Non ricordo inizio anno in cui le prime notizie stampa dal mondo digital non venissero dal Consumer Elecronics Show di Las Vegas. Più che una kermesse, che contagia da oltre 30 anni migliaia di visitatori da tutto il mondo ed espositori (fino ai numeri da capogiro dello scorso gennaio), un appuntamento fisso, atteso a ridosso dell’Epifania, capace di incuriosire per la portata delle novità, dai pc alle innovazioni in robotica, AI, computing… Una contaminazione di idee che mostrava la voglia di innovare non solo da parte dei grandi nomi del settore tra gli espositori (Intel, Samsung, Microsoft, Lenovo….) ma anche delle startup che, raccolte in delegazioni organizzate dai vari Paesi, sfidavano il sogno americano. Anche le italiane che, in 50 realtà, avevano partecipato negli ultimi anni al Ces di Las Vegas, con tanto di patrocinio della ministra dell’Innovazione Pisano volata nel gennaio 2020 fino in Nevada.

Quest’anno – nell’onda dei no eventi, no incontri, no fiere che ha travolto tutti scatenata inevitabilmente dalla pandemia – anche il Ces è diventato virtuale, ha chiuso i battenti alle plenarie, svuotato gli alberghi casinò (suite disponibili al Venetian o al Mandalay Bay per 40 dollari al giorno), desolato Las Vegas, da anni sede prescelta per convention mondiali.
Ora, vengo al punto.

Le novità tecnologiche di inizio d’anno non sono mancate (per fortuna), e le abbiamo seguite da remoto come il momento impone (evviva il digitale che garantisce la continuità e permette di seguire molto bene gli eventi, nulla da obiettare) ma in questo inizio di 2021 inizia a farsi sentire la mancanza di contaminazione, di idee nate da incontri causali, che il Ces o qualsiasi altro confronto diretto porta con sè.

La mancanza del caso, della novità insolita sulla quale cade l’occhio, dell’incontro fortuito non previsto nel calendar, della chiacchierata inattesa illuminante su scenari, strategie, tecnologie. Quel caso che accende idee, fa uscire dal seminato, dall’agenda fitta prestabilita, dalle consuete fonti quotidiane, dalla navigazione compulsiva per rimanere aggiornati, dalle riunioni cadenzate. Non manca Las Vegas e non serve andare oltreoceano, ma quel caso artefice di imprevisti (incontri, idee, discussioni, sensazioni, passaggi, discorsi, sguardi) arricchisce inevitabilmente le giornate pianificate, ossatura del buon lavoro.
Un’agenda pianificata minuto per minuto non è salutare. Spericolata forse nemmeno… Ma rende l’idea.
Perché le cose spericolate succedono anche nelle aziende. Contaminano.

Ecco un paio di annunci della settimana da tenere sotto osservazione per il prossimo futuro, che riguardano la contaminazione in senso lato.

Il primo. Microsoft ha affermato (in un blog) di avere imparato molto dal sul maggiore coinvolgimento con il mondo open source, aggiungendo che l’open source è ora il “modello accettato” per la collaborazione tra le aziende. E questa contaminazione incoraggia la collaborazione internazionale tra i giganti della tecnologia, unisce le forze anche in temi di normativa, accelera lo sviluppo. Se Microsoft era in passato uno dei più puri fornitori di software proprietario, oggi ha perso quell’immagine grazie al percorso impostato soprattutto dal Ceo Satya Nadella negli ultimi dieci anni, che ha spinto e seguito lo sviluppo open-source di .Net e l’adesione di Microsoft alla Linux Foundation.

Il secondo. Intel ha annunciato il nuovo Ceo dal prossimo 15 febbraio per avanzare nel percorso di trasformazione avviato negli ultimi anni dal Ceo uscente Bob Swan, posizionando l’azienda oltre le Cpu, nel mondo dell’intelligenza distribuita. La nomina a sorpresa è quella di Pat Gelsinger, attualmente Ceo di Vmware (dal 2012), dove per nove anni ha trasformato l’azienda posizionandola come player nel mercato della modernizzazione infrastrutturale e applicativa e dell’hybrid cloud, con attenzione ai temi della sicurezza e della mobilità aziendale, triplicandone i ricavi annuali. Per Gelsinger si tratta di un ritorno alle origini, partito da Intel e restatoci per 30 anni fino a diventarne il Cto, prima di essere Coo di Emc e approdare in Vmware.

Ne aggiungo una terza. Alghero, Bardonecchia, Campobasso, Carbonia, Cetraro, Concorezzo, Ginosa, Grottammare, Otranto, Pantelleria, Pietrelcina e Sestri Levante: sono i 12 comuni selezionati (sotto i 60.000 abitanti) per diventare Borghi del Futuro. I loro territori saranno laboratori di sperimentazione di tecnologie di frontiera applicate ai servizi per i cittadini (all’interno del programma Smarter Italy promosso dai ministeri Mise, Università e ricerca e Innovazione tecnologica, per realizzare servizi innovativi per mobilità, ambiente, benessere dei cittadini e della cultura).
Dodici luoghi di contaminazione. Da tornare a visitare.

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