Nonostante le opportunità di lavoro nel mondo Ict non manchino e la domanda di competenze sia elevata (136mila annunci Ict su Linkedin in un anno) le figure che entrano nel mercato italiano soddisfano poco più della metà delle richieste: 73mila nuovi percorsi di lavoro avviati, uno ogni due annunci pubblicati.
E, nel nostro Paese, gli occupati Ict rappresentano ancora oggi il 4% del totale, contro una media europea del 5%: pare poco lo scarto ma è indice di un ritardo dell’Italia rispetto all’Europa che per essere colmato richiederebbe 236mila occupati Ict in più nel nostro paese. Un numero nettamente superiore ai profili Ict disponibili oggi.
Sono i primi dati che emergono dall’Osservatorio sulle Competenze Digitali 2025, realizzato dalle principali associazioni nazionali Ict (Aica, Anitec-Assinform, Assintel) in collaborazione con Talents Venture, presentati in settimana a Milano.
Come sempre emergono due facce della stessa medaglia (carenze di profili) e due velocità (per vecchie e nuove tecnologie): da una parte lo slancio verso la richiesta di competenze di frontiera legate all’avvento di tecnologie innovate (AI in primis), dall’altro la necessità di fare crescere l’offerta di competenze di base (pc e piattaforme di produttività). Facce opposte che dovrebbero trovare una risposta univoca in una strategia che agisca sulla filiera formativa e sul mercato del lavoro, facilitando formazione e ingresso nelle aziende.
Guardiamo ai numeri
Complessivamente la domanda di profili Ict si è dimostra matura ed elevata. Nei primi 9 mesi del 2025 (gennaio-settembre) il numero di annunci di lavoro per professioni Ict pubblicato su LinkedIn è stato pari a 222mila, con profili che fanno del software l’ambito indiscusso della domanda (14mila sviluppatori). Una tendenza già manifesta negli anni scorsi, dal momento che molte aziende avevano spostato l’approccio su architetture e progetti software defined che richiedevano capacità di sviluppo puntuali.

(da gennaio 2024 a settembre 2025, (fonte: Rielaborazione Talents Venture su dati Revelio Labs, L’Italia
delle nuove competenze: innovazione, lavoro e futuro, 2025) )
Ma c’è una forte differenza rispetto al passato.
Se si guarda la motivazione delle aziende per la ricerca di questi profili Ict, è l’avvento dell’intelligenza artificiale generativa e la conseguente introduzione nei processi aziendali a guidare la domanda. Un fenomeno che si accompagna anche alla più alta attenzione al tema della cybersecurity, per far fronte ad attaccanti che non riposano mai neanche nei primi sei mesi del 2025, come ci racconta il Rapporto Clusit di inizio novembre analizzato la scorsa settimana (+36% di attacchi nel mondo, +13% in Italia).
Secondo l’Osservatorio sulle Competenze Digitali 2025, gli skill maggiormente richiesti sono il prompt engineering (+112% nei primi nove mesi del 2025) e i cybersecurity engineering (+70%).
Profili nuovi che contribuiscono a ridefinire l’offerta formativa di università e delle Its Accademy perché, nonostante nuovi cordi di studio affinati in questi dieci anni, la crescita della formazione Ict si conferma ancora lenta in Italia: dei 161 nuovi corsi universitari approvati per l’anno accademico 2025/26, solo il 12% riguarda materie Ict con il 23% di studentesse laureate, una percentuale che non è cresciuta negli ultimi due anni. Mentre per gli Its – seppure l’offerta di percorsi Ict sia cresciuta del 40% e le iscrizioni del 37% – il numero di diplomati rimane ancora contenuto.
Commenta Ludovica Busnach, vice presidente Anitec-Assinform, con delega alle digital skill per la crescita d’impresa e l’inclusione. “I dati ci mostrano che la domanda di competenze sta maturando al pari della tecnologia. Il boom del prompt engineering, con una crescita del 112%, dimostra che le aziende non trattano più l’AI come un esperimento ma come una realtà operativa da integrare nei processi. La risposta da parte dell’ecosistema della formazione per soddisfare un fabbisogno di competenze sempre più elevato passa necessariamente dalla collaborazione con i partner industriali. Parimenti abbiamo bisogno di politiche pubbliche strategiche e lungimiranti per fare dell’Italia un polo di attrazione e creazione di talento sull’innovazione digitale”.

delle nuove competenze: innovazione, lavoro e futuro, 2025)
Rimane serio il tema delle competenze di base, ancora insufficienti nel 70% dei profili. Secondo i dati della rilevazione di Aica – su un campione di 24mila persone – solo il 30% degli intervistati raggiunge la sufficienza nelle competenze di base di utilizzo del computer e appena il 17% nella suite di produttività Microsoft Office. Anche in questo ambito la carenza formativa si fa sentire. “Il nuovo Rapporto 2024-2025 evidenzia come la distanza tra competenze richieste e possedute resti ampia, in alcuni ambiti addirittura in crescita – dettaglia Antonio Piva, presidente di Aica -. L’uso consapevole e produttivo delle tecnologie digitali è ancora carente: i nostri assessment, più di 24mila test su oltre 9mila persone, confermano la mancanza di preparazione di base. Oltre l’85% mostra competenze insufficienti negli strumenti di produttività e solo il 9,9% ha conoscenze adeguate in cybersecurity”. E aggiunge Paola Generali, presidente di Assintel, come sia necessario intervenire anche su “un reale orientamento scolastico che introduca il digitale come materia sin dalla scuola primaria e che, durante tutto il percorso, mostri pragmaticamente ai giovani studenti le sue reali applicazioni nei vari settori produttivi” cercando di orientare studenti e lavoratori lungo tutto il percorso formativo e professionale.
Un intervento che richiede più azioni concomitanti: dal rafforzamento del sistema formativo universitario e para-universitario, dall’accesso equo alle competenze digitali sin dalla scuola primaria, dalla creazione di un ecosistema integrato tra formazione e imprese (comitati, partnerariati accademia–industria, progetti di ricerca), dalla riqualificazione della forza lavoro digitale con un aggiornamento delle competenze digitali in tutti i settori (corsi brevi, modulari, centri di formazione).
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