Assume una connotazione particolare l’aggiornamento tecnologico e di scenario di Qualcomm, a poche ore dall’annuncio che Mobile World Congress 2020 non avrà luogo e invece avrebbe aperto l’era del 5G reale in Europa. Fabio Iaione, country manager di Qualcomm Italia, coglie ugualmente l’occasione per delineare percorsi e roadmap 5G per fotografare la situazione attuale e offrire almeno il “flavour” degli sviluppi imminenti.
Gli standard di comunicazione dal 1980 ad oggi sono arrivati sul mercato con una scansione temporale decennale. 1G negli anni ’80 (Tacs), il 2G negli anni ’90 (Gsm), il 3G ha caratterizzato il nuovo millennio (con Hspa+), gli anni 2010 hanno portato connettività 4G e il mobile broadband (con Lte, Lte Advanced e Gigabit Lte). Il decennio appena iniziato sarà caratterizzato dal 5G New Radio (NR).
Iaione esordisce: “Il time to market tra 3G e 4G già si era ridotto, sarà ancora più evidente nel passaggio dal 4G al 5G, ed è in accelerazione. Dal momento della standardizzazione alla generazione di un ecosistema di mercato l’intervallo di tempo è sempre più corto. Questo anche perché il 5G per la prima volta non impatta solo sul mobile, ma impatta sulla trasformazione globale delle industry“.
L’ecosistema che sviluppa tecnologie, insieme a telco, Oem e ai regolamentatori ha compiuto negli ultimi due anni non pochi passi avanti. Ora a inizio 2020 si contano oltre 45 operatori con reti 5G attive, oltre 40 Oem propongono device 5G e sono 115 gli operatori che stanno investendo nel 5G in diverse aree del mondo.
Solo per citare l’Italia, che ha già assegnato le frequenze mmWave, ecco, nel nostro Paese non si contano i progetti e sono già attive le reti. Iaione: “Nei prossimi 12 mesi ci attendiamo un deployment massivo del 5G, anche in Italia, per contare entro il 2025 oltre 2,8 miliardi di connessioni 5G a livello globale. La combinazione Sub-6/mmWave continuerà ad essere mainstream nei vari mercati, non solo negli Usa e in Europa, ma anche in Cina ed in America Latina.
E già oggi parliamo di un ecosistema importante anche di prodotto, con tecnologia Qualcomm, che comprende oltre 275 device 5G annunciati o in via di sviluppo – non solo smartphone – ma anche device dati e soluzioni per il mondo industriale con partnership attive con Bosch e Siemens, solo per citarne alcune, e quelle con il mondo automotive, nuova frontiera per la connettività wireless.
L’obiettivo oggi per Qualcomm è riuscire ad offrire tecnologia 5G agli utenti come alle industry. Per farlo serve creare una customer base e una massa critica di servizi ed è indispensabile, prima, sviluppare le reti 5G. L’esempio della Corea che vanta una copertura di rete 5G pari al 95% – ed è già “partita” – è significativo.
Iaione: “Anche in Europa e in Italia, ci sono tutte le precondizioni per fare bene, perché già ora è possibile lavorare su tutte le derivate tecnologiche a partire dal 5G Low Bands, con gli operatori che hanno la possibilità di estendere da subito la copertura attraverso l’utilizzo di Fdd e Dss. E nel breve periodo su 5G in modalità Stand Alone mmWave e Sub-6, che apre effettivamente i nuovi scenari per lo sviluppo di nuovi modelli di business in un nuovo mercato di servizi per le industry”. E’ discriminante tra Paesi e regioni accelerare in questo senso, per le ricadute su Pil, per la capacità di competizione del Paese e lo sviluppo tout court.
Oggi sono disponibili in Europa coperture Nsa (Non Stand Alone) Sub-6 Ghz, negli Usa anche mmWave. L’utilizzo delle bande più basse, in Fdd (con Dss), rappresenta uno strumento importante di accelerazione per la copertura diffusa, ci sarà invece da aspettare ancora fino al 2021 per le reti con Sub-6 e mmWave aggregate. Dss, acronimo di Dynamic Spectrum Sharing, infatti consente agli operatori di rete di fornire sia copertura 4G che 5G all’interno dello stesso spettro, per una transizione graduale tra le due tecnologie e quindi un’implementazione più economica.
