi – quindi la progettazione di un data layer su cui costruire un modello data science per la transizione verso la navigazione non assistita e la gestione remota delle attività critiche – ma anche la digitalizzazione dei cantieri. Stiamo sperimentando tra le altre cose l’utilizzo dell’AR e di alcuni veicoli/robot industriali a guida autonoma, ma anche il quantum computing per ottimizzare le rotte dei trasporti dei materiali tra i cantieri”.
Progetti che richiedono una data-strategy end-to-end e l’utilizzo di sistemi di digital-twin, quindi un backbone digitale solido ma aperto, oltre alla possibilità di integrare i dati da qualsiasi sorgente ma tenendo sotto controllo rigoroso i costi del cloud. “Connessione dei dati, sicurezza by design, ottimizzazione dei costi e capacità di guardare al futuro quindi sono le tappe di riferimento di questo journey to cloud con i dati nella region di Milano ridondati su Francoforte”.
Fincantieri poggia su Amazon S3 oltre 1 petabyte di dati (e più di 10 terabyte di dati critici Sap), elaborati attraverso oltre cento istanze Amazon EC2. “La collaborazione con Aws ha permesso di migrare in cloud in soli 8 mesi, e di dismettere due data center ottenendo un miglioramento delle performance misurabile nel 30% di maggior velocità nella creazione di una nuova macchina virtuale, e del 70% nella velocità di elaborazione batch dei carichi Sap”.
Questo con un’efficienza energetica migliorata dal 16% (Dcie) e l’abbattimento del 40% dei consumi energetici spegnendo server non produttivi. “Il controllo sui costi granulare e le competenze necessarie per sostenere il progetto tra le sfide più importanti, insieme alla capacità di ‘comunicare’ il valore del progetto anche al board”, chiude Azzalini.
L’esperienza di D-Orbit
Luca Rossettini, Ceo e founder di D-Orbit, racconta l’attività di costruzione “della prima infrastruttura di logistica in orbita, nello spazio”.
La sua azienda costruisce veri e propri “camioncini spaziali per il last-mile delivery dei satelliti in orbita, dove poi dovranno andare ad operare”. L’azienda ha già completato 13 missioni spaziali di questo tipo con 11 camioncini, sfruttando i servizi Aws di cloud computing, sia “via terra per la progettazione dei satelliti, ma anche per collegare il centro controllo missione con i satelliti”. L’obiettivo finale nelle proiezioni per il futuro di D-Orbit è l’idea di disporre di un collegamento tra Terra, Luna e Marte per trasportare cose, persone e informazioni. “Logistica, cloud e cybersecurity saranno i pilastri abilitanti di questi progetti, ma il principio di base della space economy sarà senza dubbio la capacità di lavorare sul concetto di ‘economia circolare nello spazio’“.
In concreto, nel futuro, serviranno quindi reti di logistica nello spazio in grado di utilizzare anche i materiali che sono già in orbita per generarne di nuovi, sfruttando i veicoli autonomi in grado di recuperare i rottami e portarli alle stazioni di riciclo e quindi riportare i nuovi asset dove è necessario che operino. Gestire questi sistemi di trasporto, ed i satelliti già in orbita, richiede evidentemente importanti risorse cloud. “Non solo, bisogna considerare che già oggi i satelliti producono tantissimi dati, ma solo una piccola parte di essi arriva a terra e viene processata fino all’estrazione dell’informazione utile. Più i diversi verticali si indirizzano verso i predictive analytics più i dati satellitari diventano preziosi e vengono utilizzati” e se si sfruttasse la piena potenzialità degli asset in orbita, sarebbero possibili progressi più veloci in ogni comparto.
Spiega allora Rossettini: “Collegare i camioncini già disponibili in orbita in una rete cloud consentirebbe di raccogliere i dati che i satelliti non riescono a portare a terra, processarli direttamente nello spazio utilizzando le funzionalità computazionali ed il ML di Aws in orbita e portare a terra informazioni già direttamente trasferibili agli utenti finali. E’ un sistema che già sta funzionando”. Riduce del 98% l’ammontare dei dati che bisogna scaricare per poter disporre delle medesime informazioni pronte da consumare da parte degli utenti finali. E abilita casi d’uso differenti sia per gli operatori satellitari che valorizzano ulteriormente i dati che hanno a disposizione, sia per gli sviluppatori che possono creare native cloud application per lo spazio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA