E’ il tema centrale della tre giorni di Appian World a Miami la democratizzazione delle competenze, un tema ad ampio spettro non banale che si declina grazie alla tecnologia, ma che di fondo ruota attorno alla capacità di creare opportunità nuove per persone e aziende.

Partiamo a ritroso dal keynote di chiusura dell’evento, che accanto al Ceo di Appian, Matt Calkins (uomo che ha fondato l’azienda nel 1999 e che detiene ancora oggi la maggioranza delle azioni) vede salire sul palco davanti a 1.400 partecipanti in presenza Malala Yousafzai, premio Nobel per la pace, impegnata sui diritti umani e sulle sfide educative che le ragazze di tutto il mondo devono affrontare per scalare, imparare, acquisire maggiore potere, che fa della democratizzazione dell’istruzione un dovere per paesi, governi e aziende. Un impegno che richiede determinazione ma anche strumenti, per accrescere competenze e indirizzarle.

Parla del potere dell’educazione ma anche del potere della tecnologia a supporto dell’educazione che può sfruttare Internet per non lasciare indietro nessuno. Il digitale è una opportunità e ci sono molti progetti che come Fondazione supportiamo in diversi Paesi del mondo, dalla Nigeria, al Brasile all’Afghanistan. L’educazione impatta sulla diversity, sulla società, sulle opportunità di lavoro, sulla prevenzione delle difficoltà della vita. Ma serve un’educazione di qualità per essere indipendenti: attraverso l’educazione possiamo parlare di diritti umani e la tecnologia in questo contesto rimane uno strumento importante per l’attivismo”.

Appian World 2022 – Malala Yousafzai, premio Nobel per la pace e Matt Calkins, Ceo di Appian

Ed è qui, risalendo a ritroso, sta il senso del keynote di apertura di Calkins, nel primo giorno di un Appian World finalmente in presenza dopo due anni in virtuale, che ha riportato il networking reale tra manager, partner e clienti da tutto il mondo, Europa inclusa. Un keynote che mette l’accento sulla democratizzazione dello sviluppo applicativo e sulla necessità di connettere persone, business e opportunità in questo processo. “Connected possibilities”, appunto il claim.

Matt Calkins, Ceo di Appian
Matt Calkins, Ceo di Appian

“Il mondo è cambiato in questi due anni ed è cambiato il modo di concepirlo – esordisce dal palco -. L’agilità è diventata necessaria per tutti i business che devono reinventarsi a tutti i costi e che devono costruire nuovi processi. In che modo? Noi parliamo di low-code, che include nella nostra visione Rpa, process mining, automation, elementi integrati in un’unica piattaforma in grado di disegnare workflow e processi, accessibile, facile da usare”.

Sono tre gli aspetti che spiegano le potenzialità del low-code: l’agilità (1) che spinge lo sviluppo di nuovi comportamenti e processi in azienda, la velocità (2) con la quale le novità si possono introdurre e la forza (3) con la quale i nuovi processi possono essere più accessibili.

“Gli sviluppatori possono cosi sviluppare velocemente nuovi ambienti e applicazioni spinti da una proposizione legata al business – continua Calkins -. Questa agilità ha fatto sì che nel 2021 più di 70 milioni di log-in siano stati effettuati sulla nostra piattaforma low-code e i processi gestiti siano aumentati, arrivando a toccare i 4 miliardi nel 2021 rispetto ai 2,5 miliardi del 2020. Una crescita dovuta anche al fatto che i clienti hanno deciso in modo significativo di aderire alle nuove modalità di subscription che sono stata spinte e definite anche a valle dalla pandemia”.

Un anno che ha visto duplicare la community di sviluppatori, cresciuta del +116%, e rafforzare il legame con i clienti, come riconosce Gartner che ha nominato Appian “Customer Choice” nel Gartner Peer Insights 2022 dedicato alle piattaforme applicative low-code enterprise, un riconoscimento ottenuto nelle categorie grandi aziende (1-10 miliardi di dollari) e medie aziende (50 milioni – 1 miliardo di dollari) in Nord America, Europa, Medio Oriente e Africa.

Senso di continuità 

L’integrazione delle diverse tecnologie in una unica piattaforma non è di per sé una novità. Se ne parla da anni, anche nei precedenti Appian World, in un crescendo, grazie alle acquisizioni di tecnologie che sono poi state via via  “low-codizzate” come amano dire gli Appianeer.

