La squadra conta. E’ quella che ti porta alla volata finale, che ti accompagna dandoti ritmo e stimoli, ogni metro, per 42.195 km, per 9 anni o 4 che siano. Conta più del maratoneta o del Ceo , anche se ha doti eccelse, trascinatore, empatico, visionario, determinato. Oppure difficile, egocentrico, insopportabile, esecutivo.
Non è l’uomo che taglia il traguardo a cambiare la storia, anche se sarà il suo nome ad essere ricordato (Ceo famosi come Bill Gates o Steve Jobs nel mondo IT sono ancora oggi icone associate a Microsoft e Apple) ma toccherà all’intera squadra, “sopravvissuta” al manager che se ne va, riprendere le fila del discorso, dimostrare che si va avanti con impronta e ritmi diversi. Nuove strategie. Nessuno è indispensabile, importante sì.
Sap saluta McDermott
Questa settimana, dopo nove anni in Sap, il Ceo Bill McDermott ha dato le dimissioni per motivi “generazionali”, rimanendo consulente fino a dicembre. Passa il testimone, con decorso immediato, a due giovani co-Ceo, già nell’executive board di Sap: Jennifer Morgan (48 anni), director cloud business group (con focus su Qualtrics, Sap SuccessFactors, Sap Ariba, Sap Fieldglass, Sap Customer Experience, Sap Concur) e Christian Klein (39 anni) recentemente chief operating officer e supervisore dello sviluppo delle soluzione Sap S/4Hana.
Una mossa che sembra studiata: “Da oltre un anno Bill e io abbiamo deciso di ampliare i ruoli di Jennifer e Christian, all’interno di un processo a lungo termine, per farli diventare la nuova generazione di leader” precisa Hasso Plattner, co-fondatore di Sap, in una nota ufficiale. Ma la vera ragione dell’uscita di scena non è chiara, anche se McDermott (in Sap dal 2002, co-Ceo dal 2008, Ceo unico dal 2014) ringrazia colleghi, partner e clienti, con una dichiarazione ufficiale che guarda al futuro. “Adesso è per tutti il momento di iniziare un nuovo eccitante capitolo, e sono sicuro che Jennifer e Christian faranno un lavoro eccezionale. Non vedo l’ora di aiutarli a portare a termine il 2019 e gettare le basi per il 2020 e gli anni a venire” precisa in un post.
Qualche rumor non manca sulla stampa americana: si parla di dissidi nel management, anticipati dalle dimissioni di Robert Enslin (direttore cloud ora in Google) e di Brigette McInnis-Day, Coo della divisione SuccessFactors, in seguito anche a un piano di ristrutturazione annunciato mesi fa, che prevede tagli per 4.000 posti di lavoro, con lo spostamento di Sap su servizi e prodotti cloud.
Dubito che la versione ufficiale della fuoriuscita di McDermott sarà raccontata durante il Sap Now, a Milano questa settimana, ma lecito sarà chiederla a Luisa Arienti, amministratore delegato di Sap in Italia. Vedremo.
HP saluta Weisler
Anche HP si riorganizza, dal primo novembre il Ceo Dion Weisler passerà il testimone a Enrique Lores (oggi a capo delle divisioni Imaging e Printing) dopo aver trascorso 4 anni al timone dell’azienda nella fase più delicata della sua storia: quella della post separation da HPE, voluta da Meg Whitman (pure lei dipartita da Hpe, ora nelle mani di Antonio Neri).
La decisione per motivi personali e famigliari. “Stiamo per iniziare un nuovo capitolo per HP e annunceremo mosse importanti per andare in questa direzione – precisa Lores -. Abbiamo trascorso molto tempo nel definire questo piano per abbracciare i cambiamenti che osserviamo nel mercato e che possono definire la strategia futura”. Spinta verso il mondo del printing e dei servizi, con ritocco dei prezzi delle stampanti e apertura verso i consumabili di terze parti. Un cambio epocale per HP, da sempre paladina della politica delle cartucce originali.
Anche in questo caso la fuoriusciuta coincide con la ristrutturazione dell’azienda, con un primo round di licenziamenti e pensionamenti per allontanare fino a 9.000 persone (il 16% della forza lavoro di 55.000 unità). Una riorganizzazione che porterà a una “more digitally enabled company” recita il comunicato ufficiale, per definire un business model più snello entro il 2020, che costerà un miliardo di dollari.
Lepri e squadra
Dietro a ogni “numero uno”, nelle fasi di crescita e in quelle di difficoltà, lavora la squadra sempre. Un parallelo mi piace riportare, pensando ai risultati raggiunti da McDermott e Weisler. Questa settimana Eliud Kipchoge ha corso a Vienna la maratona sotto le due ore (1h 59min 40 sec), abbattendo il record mondiale. Anche in questo caso la squadra ha fatto la differenza: 41 lepri alternandosi gli hanno tenuto ritmo e testa. Nessuno corre da solo.
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