Leggi gli ultimi aggiornamenti al 25 gennaio 2021: Smart working semplificato fino al 31 marzo 2021 e poi?
Sciolta l’incognita sul futuro dello smart working agevolato dopo il 31 luglio, ora che lo stato di emergenza spostato al 15 ottobre 2020 automaticamente trascina con sé tutte le attività correlate (recita il Decreto Legge n.83 del 30 luglio 2020: le parole «31 luglio 2020» del decreto-legge 16 maggio 2020 vengono sostituite dalle seguenti «15 ottobre 2020»).
Lo smart working agevolato, con il decreto Rilancio, diventa così legge in Gazzetta Ufficiale e il diritto ad usufruirne fino alla fine dello stato di emergenza (15 ottobre) potrà essere espletato alle regole degli ultimi mesi. I dipendenti pubblici, con ruoli svolgibili in modalità agile, a loro volta potranno lavorare da remoto sino al 31 dicembre, applicabile al 50% del personale.
Allo stato attuale dell’emergenza (trattandosi di una deroga alla disciplina generale fissata dalla legge n.81/2017 sul lavoro agile) per applicare lo smart working continua a non essere necessario l’accordo tra datore di lavoro e lavoratore, che invece lo smart working ordinario richiede per durata, recesso, tempi di riposo, diritto alla disconnessione, forme di esercizio del potere direttivo, condotte sanzionabili disciplinarmente.
In questo fase, in pratica, la semplice richiesta da parte del lavoratore determina l’obbligo del datore di lavoro di acconsentirne, fino a che non cesserà lo stato di emergenza. Poi, in futuro, se non subentreranno nuove contrattazioni o leggi che trasformeranno la disciplina del lavoro agile da emergenziale a strutturale, la contrattazione ritornerà legata a un accordo individuale tra dipendente e lavoratore, come la legge richiede (n.81/2017).
In questa fase per adottarlo il lavoratore deve adempiere solo ad obblighi informativi e il lavoro agile potrà essere svolto con strumenti propri dei dipendenti, “qualora non siano forniti dal datore di lavoro”, mentre nella disciplina ordinaria è il datore di lavoro responsabile del buon funzionamento degli strumenti tecnologici assegnati per svolgere l’attività lavorativa.
In questo scenario di incertezza, che Covid ancora impone, il contenimento del virus e delle minacce ad esso collegate spingono molte aziende a considerare lo smart working la modalità preferibile di svolgimento del lavoro. Sono di questi giorni gli annunci di Google, Facebook, Amazon, Microsoft che estendono lo smart working per prudenza, per arginare qualsiasi pericolo legato all’epidemia. Secondo Axios, riporta il Corriere della Sera, Microsoft permetterà il lavoro agile fino a ottobre 2020, Facebook, Snapchat e Amazon sino alla fine dell’anno, più sbilanciata Google fino a luglio 2021, riconoscendo anche ai dipendenti un bonus di mille dollari come contributo per l’acquisto di pc, scrivanie, sedie ergonomiche, o altro per lavorare.
Leggo su Linkedin postato dal profilo di Matteo Sarzana, general manager Italy di Deliveroo, una scelta ancora più radicale, maturata sull’esperienza dei dipendenti in smart working da marzo 2020. Riporto parzialmente: “In questi mesi abbiamo aspettato con ansia di poter tornare a utilizzare i nostri uffici…. In realtà abbiamo scoperto che possiamo lavorare meglio anche senza un ufficio. Ci abbiamo pensato a lungo e oggi abbiamo annunciato a tutto il team la possibilità a tempo indeterminato, se tutto andrà come pensiamo, di poter lavorare in totale smart working. Non ci saranno obblighi di presenza, orari o altro. Chiunque vorrà sfruttare (si, sfruttare) l’ufficio, nel rispetto delle norme anti-Covid, potrà farlo, così come chi vorrà lavorare da casa, dal mare, dalla montagna, sarà di libero di sceglierlo. E’ un cambio di prospettiva importante, che dà ai manager la responsabilità di valutare l’operato e non la presenza e ai dipendenti di gestire il proprio tempo guardando al risultato da raggiungere”.
Le strategie delle aziende si plasmeranno in questi mesi anche di pausa estiva, al di là dello stato di emergenza. Vedremo nel lungo periodo come si troverà il giusto equilibrio, come le big tech risponderanno oltre l’emergenza, come le Pmi e le aziende italiane si accorderanno con i propri dipendenti, invogliati da leggi e accordi (ma soprattutto dalla propria mentalità).
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