Dopo la ricorrenza del 21 marzo della giornata internazionale della felicità, il 13 novembre si festeggia un altro pilastro al servizio dell’innovazione sostenibile e della tecnologia sociale: la gentilezza. Il World Kindness Movement ha introdotto questa ricorrenza nel 1997 per ispirare gli individui e le nazioni verso una cultura di maggiore gentilezza, per creare iniziative globali e collaborare a questo movimento di trasformazione valoriale e sociale, in ogni sistema. La gentilezza è un prezioso ingrediente dei quattro pilastri della scienza della felicità per sviluppare più chimica positiva, più saper essere, più noi, più disciplina nella pratica e nei comportamenti. E’ una delle dieci chiavi evolutive per un mondo più felice e in pace e per vivere più felici, come ci dicono studi e ricerche.

Ma cosa si intende con gentilezza? Sfatiamo innanzitutto pregiudizi e false credenze per comprenderne il potenziale. Deriva dal latino gentilis cioè che appartiene alla gens, al gruppo di famiglie discendenti da un comune capostipite, da una ‘nobiltà comune’ cioè dai modi affabili e cortesi. I due concetti presenti da sempre in questa parola sono l’appartenenza e la socialità, il significato più profondo ci riporta alla nobiltà d’animo, al rispetto e all’aiuto reciproco. La gentilezza è una forza interiore e atto innato nell’essere umano che ha il compito di esprimerla al meglio per innalzare la propria crescita spirituale.
Il modello imperante nella nostra cultura è quello competitivo di scontro e aggressività basato sulla credenza per cui sopravvive il più forte. Ciò non corrisponde più al vero nella società complessa moderna dove evolve la specie che unisce le risorse e collabora. Occorre rigenerare le nostre mappe mentali andando oltre i pregiudizi stratificati su questa parola, è importante sfatare il fatto che essere gentili non significa essere buoni o buonisti, essere persone deboli e accondiscendenti senza una propria opinione, non significa farsi mettere i piedi in testa e essere passivi, anzi, una persona gentile lo è prima di tutto con se stessa, è una persona centrata, presente e assertiva, capace di comprendere e accogliere i bisogni, rispettosa di sé e degli altri, capace di scegliere con consapevolezza questo comportamento intenzionale di cura mantenendo integra la propria identità.

Caratteristica della gentilezza è la mitezza, che non è naturale mansuetudine, ma volontaria non violenza, la cortesia, che non è spontaneo e vuoto sentimentalismo, ma amorevolezza, l’umiltà, che non è nascosta mediocrità, ma desiderio di non recare alcuna offesa al prossimo.
Abbiamo urgente necessità di una nuova cultura positiva e tecnologia sociale al servizio di nuovi stili di comunicazione, relazione, transazione in ogni sistema dalla famiglia, alla scuola, alle aziende. Di economia e politica, gentile e felice, parlano molti studiosi autorevoli, per esempio Luigino Bruni economista, accademico, saggista e giornalista, anche il Dalai Lama nel suo ultimo Docufilm sulla saggezza della felicità.

Soprattutto mi piace citare Raj Sisodia che dal 2008 indica il capitalismo consapevole come unico driver per la crescita sostenibile, sostenitore di una nuova epigenetica delle organizzazioni, di una evoluzione culturale che acceleri la modalità di fare business più umana prendendosi cura delle persone, nel suo libro, The Healing Organization, propone un sistema più sano e sicuro per tutti, dichiarando che le organizzazioni gentili hanno un ritorno sugli investimenti 14 volte superiore!
Ma come sappiamo l’esempio coerente di chi ‘sta in alto’ è fondamentale per questo passaggio trasformativo.
Il leader gentile, guida per un’organizzazione positiva
Ricordiamo gli effetti nefasti e fallimentari degli stili manageriali tradizionali, modelli copia e incolla per cui il capo comanda, sa sempre tutto, dà ordini, pretende, non informa, scavalca e oltrepassa il limite dei privilegi. E questo accade:
- Il tasso di demotivazione supera l’85%;
- Il 90% dei collaboratori lascia il capo non l’azienda;
- Il 37% associa la causa di negatività al lavoro a mancanza di apprezzamenti da parte del capo;
- Il 73% preferisce nella scelta di un nuovo lavoro, azienda e leader che si prendono cura delle persone.
Occorre generare una leadership positiva e gentile che sa essere al servizio del ‘purpose’ personale, organizzativo, sociale per portare impatto e far fiorire insieme il potenziale della diversità, che attiva nuovi comportamenti. I leader gentili, allora, si ritrovano nei seguenti comportamenti:
- Agiscono con responsabilità etica oltre che economica;
- Si vedono persone, promuovono fiducia, reciprocità e senso di giustizia;
- Ascoltano, ispirano, creano senso e significato per i collaboratori;
- Incoraggiano l’autonomia per andare “al di là” del ruolo formale e proporre nuove soluzioni;
- Prendono decisioni in modo più inclusivo;
- Attivano relazioni empatiche e coinvolgenti;
- Sanno bilanciare breve medio lungo termine garantendo la crescita sostenibile del valore d’impresa.
Cultura diffusa della gentilezza, gli effetti sull’organizzazione
Gli studi suggeriscono che leader grati, gentili e generosi con i loro comportamenti coerenti contaminano tutte le parti del sistema, migliorando significativamente oltre al benessere anche le prestazioni e i profitti.
- Le persone sono decisamente motivate e ingaggiate;
- I collaboratori si impegnano in comportamenti di cittadinanza organizzativa, i cinque più ricorrenti sono: coscienziosità, altruismo, rispetto, generosità, appartenenza;
- L’altruismo e la coesione sociale incoraggiano la condivisione della conoscenza e la collaborazione, che favoriscono il problem solving e la creatività;
- Il turnover è decisamente inferiore;
- Gli indici di soddisfazione dei clienti più elevati;
- Si registra un maggiore impegno in iniziative di impatto per il bene comune e la sostenibilità;
- La redditività è più elevata;
- Il rischio finanziario, operativo e reputazionale più basso.
Scienza della gentilezza e strategia di benessere organizzativo
Un focus a parte merita il tema del wellbeing. La scienza della gentilezza e lo studio sui telomeri di Immacolata De vivo ci confortano sul potere della gentilezza come elisir di lunga vita: produce tre tipi di ormoni, ha effetti positivi contagiosi in chi fa un atto gentile, in chi lo riceve, in chi lo vede.
Aumenta la serotonina che è un antidepressivo naturale e ci rende più calmi, aumenta le endorfine antidolorifici naturali, produce ossitocina con gli stessi effetti delle coccole, aiuta le relazioni sociali aumentando fiducia e generosità, rinforza il nostro sistema immunitario, La gentilezza alimenta la compassione che diminuisce il cortisolo, ormone dello stress e raddoppia il Dhea… Un boost energetico per l’active ageing! La gentilezza ci fa vivere e produrre più a lungo e meglio.
Come leader gentile dove siete e dove vorreste essere? La vostra organizzazione è già in cammino per un nuovo modello di tecnologia sociale gentile? Vi invitiamo a utilizzare la matrice Kiss per creare la vostra bussola trasformativa!

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* Laura Torretta è consulente di TrasFormAzione Organizzativa Positiva, e chief happiness officer in Happy Systemic Human Empowerment
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