Si è concluso da tempo l’ottavo programma per la ricerca e l’innovazione dell’Unione Europea, finanziato con un budget complessivo da oltre 75 miliardi di euro, disponibili per i progetti presentati tra il 2014 ed il 2020. L’obiettivo di Horizon 2020 era stimolare la crescita economica, creare posti di lavoro, promuovere la collaborazione nella ricerca e nell’innovazione, sostenere l’eccellenza scientifica ed il meglio dei progetti industriali, ma anche affrontare le sfide sociali in Europa. Ora è tempo di bilanci per l’UE.
Non solo per quantificare il lavoro svolto, ma anche per comprendere i reali vantaggi di questi programmi e come possono essere migliorati, con la consapevolezza che i benefici che i singoli Paesi riescono ad ottenere si riverberano in realtà su tutta la comunità. Una lezione preziosa anche per quei Paesi, come l’Italia, che ancora oggi stentano a fare tesoro delle disponibilità progettuali dell’Unione o, almeno, è sicuro che non riescono a farlo tanto quanto Francia, Germania e Spagna (solo per fare tre esempi).

Una nota di metodo:
la valutazione considera l’efficienza del programma, la sua coerenza con altre iniziative, la pertinenza rispetto alle esigenze della società e il valore aggiunto complessivo che apporta all’UE. Allo stesso tempo bisogna anche considerare che il 41% dei progetti di Horizon 2020 erano ancora in corso al momento della valutazione finale, e gli impatti del programma sono ancora in evoluzione e continueranno a produrre risultati negli anni a venire. Questo naturalmente rende impegnativo ogni esercizio di monitoraggio o valutazione che è supportato da oltre 1.000 interviste, sondaggi sui candidati con un mix di metodi di valutazioni quantitative e qualitative, preceduti da un’estesa consultazione pubblica (circa 2mila realtà).

In numeri: Horizon 2020 ha finanziato oltre 35mila progetti, in sette anni, di circa 40mila realtà, attirando oltre un milione di singole candidature da 177 Paesi (quindi tantissimi anche extra UE). Sarebbero stati necessari ulteriori 159 miliardi di euro per finanziare tutte le proposte presentate e di valore riconosciuto.
Sviluppo sostenibile e cambiamenti climatici le aree che hanno visto la percentuale maggiore di impegno del budget (oltre il 64%). Tra le altre iniziative, quelle relative ai progetti sui trasporti con l’alimentazione ad idrogeno, le ricerche sui vaccini a mRna, la fotonica e la micro e nano-elettronica (per complessivi 4mila nuovi brevetti/marchi).
Sono stati compiuti progressi nei carburanti alternativi e a basse emissioni. Il programma ha inoltre dimostrato capacità di adattamento nel rispondere alle crisi sanitarie emergenti.

Meritano però di essere segnalati anche i progetti relativi allo sviluppo di una rete elettrica europea intelligente, finanziando progetti incentrati sull’automazione, sull’integrazione dello stoccaggio dell’energia e sull’adozione di fonti energetiche rinnovabili, per favorire la transizione verso un sistema energetico più sostenibile, e i progetti per il miglioramento dei trasporti urbani sostenendo piani di mobilità urbana sostenibile che comprendono anche le misure di parcheggio ben progettate e le infrastrutture ciclistiche per contribuire a migliorare la vivibilità e la sostenibilità urbana. E ancora, il programma ha sostenuto lo sviluppo di soluzioni che affrontano gli aspetti umani della trasformazione digitale, come lo sviluppo di una robotica sicura e di facile utilizzo. 

L'impatto di Horizon 2020 sul Pil al 2040
L’impatto di Horizon 2020 sul Pil al 2040 (fonte: simulazione Rhomolo)

Horizon 2020, per un euro investito 5 euro di benefici

Dal punto di vista dei riscontri più squisitamente economici, Horizon 2020 ha favorito la crescita dell’occupazione di circa il 20% e un aumento del 30% del fatturato per le attività delle imprese partecipanti rispetto a quelle che non sono riuscite a beneficiare dei fondi. Sul lungo termine, si stima che il programma contribuirà con un incremento medio annuo di 15,9 miliardi di euro al Pil dell’UE, per un totale di 429 miliardi di euro nel periodo compreso dall’avvio dei progetti al 2040. Un dato su tutti: il progetto Horizon 2020 è riuscito per ogni euro di costo a generare vantaggi per i cittadini europei quantificabili in circa cinque euro entro il 2040. 

Lato ricerca: i progetti scientifici finanziati da Horizon 2020 hanno dato vita a circa 276mila nuove pubblicazioni (il 4% delle quali sono tra le più citate a livello mondiale e l’82% sono pubbliche e disponibili online, a dimostrazione di un forte impegno a favore dell’open access alla conoscenza), 33 premi Nobel hanno beneficiato (o ancora lo stanno facendo) dei fondi Horizon 2020 che ha consentito scambi e mobilità a 50mila ricercatori di diversi settori tra diversi Paesi: parliamo in particolare di mobilità intersettoriale e transnazionale quindi, ma è stato anche possibile sviluppare e aggiornare infrastrutture di ricerca su larga scala sia a livello europeo che globale. In particolare, oltre 24mila ricercatori e organizzazioni hanno avuto accesso a infrastrutture fondamentali per lo studio dei progetti, ampliando le opportunità di lavoro collaborativo e di progressi scientifici.

Impatto di Horizon 2020 sull'occupazione (fonte: Simulazione Nemesis)
Impatto di Horizon 2020 sull’occupazione (fonte: Simulazione Nemesis)

I margini per migliorare già con Horizon Europe

Punti su cui lavorare, evidenziati dai documenti di bilancio, sono l’estensione della partecipazione ai programmi, un’ulteriore semplificazione e riduzione degli oneri amministrativi ed insieme il rafforzamento della diffusione, valorizzazione e diffusione dei risultati. Inoltre è necessario sostenere la partecipazione femminile e rafforzare le sinergie con altre iniziative a livello comunitario, nazionale e regionale. Impegni su cui già ora è importante lavorare considerando l’attualità del progetto Horizon Europe

Scendendo un poco di più nel dettaglio, in particolare per quanto riguarda l’uguaglianza di genere, il bilancio della partecipazione è migliorato nell’ambito di Horizon 2020, con la percentuale di donne nei gruppi di valutazione che ha raggiunto il 42%. Tuttavia, la percentuale di donne nei comitati consultivi scientifici e come ricercatrici nei progetti è rimasta al di sotto dell’obiettivo del 50%, rispettivamente al 43% e al 23%, mostrando margini di miglioramento. I risultati illustrati sono tutti degni di nota, anche se la valutazione suggerisce che potrebbero essere generate maggiori sinergie tra i programmi UE, nazionali e regionali per le infrastrutture di ricerca, in particolare per garantire che le loro operazioni siano sostenibili.

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