Come le nuove tecnologie, impattano su percezione e abitudini dei giovani nel contesto globale instabile attuale. È uno dei punti messi a fuoco dalla quattordicesima edizione della Gen Z e Millennial Survey di Deloitte, indagine annuale condotta su oltre 23mila giovani di 44 Paesi. Lo studio rivela una generazione sempre più consapevole, e tecnologicamente matura, per la quale l’intelligenza artificiale generativa (GenAI) si afferma come strumento ormai ordinario nelle attività personali e lavorative.

Fabio Pompei, chief executive officer di Deloitte Italia
Fabio Pompei, chief executive officer di Deloitte Italia

Lo conferma e spiega Fabio Pompei, Ceo di Deloitte Italia: “Come ogni anno la Gen Z e Millennial Survey di Deloitte ci permette di sintonizzarci con il sentiment dei più giovani. Quest’anno, dunque, si confermano alcuni dei fenomeni già visti negli anni scorsi, come l’attenzione all’inflazione e l’impegno per la sostenibilità, ma emergono anche due nuovi elementi molto significativi: la preoccupazione per la complessa situazione geopolitica e l’uso ormai quotidiano dell’intelligenza artificiale generativa”.

Come l’AI entra nella quotidianità

La GenAI non è una novità per le nuove generazioni italiane, piuttosto una tecnologia abilitante di uso comune. In Italia, il 73% della Gen Z e un identico 73% dei Millennial dichiara che l’utilizzo della GenAI ha liberato tempo prezioso, contribuendo in modo significativo a migliorare l’equilibrio tra vita lavorativa e privata. Ancora più rilevante è la percezione del suo impatto qualitativo: il 71% dei Gen Z e il 76% dei Millennial ritiene che l’AI abbia migliorato la qualità del proprio lavoro.

L’integrazione dell’intelligenza artificiale nelle attività professionali è già in atto. Gli ambiti di utilizzo più diffusi riguardano la creazione di contenuti (39% Gen Z, 37% Millennial), l’analisi dei dati (36% e 39%), il project management (33% e 30%) e lo sviluppo software (31% e 30%). Seguono ambiti come il design, la formazione, e il supporto clienti, in una progressiva normalizzazione della GenAI anche nei ruoli non tecnici.

Tuttavia, a questa diffusione si accompagna una crescente consapevolezza dei rischi connessi all’automazione. In particolare, il 62% della Gen Z e il 67% dei Millennial italiani sta considerando opportunità lavorative meno esposte alla sostituzione da parte delle tecnologie intelligenti. Il 61% dei Gen Z e il 55% dei Millennial ritiene che l’AI potrebbe portare a una riduzione dei posti di lavoro, evidenziando una percezione duale: da un lato entusiasmo per le nuove potenzialità, dall’altro una cauta preoccupazione per l’impatto occupazionale.

Le priorità per il lavoro, formazione-equilibrio-scopo

Le prospettive di carriera tradizionali sembrano perdere centralità nel sistema valoriale dei giovani lavoratori. Secondo lo studio, a livello globale solo il 6% della Gen Z ambisce a ricoprire posizioni dirigenziali di alto livello. A prevalere è invece il desiderio di crescita continua, aggiornamento professionale e benessere psico-fisico. I giovani intervistati si aspettano dai datori di lavoro non solo opportunità di apprendimento, ma anche supporto concreto allo sviluppo di nuove competenze digitali e soft skill.

Paolo Galletti
Paolo Galletti, People & Purpose leader, Deloitte Italia

“I Gen Z e i Millennial di tutto il mondo hanno iniziato il loro percorso professionale all’ombra di una pandemia globale e di una crisi finanziaria – eventi che, chiaramente, hanno plasmato le loro aspettative sul lavoro e le loro priorità nella vita”, spiega Paolo Galletti, People & Purpose leader di Deloitte Italia. “In continuità con gli anni precedenti, emerge che queste generazioni danno priorità all’equilibrio tra vita lavorativa e vita privata e al purpose. Attenti alle novità tecnologiche, Gen Z e Millennial stanno anche rivalutando le competenze di cui hanno bisogno per il mondo del lavoro del futuro”.

