“Sbloccare il futuro e favorire il progresso tecnologico in una prospettiva di sostenibilità”: è per lavorare a questi obiettivi che Huawei chiama a raccolta clienti e partner, in una due giorni, finalmente in presenza dopo quasi due anni, a Villa Erba, sul Lago di Como. Huawei Enterprise Day 2021 si propone quindi come occasione di confronto per definire le strategie e fornire all’ecosistema spunti e risorse tecnologiche per sviluppare la trasformazione digitale a partire prima di tutto dalla “connettività” che di fatto rappresenta il tema centrale e la chiave di lettura dei lavori.
Il ruolo di Huawei è quello di abilitatore tecnologico, con i partner in primo piano, per mettere a terra soluzioni complesse ed integrate, con un’offerta tecnologia aperta, a 360 gradi, pronta ad indirizzare le tematiche di riduzione del consumo energetico e dell’efficienza sfruttando i principali abilitatori tecnologici.
“Si tratta di proseguire il percorso già intrapreso e andare avanti con fiducia – esordisce Wilson Wang, Ceo Huawei Enterprise Italia -. Un percorso che nell’edizione 2019 era iniziato con l’auspicio “touch the future”. “Nel frattempo la transizione digitale è stata accelerata in corso dalla pandemia, ed ha portato nuove sfide, raccolte ed indirizzate dal vendor che “anno su anno ha incrementato i propri ricavi del 3,8% (136,7 miliardi di dollari) ed i profitti netti del 3,2%”; mentre all’interno dell’azienda, i fatturati di Huawei Edg (Enterprise Business Group) sono cresciuti significativamente (+23%), “in un contesto di mercato che ha visto il comparto business carrier di fatto rimanere stabile e quello consumer crescere più lentamente (+3,3%)”, laddove in Huawei il 34% del business è legato ai carrier, il 54,2% al consumer e l’11,3% al mercato enterprise.
Wang sottolinea l’impegno in ricerca e sviluppo indispensabili per poter operare in mercati così complessi e prosegue: “L’azienda ha speso solo nel 2020 poco meno di 22 miliardi di dollari a livello globale, quasi il 16% dei ricavi annuali e negli ultimi anni complessivamente più di 110 miliardi di dollari”. Huawei ha indirizzato le sfide di business continuity management “diversificando i fornitori sulla supply chain, anche dal punto di vista geografico, per salvaguardare la disponibilità dei prodotti, approntato stock di sicurezza di materiale raw, semilavorati e prodotti finiti, lavorato a stretto contatto con i fornitori per mantenere alta la visibilità complessiva sulla supply chain“, e ha diversificato anche le partnership strategiche con i supplier Ems (Electronics Manufacturing Service). Wang vuole sottolineare soprattutto il contributo portato in Italia: “L’azienda in Italia oggi conta oltre 730 dipendenti, di cui l’81% è personale italiano, è presente con due headquarter a Roma e Milano, 2 centri di ricerca e sviluppo a Milano e uno a Pisa, ha stretto partnership con 30 tra università ed istituti. Tra il 2016 ed il 2020 ha portato alle casse dell’erario 611 milioni di dollari, e 20 milioni di dollari di investimenti nelle università italiane nel 2020″.
Huawei Edg, strategia e tattica
Declina allora così tattica e strategia Domenico Miceli, sales director di Huawei Enterprise Italia: “La crescita europea aggregata di Huawei Edg è stata negli ultimi cinque anni (fino al 2020) superiore al 30%. E nel primo semestre del 2021 addirittura del 40%; Huawei oggi serve 253 delle aziende G500 e punta a raggiungerne 267 nel corso dell’anno” per aiutarle nella transizione digitale, ed i prodotti Huawei sono utilizzati in oltre 700 progetti di smart city e di oltre 2.000 istituzioni finanziarie.
“Soprattutto oltre l’80% del business oggi di Huawei deriva dall’attività dei partner, sono complessivamente circa 30mila (22mila sales partner, oltre 1800 solution partner e circa 5900 i service andoperation partner)”. Ruolo di rilievo anche nel mercato enterprise è riservato agli operatori telefonici, sono più di 100 quelli attivi a livello globale, cui Huawei fornisce non solo i prodotti ma anche i servizi.
