L’interoperabilità dei dati clinici è tra le sfide più complesse e decisive per l’evoluzione della sanità digitale. Philips la affronta con un approccio vendor-neutral con l’obiettivo di connettere in modo sicuro dispositivi e sistemi eterogenei, trasformando i dati in insight utili per la diagnosi, la prevenzione e la cura personalizzata. Attraverso un ricco portafoglio di soluzioni e piattaforme cloud ibride, l’azienda abilita l’ideale di una sanità realmente integrata e collaborativa tra ospedale, territorio e domicilio. Ne parliamo con Roberta Ranzo, Business Leader Enterprise Informatics Philips Italia, Israele e Grecia.
L’intelligenza artificiale e l’interoperabilità sono oggi elementi chiave per costruire percorsi di cura integrati e sempre più personalizzati. In che modo Philips contribuisce a trasformare i dati clinici in insight condivisibili e utilizzabili lungo l’intero percorso di cura, abilitando anche modelli di cura predittivi?
Negli ospedali moderni convivono centinaia di dispositivi — monitor, ventilatori, pompe infusionali, sistemi di imaging — ciascuno in grado di generare migliaia di variabili al secondo. Il risultato è una mole di informazioni enorme, che può superare i 50 petabyte di dati l’anno, ma che spesso resta inutilizzata a causa della mancanza di interoperabilità tra i sistemi.
Philips affronta questa sfida con un approccio vendor-neutral, che consente di liberare, aggregare e condividere in sicurezza i dati provenienti da qualsiasi dispositivo, indipendentemente dal produttore, rendendoli disponibili al team clinico affinché possa avere una visione integrata e contestualizzata del paziente. Soluzioni come Philips Capsule raccolgono dati ad alta fedeltà in tempo reale e li rendono disponibili attraverso un’unica piattaforma basata su standard aperti come HL7/Fhir e Ieee 11073 Sdc, garantendo una comunicazione bidirezionale e sicura tra sistemi eterogenei.

Questa architettura trasforma i dati da entità statiche a insight clinicamente rilevanti, riducendo la frammentazione informativa, migliorando la qualità delle decisioni e creando le basi per alimentare algoritmi di intelligenza artificiale a supporto di modelli di cura personalizzata e predittiva. La frontiera dell’innovazione in sanità è rappresentata dalla capacità di prevedere e prevenire eventuali eventi clinici prima che si manifestino. Per esempio, l’AI è in grado di correlare in tempo reale parametri fisiologici diversi — ad esempio pressione arteriosa, frequenza respiratoria, bilancio idrico o saturazione — per rilevare pattern anomali e anticipare in questo modo situazioni critiche come l’insufficienza respiratoria o l’instabilità emodinamica. Questi modelli predittivi non sostituiscono il giudizio clinico, ma lo potenziano, offrendo alert precoci che permettono al personale sanitario di intervenire tempestivamente e con maggiore precisione.
In che modo le vostre soluzioni connesse — dai dispositivi medicali alle piattaforme digitali — favoriscono la creazione di una “vista unica del paziente” e abilitano una sanità sempre integrata e collaborativa tra ospedale, territorio e assistenza domiciliare?
Il nuovo modello di assistenza sanitaria delineato dal DM 77 punta a garantire continuità assistenziale tra ospedale, territorio e domicilio, promuovendo al tempo stesso l’utilizzo della telemedicina e degli strumenti digitali per il monitoraggio e la collaborazione multidisciplinare.
In questa prospettiva, la sanità non è più confinata all’interno delle mura ospedaliere, ma si fonda sulla capacità di collegare in tempo reale persone, dati e competenze lungo tutto il percorso di cura.
Le soluzioni health tech di Philips nascono per realizzare questa visione, creando una vista unica e condivisa del paziente grazie all’integrazione sicura dei dati provenienti da dispositivi medicali, sistemi di monitoraggio avanzati e piattaforme digitali. Attraverso strumenti di monitoraggio virtuale e collaborazione remota, team clinici distribuiti possono lavorare insieme anche a distanza: un radiologo in un grande centro può supportare un ospedale periferico, mentre un intensivista può supervisionare più reparti da una control room centralizzata.
Questo modello accelera i processi decisionali, riduce la necessità di trasferimenti e consente di ottimizzare risorse e competenze all’interno di reti ospedaliere sempre più interconnesse. Con le sue soluzioni interoperabili e vendor-neutral, Philips aiuta le organizzazioni sanitarie a semplificare la complessità tecnologica e a garantire continuità e sicurezza dei dati dal ricovero al rientro a casa, abilitando una sanità davvero integrata, collaborativa e orientata al paziente.
Con l’aumento esponenziale dei dati clinici e delle soluzioni digitali, il cloud rappresenta oggi la chiave per gestire, analizzare e condividere in modo sicuro le informazioni sanitarie. Qual è la visione di Philips sull’evoluzione del cloud in sanità e sul suo ruolo nel costruire ecosistemi digitali interoperabili?
Gestire e valorizzare l’enorme quantità di dati prodotta dalle strutture sanitarie richiede infrastrutture che siano scalabili, sicure e interoperabili — ed è qui che il cloud diventa una risorsa fondamentale. Per Philips, il cloud non è solo uno spazio di archiviazione, ma una piattaforma abilitante per la condivisione e l’integrazione dei dati clinici e dei dati imaging. Attraverso architetture ibride e aperte, le nostre soluzioni consentono alle organizzazioni sanitarie di collegare sistemi eterogenei, mantenendo al contempo il pieno controllo della sicurezza, della privacy e della governance delle informazioni. Questo approccio consente di ridurre la complessità infrastrutturale, migliorare la scalabilità dei servizi digitali e favorire modelli di collaborazione clinica più fluidi, anche tra strutture e territori diversi, a supporto di decisioni tempestive e percorsi di cura realmente integrati.
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