Le opportunità ed i trend nel mondo dei marketplace sono i temi in primo piano in occasione della quarta edizione di Netcomm Focus Digital Export & Marketplace. L’evento si rivolge a imprenditori e manager che vogliono comprendere le opportunità offerte dai marketplace per utilizzarli al meglio – sia nello sviluppo del business b2c, sia di quello b2b – ma rappresenta anche un’opportunità per capire come sviluppare un modello di marketplace adeguato alle diverse filiere ed ecosistemi. L’evento nasce dall’attività del Netcomm Marketplace Lab che gestisce un gruppo di lavoro dedicato alla condivisione delle esperienze ed allo studio di percorsi tematici per aiutare le imprese ad aver successo con i marketplace.

Già nel titolo – Digital Export e Marketplace per lo Sviluppo delle Imprese Italiane –  c’è la promessa di svelare quali sono le  novità e gli sviluppi possibili legati all’innovazione nei diversi modelli di marketplace, ma soprattutto è grazie ai numeri della ricerca Marketplace and Innovations: What Italian E-shoppers Think che è possibile indagare esperienze e aspettative degli e-shopper italiani per quanto riguarda AI, social media, media retail ed influencer, in modo da migliorare la profittabilità delle vendite. E proprio dai numeri della ricerca, così come dalle testimonianze dai casi di alcune imprese italiane, si catturano le evidenze più importanti. 

Roberto Liscia
Roberto Liscia, presidente di Netcomm

Marketplace ed e-retailer rappresentano un motore importante per l’export delle aziende, anche delle nostre più piccole, a partire dallo sviluppo dell’e-commerce e dalla capacità di interpretare l’export “digitale”. Lo mette subito in evidenza Roberto Liscia, presidente di Netcomm, quando spiega che “i marketplace hanno un peso e un ruolo chiave nello sviluppo dell’e-commerce e anche nello sviluppo del digital export delle aziende italiane, in particolare delle Pmi“. Spetta ai marketplace, per esempio, aver guidato “l’innovazione nell’e-commerce e nel retail, rendendo evidente a tutto il comparto che le attività e i ricavi da retail media sono una componente importante e crescente nel nuovo modo di fare commercio“. Parliamo di retail media intendendo l’ecosistema di spazi e dati ceduti a brand e inserzionisti terzi, interessati a parlare ai clienti retailer. Si stima che le spese in retail media advertising  in Europa, raggiungeranno i 25,1 miliardi nel 2026. E se si entra più nel dettaglio dei temi, sempre sulla scorta dei numeri subito si evidenzia come le aziende europee credono nel retail digitale. Si parla infatti di una crescita dai 4,3 miliardi di euro nel 2019 ai 9,7 miliardi di euro nel 2022. Tendenza assecondata dai mercati anche a livello globale dove dai 57,12 miliardi del 2019 si è passati ai 114,36 miliardi del 2022, e si parla, per il 2026, di 155,17 miliardi con i principali marketplace a detenere le quote maggiori di spesa (fonte: Statista).

La spesa in retail media
La spesa retail media advertising (fonte: Statista)

In Italia solo l’0,8% del fatturato deriva dagli investimenti nella comunicazione (Retail Media), “perché siamo ‘in partenza’” specifica Liscia. Personalizzazione, dynamic pricing, smart chatbot e virtual try-on sono segnalate tra le tecnologie più innovative che fungono da driver. “Mentre il tema della logistica – non solo nell’ultimo miglio – è, sempre più, un tema di servizio che va dalla fornitura iniziale fino alla componente di fullfillment.  

Crescita del digital retail e ruolo dei marketplace sono correlati. Taobao, Tmall, Amazon, JdCom sono i quattro principali marketplace a livello globale ed i primi due, come si può vedere, evidenziano l’importanza ed il peso dei mercati asiatici. Non un aspetto di secondaria importanza, perché le sfide oggi si misurano su scala globale.
Le aziende sono chiamate a cercare visibilità con una proiezione marcatamente internazionale e gli abilitatori digitali consentono in questo senso di accelerare in tempi rapidi. Propri i marketplace sono in grado di aiutare le aziende locali a vendere attraverso i propri canali internazionali online e, mettendo a disposizione il proprio know-how, rendono anche più semplice sfruttare l’AI e le nuove tecnologie non solo a supporto della CX e del customer journey, ma anche nell’ottica di accrescere la brand reputation in termini di sostenibilità economica, di rispetto degli obiettivi green, individuando quali sono le filiere green in grado di mettere a disposizione dell’utente prodotti sostenibili a basso impatto ambientale.
 