L’evento costituisce occasione quindi anche per la presentazione di un rinnovato programma di canale che prevede nuovi modelli di go-to-market per guidare i partner nella loro evoluzione verso il mercato dei servizi, un incremento dei fondi destinati ad attività di marketing, ulteriori investimenti per favorire la formazione attraverso il programma Ict Academy, con il suo catalogo di corsi per l’acquisizione e la certificazione di competenze relative alle diverse fasi di vendita, e gli Open Lab europei, dove è possibile toccare con mano soluzioni specifiche per i settori verticali
Per Huawei ora si tratta quindi di “spingere l’acceleratore sulle iniziative di trasformazione digitale”. Oggi l’economia digitale non ha ancora raggiunto gli stessi volumi di quella tradizionale anche se solo nel 2020 gli investimenti globali in digitale hanno toccato un valore di oltre 2mila miliardi di dollari (+17,9% crescita aggregata dal 2015 al 2020, fonte: Idc), e “le ricerche dicono che per ogni dollaro investito in questa direzione ne vengono generati tre”.
AI, IoT e cloud i driver principali dell’economia digitale che proprio nel periodo delle criticità hanno fatto registrare crescita negli utilizzi esponenziali, “in un futuro che è già cambiato, basta pensare a telemedicina, education, e-commerce, con connettività e computing veri “bedrock” dell’economia digitale e quindi elementi chiave”. La diffusione delle connessioni 5G moltiplicata per la crescita della potenza elaborativa darà la forza alla crescita della DT. “Se le reti di telecomunicazioni di 10/20 anni fa erano abilitate per la comunicazione di persone, oggi il concetto di rete è decisamente più esteso: connettività, computing, cloud, AI e application, in interazione tra loro abilitano la collaborazione tra cose, persone ed informazione”.
Un’idea che applicata a finance, smart city, trasporti, utility, manufacturing e energy apre nuovi scenari in cui Huawei vuole impegnarsi, proprio a partire dalla possibilità di fornire un portafoglio prodotti esteso per reti, cloud, enterprise infrastructure, con applicazioni e soluzioni per le reti e i data center, “per connettere ogni cosa ed ogni persona con le applicazioni in cloud e rendere disponibili a cose e persone intelligenza e capacità di calcolo che risiedono in cloud tramite una rete iperconvergente, ad alte prestazioni a bassa latenza, sicura ed altamente automatizzata“.
La proposta tecnologica
Alla base di questi obiettivi la proposizione tecnologica del vendor con la connettività al centro. Nello specifico è l’idea di un “Autonomous Drive Network, la rete a guida autonoma, a dettare gli sviluppi – spiega Luca Vit, Cto Huawei Enterprise Italia -. Tutto ciò che è infrastruttura deve essere facilmente gestibile dai team, in termini di configurazione e sviluppo, con il software ad abilitare le efficienze”. Un’idea ben espressa dalla proposizione CloudCampus 3.0 per esempio vero e proprio “wireless intelligent cloud campus network utile anche per mettere in comunicazioni le differenti sedi aziendali” e punto di convergenza tra Sd-Wan e Sd-Lan.
Sulla base dei vantaggi non solo di Wifi 6, ma anche dell’evoluzione Wifi 6E e dei passi in avanti compiuti dall’offerta di switching e routing Huawei per un flusso applicativo ottimizzato. Huawei negli ultimi anni ha accelerato inoltre lo sviluppo della proposizione per il data center sostenibile e si è inserita nel quadrante magico di Gartner dello storage ad alte prestazioni con OceanStor Pacific di cui è stata rilasciata l’ultima evoluzione con incremento delle capacità senza incrementare i consumi.
Non solo, la sostenibilità complessiva dell’infrastruttura IT secondo l’azienda passa anche dalle facility per il data center, così come dall’utilizzo delle Passive Optical Lan (Pol), portando la fibra ottica fino “alle scrivanie” e quindi con una serie di importanti risparmi rispetto al rame. Tra le idee più interessanti infine quella di Huawei IdeaHub, come lavagna interattiva e soluzione in grado di funzionare sia in ambiente Android sia in ambiente Windows per indirizzare le esigenze delle digital meeting room sia professionali sia per l’education.
Si tratta, ora di mettere a terra i progetti di trasformazione digitale sulla scorta dei finanziamenti resi disponibili all’interno del Pnrr, tema di dibattito, all’interno dell’evento, di una tavola rotonda dedicata. Da una parte i carrier riconoscono i vantaggi offerti dal Pnrr ma anche il bisogno di “fare presto” perché proprio la roadmap del piano lo richiede, e quindi bisognerà imparare a lavorare “in velocità” ma anche per l’urgenza dei progetti – ed anche se in questo momento “non tutte le regole sono state ancora scritte”. Dall’altra si sottolinea il valore della collaborazione che necessariamente potrà essere esaltato solo dalla “capacità delle partnership di portare progetti integrati per i clienti finali”. L’Italia è tra i Paesi con la più ampia disponibilità di fondi, ma già in passato a dimostrato di essere meno brava di altri nello spenderli e, tanto più in questa occasione, non se lo può proprio permettere.
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