Se nel 2019 il tema di Appian World era la diffusione e la consapevolezza di come operava il low-code, nel 2020 a valle dell’acquisizione della spagnola Novayre Solutions si introduceva la necessità di dare vita a una piattaforma intelligente unificata, che mettesse insieme il low-code con l’AI del mondo Rpa (automazione). A queste due anime nel 2021, si è aggiunta la tessera finale del process mining grazie all’acquisizione della tedesca Lana Labs con l’introduzione anche del concetto di dati low-code al centro dell’attenzione (“il 37% dei nostri clienti utilizza oggi dati low-code” precisa il Ceo).

“Sono queste anime integrate che rendono i processi più efficienti, riducendo i tempi e i costi di gestione dei database”, anche se le novità relative al process mining hanno iniziato ad entrare nei progetti dei clienti a partire dall’inizio di quest’anno, rivelando la freschezza della proposta di Appian da affrancare. “Ma il process mining parla il nostro linguaggio e questo è un’importante rivoluzione nel nostro approccio – continua Calkins -.  Oggi per noi la piattaforma low-code di Appian integra le funzionalità di process mining, workflow e automation e questo crea un legame tra passato e futuro: il process mining analizza i dati del passato, dà risultati che impattano sui workflow che, a loro volta, possono migliorare la definizione del processo di data mining stesso. Vogliamo offrire una suite unica, con un singolo log-in, una unify low-code suite familiare agli utenti, che garantisca un monitoraggio continuo lungo tutto il ciclo di vita dei dati, in una crescente interazione dei dati fra di loro”.

E’ la stessa Gartner a stimare la tecnologia low-code come uno dei settori in più rapida crescita nei prossimi anni: entro il 2025, il 70% delle nuove applicazioni sviluppate dalle aziende utilizzerà tecnologie low-code o no-code, rispetto ad una percentuale inferiore al 25% registrata nel 2020. 

Appian World 2022
Appian World 2022 – Matt Calkins e la strategia di sviluppo per Appian Low-Code Platform

Perché #lowcode4all

Ma servono competenze, training e certificazioni (secondo Morgan Stanley, c’è una carenza di 1,4 milioni di ingegneri di software enterprise solamente negli Stati Uniti) che ha portato Appian a presentare durante la convention #lowcode4all, un programma di studi gratuito incentrato sull’accesso all’istruzione e alla certificazione low-code per promuovere l’avanzamento di carriera e le opportunità per la prossima generazione di sviluppatori low-code. Rieccola la democratizzazione delle competenze.
Saranno rese disponibili almeno 1.000 borse di studio #lowcode4all quest’anno, “rendendo più democratico l’accesso a una carriera nel low-code” sottolinea Calkins. Perché il programma si rivolge sia a studenti universitari o laureati, ma anche a chi ha momentaneamente sospeso il corso di studi, è senza lavoro, e deve fare reskill delle proprie competenze, con un esame finale per il rilascio della certificazione Appian Certified Associate Developer richiesta tra i partner di Appian. “L’economia globale ha bisogno di più sviluppatori. La semplicità nell’apprendimento del low-code permette alle persone di cambiare carriera, aggiornare le competenze e migliorare la proprie condizioni economiche” precisa Calkins.

Nuova nel contesto della conferenza l’attenzione dedicata all’impatto del low-code anche sui temi di sostenibilità, con attenzione alle tematiche Esg, ambientali, sociali e di governance. Perché la riduzione dei costi dello sviluppo applicativo e la realizzazione di moduli per la misurazione degli impatti delle emissioni dei vari processi aziendali migliora le performance Esg delle aziende e il loro rating, elemento preso in considerazione da governi e investitori.

Michael Heffner, VP of Solutions e Industry Go-to-Market di Appian
Michael Heffner, VP of Solutions e Industry Go-to-Market di Appian

La piattaforma low-code con le ultime funzionalità semplifica e accelera la gestione dei programmi Esg, la raccolta e il reporting dei dati Esg”  incalza Michael Heffner, vice president Solutions and Industry Go To Market di Appian. Un esempio concreto, l’app Go Green at Appian World che in questa tre giorni misura l’impatto ambientale di ogni partecipante in base all’uso di trasporti, cibo, bevande, policy e alloggi. “Per le aziende dare la priorità alla sostenibilità non è mai stato così urgente come oggi – sottolinea Heffner -. I clienti, gli investitori e i revisori finanziari sempre più spesso prendono decisioni basate sull’impegno, la trasparenza e la verificabilità dell’impatto ambientale e sociale di un’azienda e il low-code dà visibilità alle aziende del loro punto di partenza e del loro impegno nel miglioramento dei risultati Esg”.