Le reti italiane oggi lavorano nelle bande alte, non si parla ancora di 5G Stand Alone (che utilizza sub-6 e mmWave con copertura focalizzata rispetto all’Lte). Ma possono essere proprio le tecnologie Dss a permettere un’evoluzione rapida (anche se parziale) verso una buona copertura 5G.
Dss infatti permette di utilizzare lo spettro Lte con le tecnologie 5G, almeno parzialmente, per combinarle entrambe e disporre, con la stessa distribuzione di banda di copertura 5G. In pratica si permette al cliente mobile che ha un’esperienza top nelle aree “spot” del 5G, di “degradare” a una tipologia di configurazione più bassa in continuità, senza costringere gli utenti a cercare le aree 5G con il telefonino, anche se con la consapevolezza che l’experience necessariamente è di qualità inferiore.
Con la funzionalità Dss in pratica gli operatori possono incominciare a irradiare il 5G dove ora è disponibile solo connettività Lte e rendere interessante per i clienti il nuovo scenario, con una migliore continuità di esercizio e di copertura. La tecnologia Dss è già definita come standard, e funziona però secondo un criterio “temporale” per cui alcuni slot vengono assegnati agli utenti Lte, altri agli utenti 5G, in relazione alla presenza/ affollamento dei device.
E’ chiaro che non è possibile in questo modo godere delle medesime performance offerte negli hot spot, ma allo stesso tempo permette di evitare al mercato anche il “divide fastidioso” vissuto da chi nel passaggio da 2G a 3G disponeva di device non in grado di switchare tra le reti. Quali che siano i passi di avvicinamento ad una piena esperienza 5G, la Corea resterà ancora per un paio d’anni per noi solo uno scenario di riferimento.
Ed allo stesso tempo, fino a che gli operatori non lavoreranno in modo pervasivo su reti e frequenze, non si può immaginare di innescare la trasformazione digitale nelle industry, nell’ambito manufacturing, per esempio. Iaione: “Gli operatori si stanno già muovendo in questa direzione, e hanno fatto già molto, anche perché gli use case immaginabili abilitati dal 5G SA sono proprio gli stessi che attraggono le telco”.
Nel 2020 quindi sono previste sostanzialmente due trasformazioni importanti. La prima riguarda la capacità di sfruttare il 5G dai 3,4/3,6 GHz (Sub-6) su tutte le bande, proprio in virtù della tecnologia Dss. L’altro tema, caldo, resta quello della “migrazione” al 5G Stand Alone. Per capire. Il nuovo standard sfrutta due spettri diversi, il primo appunto Sub-6 e il secondo mmWave con le frequenze alte dai 24,25 GHz ai 29,5 GHz, su cui si punta per offrire le migliori prestazioni per esempio nei luoghi affollati e tutta una serie di prestazioni critiche.
Qualcomm riconferma la volontà di lavorare intensamente con l’ecosistema, in un anno importante perché senza dubbio sono i prossimi 12 mesi il momento da cogliere per estendere quanto più possibile l’esperienza 5G. In uno scenario che indubbiamente resta complesso, Iaione chiude con un semplice esempio: “Far funzionare il 5G a livello globale implica testing sui modem per oltre 10mila combinazioni, e i device che devono disporre di modem capaci di aggregare più bande 5G, una sfida complessa ma già correttamente indirizzata con il nuovo sistema di modem-RF 5G per migliorare le performance del 5G a livello globale”.
Aggiornamento del 19/02/2020
Qualcomm presenta la terza generazione del sistema di modem-RF 5G per migliorare le performance del 5G a livello globale. Arriva anche la tecnologia filtro ultraSAW RF per i device mobili 5G/4G, per migliorare le performance della frequenza-radio nelle bande fino a 2,7 GHz
© RIPRODUZIONE RISERVATA