E sono proprio i marketplace, infatti, ad avere adottato per primi l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie a supporto della CX e della sostenibilità economica dell’e-commerce. “Di fatto hanno contribuito a cambiare in modo determinante il paradigma degli acquisti”.

A orientare le scelte d’acquisto degli utenti è l’online, entrato oggi a far parte dei canali preferenziali, per raccogliere informazioni sui prodotti e sui brand.

I consumatori dedicano sempre più tempo alla ricerca sulle piattaforme digitali e rispondono alle sollecitazioni di comunicazioni, prodotti e servizi personalizzati in grado di generare engagement. Tutto questo porta le imprese a porre una maggiore attenzione verso le strategie di marketing e verso l’utilizzo di nuove tecnologie che permettono di dare vita a esperienze d’acquisto davvero personalizzate. Si entra così nel tema chiave della ricerca citata – Marketplace and Innovations: What Italian E-shoppers Think – presentata dal Ceo di Miravia, Yann Fontaine. I numeri sottolineano l’importanza dei marketplace, in queste direzioni, mettendo in rilievo il ruolo dell’AI e delle nuove tecnologie come strumenti a supporto della CX.

Yann Fontaine e Roberto Liscia
A destra Yann Fontaine, Ceo di Miravia e a sinistra Roberto Liscia, presidente di Netcomm

Secondo la ricerca, in particolare, l’88% dei consumatori italiani sotto i 45 anni conosce le feature legate alla personalizzazione e alla virtualizzazione dell’esperienza di acquisto e il 51% dichiara di sfruttare il virtual try-on di prodotti della categoria beauty o fashion prima di procedere all’acquisto. Il 41% dichiara inoltre che il potenziamento dell’intelligenza artificiale supporta notevolmente l’esperienza di acquisto online in termini di assistenza al cliente e, infine, il 33% degli italiani ritiene che i risultati di ricerca personalizzati siano in grado di fornire migliori raccomandazioni sui prodotti. 

Miravia e la sfida dell'AI
Miravia misura la sfida dell’AI nella ricerca Marketplace and Innovations: What Italian E-shoppers Think 

Ma è importante anche il ruolo degli influencer e quello dei content creator. Le recensioni in video dei prodotti, il contenuto generato dagli stessi utenti ed i tutorial, incidono rispettivamente per il 45%, il 40% ed il 35%; mentre il ruolo degli influencer, in Italia, è misurabile in un impatto nel 79%. Sono i casi in cui vengono utilizzati i social media da parte degli acquirenti per individuare i trend emergenti prima degli acquisti, mentre la percentuale di chi acquista su recommendation di un influencer è intorno al 36%. Bellezza e cosmetici, moda e tecnologia – rispettivamente al 45%-40% e 30% – sono i verticali in cui il ruolo degli influencer è maggiore.

Il ruolo dei content creator
Il ruolo dei content creator (fonte: Miravia)

Questo in uno scenario in cui il cliente oramai è un cliente multicanale ed online e offline non sono più mercati separati; anzi, spesso il canale offline dimostra di poter cambiare proprio grazie all’online. Le Pmi, attraverso i dati ‘catturati’ online, riescono ad avvicinare ancora meglio il cliente, e grazie ai marketplace lo stesso venditore offline può comprendere meglio la propria clientela.

Ilaria Zanelotti Amazon
Ilaria Zanelotti, direttore Seller Services, Amazon.it

“In Italia, solo con Amazon, sono oltre 20mila i merchant che riescono migliorare le proprie performance di mercato a partire da questa consapevolezza – spiega Ilaria Zanelottidirettore Seller Services, Amazon.it E anche l’export è evidentemente facilitato dall’e-commerce, anche se non è scevro da complicazioni. Parliamo di costi logistici e di regolamenti/burocrazia/normative da rispettare”.

Sono temi, insieme alla protezione del marchio ed all’effettiva profittabilità, da non sottovalutare e che a seconda dei casi sono indirizzati in modo specifico proprio dai marketplace che nei diversi casi semplificano l’approdo online anche dei venditori più piccoli. “Capacità di valorizzare il brand, consapevolezza digitale, formazione e competenze sono gli elementi differenzianti che possono consentire anche agli attori più piccoli di fare bene e di diventare profittevoli”, conclude Zanelotti.

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