La diffusione dei sistemi di intelligenza artificiale nelle organizzazioni e la percezione che i leader aziendali hanno su vantaggi, sfide e opportunità di questa nuova tecnologia: sono questi i temi della ricerca workday AI IQ, Insights on Artificial Intelligence in the Enterprise. Lo studio è stato condotto da Vanson Bourne attraverso mille interviste (450 in area Emea, 400 nelle Americhe e le rimanenti nell’area Asia/Pacifico) ai decision maker in area HR, finance ed IT, di aziende con oltre 500 dipendenti.
“Il nostro ultimo studio conferma che AI e ML sono essenziali per avere successo nel mondo del lavoro, sempre più in costante evoluzione: questa visione viene condivisa dalla maggior parte dei dirigenti d’impresa di tutto il mondo – spiega Jens Löhmar, Cto Continental & Dach, Workday -. Tuttavia, le organizzazioni stanno riscontrando difficoltà nell’implementazione di queste tecnologie a causa di un considerevole deficit di competenze”. E’ una prima sintesi basata sulla lettura dei numeri.

Jens Löhmar, chief technology officer per l'Europa continentale e Dacg di Workday
Jens Löhmar, chief technology officer per l’Europa continentale e Dacg di Workday

Il 73% del campione, infatti sente la pressione di implementare l’intelligenza artificiale in azienda, ma c’è anche tanta cautela nel rinunciare del tutto al potere decisionale e così il 93% afferma che è importante che le persone mantengano la supervisione su intelligenza artificiale e machine learning nel prendere decisioni significative. Non sono però queste prime valutazioni a rallentare i percorsi; infatti, l’operatività sulle strategie di AI e ML rallenta piuttosto in relazione alla mancanza d’integrazione dei dati e delle preoccupazioni dei dipendenti che temono di perdere il posto di lavoro perché la loro funzione potrebbe essere sostituita dalla tecnologia. 

Entriamo nei dettagli. Per quanto riguarda il primo punto, e cioè la “fiducia” nell’AI, nonostante l’adozione diffusa e l’ampio consenso sull’opportunità di utilizzare AI e ML, restano le preoccupazioni in merito all’accuratezza, all’etica e alla sicurezza degli output.

Oltre tre intervistati su quattro sono preoccupati per la tempestività e l’affidabilità dei dati sottostanti, quasi il 40% considera il potenziale bias come un rischio elevato e praticamente la metà del campione cita i problemi di sicurezza e privacy come i principali ostacoli all’implementazione. Meno di un terzo degli intervistati è invece fiducioso che AI o ML vengano applicati nel pieno rispetto dell’etica nel business in questo momento, anche se questa percentuale è in crescita nella proiezione sui prossimi cinque anni.

Il ROI dei progetti AI
Il ROI dei progetti AI (fonte: Workday – AI IQ, Insights on Artificial Intelligence in the Enterprise, 2023)

La ricerca non “consulta” i dipendenti sul tema, ma di fatto fotografa una situazione per cui l’AI è già entrata nel vissuto delle imprese. Per esempio: più del 90% degli intervistati conferma di utilizzare già l’intelligenza artificiale nelle proprie attività operative nella gestione del personale, per esempio, o nell’analisi dei ricavi. Ben 8 decision maker su 10 concordano poi sul fatto che AI e ML siano in grado di aiutare i dipendenti a lavorare meglio e a prendere decisioni migliori. E’ una percentuale omogenea anche rispetto a quella che sostiene che le innovazioni basate su questi abilitatori digitali siano fondamentali per mantenere elevato il livello di competitività della propria organizzazione.

Una competitività che continua però ad avere bisogno di competenze. Se infatti i leader concordano sul fatto che sia fondamentale l’apporto umano nell’utilizzo di sistemi di AI, la survey sottolinea la carenza di competenze per un’implementazione di successo. Poco meno di tre intervistati su quattro dichiarano infatti che la propria organizzazione non ha le competenze per implementare completamente AI e ML ed il 76% afferma che la propria conoscenza delle applicazioni AI e ML necessita di un miglioramento. “Abbracciare efficacemente le innovazioni citate, però, è possibile – commenta Löhmar a questo proposito risulta fondamentale accrescere le competenze dei singoli professionisti e dei fornitori in modo tale che questi siano in grado di lavorare con l’intelligenza artificiale e con i dati a 360 gradi”.

Lo scenario attuale, in sintesi, vede i decision maker valutare l’impatto dell’AI sulla forza lavoro attuale e in futuro. Per quasi la metà del campione AI e ML andranno a beneficio dei lavoratori, cresceranno le possibilità di lavoro e si creeranno nuovi percorsi di carriera. Ma c’è anche un 43% più cauto consapevole di come AI e ML sostituiranno alcune attività, generando anche disoccupazione tra i lavoratori. Solo il 12% però afferma che AI e ML sostituiranno completamente gli esseri umani con i relativi impatti negativi. 

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