Il lavoro, in particolare, resta un elemento chiave per l’identità personale, con il 55% dei Millennial e il 45% dei Gen Z italiani che lo considera tra i principali pilastri del proprio senso di sé, superando le medie globali del 46% e 41% rispettivamente.

Instabilità e diseguaglianze

Oltre agli aspetti tecnologici, il contesto socio-economico rappresenta una fonte di profonda preoccupazione. Il costo della vita è indicato come il problema principale dal 37% dei Gen Z e dal 39% dei Millennial italiani, una quota ben superiore alla media globale. Circa sei giovani italiani su dieci dichiarano di vivere di stipendio in stipendio, temendo di non raggiungere un livello di benessere economico adeguato al momento della pensione.

A seguire, emerge il cambiamento climatico, citato dal 28% dei Gen Z e dal 25% dei Millennial come seconda grande questione. In terza posizione si collocano i conflitti internazionali, che superano per la prima volta la disoccupazione tra le preoccupazioni prioritarie. Circa un italiano su quattro tra Gen Z e Millennial indica la geopolitica come elemento di instabilità percepita, un dato che riflette il crescente impatto degli scenari internazionali sulla vita quotidiana.

Sostenibilità e attivismo, ruoli e valori

Il report Deloitte sottolinea come l’impegno per la sostenibilità ambientale sia un valore radicato tra le giovani generazioni. Il 73% della Gen Z e il 68% dei Millennial italiani si  sente preoccupato o ansioso per le conseguenze dei cambiamenti climatici nell’ultimo mese. Il dato, più alto rispetto alla media globale (65% e 63%), si accompagna a una propensione all’azione concreta: dalla scelta di veicoli elettrici al miglioramento dell’efficienza energetica domestica, fino alla selezione dei brand in base alle politiche ambientali adottate. Il 33% dei Gen Z e il 25% dei Millennial ha infatti dichiarato di aver condotto ricerche sulle politiche ambientali delle aziende prima di acquistarne prodotti o servizi. Non mancano anche forme più estreme di attivismo: il 14% dei Gen Z e il 10% dei Millennial ha lasciato il proprio lavoro, o sta considerando di farlo (24% Gen Z, 23% Millennial), per motivi legati all’impatto ambientale dell’organizzazione.

Se da un lato il lavoro rimane centrale, dall’altro amici, famiglia, cultura e sport definiscono le priorità personali. Il 67% della Gen Z e il 69% dei Millennial italiani indicano i legami familiari e amicali come valori assoluti. La cultura e l’attività fisica si attestano come elementi rilevanti per l’identità personale, con percentuali superiori alle medie globali, rispettivamente al 40% per la Gen Z e al 38% per i Millennial per la cultura, e al 28% e 26% per l’attività fisica.

Il ritratto tracciato da Deloitte è quello di una generazione complessa e informata, segnata da ansie economiche e geopolitiche ma proattiva nel governare le trasformazioni in atto. L’intelligenza artificiale generativa si inserisce come uno dei fattori abilitanti del cambiamento, percepita tanto come opportunità quanto come sfida.

Per le imprese, comprenderne le implicazioni è un passo cruciale. Non solo per attrarre e trattenere talenti, ma anche per rispondere alle nuove esigenze valoriali e operative di un mercato del lavoro sempre più fluido, collaborativo e tecnologicamente evoluto. Come sottolinea Paolo Galletti, “Gen Z e Millennial stanno rivalutando le competenze di cui hanno bisogno per il mondo del lavoro del futuro, consapevoli del grande impatto potenziale che l’AI e la GenAI potrebbero avere in futuro”. Una sfida di lungo termine, che coinvolge persone, tecnologie e modelli organizzativi.

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