Il percorso di Poste Italiane

Ritornano sul palco della convention non solo i temi dell’integrazione della piattaforma ma anche i clienti che in questi anni hanno portato avanti lo sviluppo low-code per cambiare processi funzionali al business. E ritorna Luigi Migliaccio, group chief customer operation office di Poste Italiane, a raccontare con franchezza un progetto che ha avuto un avvio faticoso, soprattutto in termini di change management. “All’inizio la nostra aspettativa sul low-code era di un mondo magico che ci avrebbe reso più agili ma questo il primo anno non è successo. Far lavorare insieme IT e business ed elaborare la strategia di ridefinizione dei processi interni e degli obiettivi finali ha richiesto più tempo per il setup, ma oggi siamo in grado di elaborare workflow in settimane o mesi”.

Appian World 2022
Appian World 2022 –  Da sinistra: Pavel Zamudio-Ramirez, chief customer officer, Appian
John Kotsonouris, global head business intelligence and process engineering for Markets Operations, Citi
Luigi Migliaccio, group chief customer operations officer, Poste Italiane

La trasformazione di Poste Italiane da puro operatore postale ad azienda pronta ad offrire servizi bancari, assicurativi, di comunicazione e di gestione pagamenti, ha avuto un impatto sulla gestione dei clienti e una rivisitazione delle attività di back office e di front office in ottica di customer management. “Il primo cambiamento significativo è stato impostare una piena digitalizzazione dei processi, abbandonando la carta, e dare vita a un importante cambiamento culturale di dipendenti e clienti – esordisce Migliaccio -. Se in passato gestivamo le richieste clienti con un supporto frammentato, che prevedeva interrogazioni di dati su mainframe con competenza di estrazione mirate, oggi le richieste dei clienti vengono gestite in modo più semplice, sempre interrogando il mainframe ma da una unica piattaforma senza skill particolari. Rispondere alle richieste dei clienti non è più un task tecnologico per le nostre persone, perché la suite di Appian orchestra tutti i dati e i processi e rende facile per ogni singolo operatore interagire con i sistemi, permettendogli di rimanere focalizzato sulla risoluzione del problema del cliente”. 

Lo stesso percorso fatto da Citi, come dettaglia John Kotsonouris, global head business intelligence and process engineering for Markets Operations di Citi, che ha deciso di cambiare modello per relazionarsi con i clienti. “Negli anni ci siamo trasformati da banca a provider di servizi, grazie a un approccio data driven, utilizzando i dati finanziari per ottimizzare servizi e workflow, e riducendo le criticità legate alla gestione dei problemi dei clienti. Abbiamo reso digitali dei task manuali, fatto formazione, definito nuovi Kpi e workflow. Questo ci ha permesso di rendere più sostenibile la crescita, e avere una singola visione sui processi ci ha spinto ad essere più sostenibili in ottica Esg nelle nostre attività, senza sprechi di tempo e di risorse”.

Rimane comune il tema della fiducia legata all’approccio low-code, perché “dovevamo capire come rendere le nostre persone confidenti e fiduciose che lo sviluppo low-code potesse garantire loro di velocizzare la capacità di risoluzione dei problemi, e oggi in 10 minuti riusciamo a gestire un claim, cosa impensabile anni fa” spiega Migliaccio, sottolineando la peculiarità del nuovo modo di lavorare. “Oggi l’interazione tra operatore e tecnologia ci permette di co-creare e dare un feedback più veloce per migliore i processi. Siamo più agili, in grado di lavorare su database diversi con una unica vista sulle operation in real time, e con una maggiore capacità di orchestrare l’intero ciclo del dato. Nello stesso tempo capiamo meglio le criticità, quello che deve essere migliorato partendo dai dati e dal modello di collaborazione tra le persone”.

Il progetto ha portato all’integrazione del mondo dei legacy system con nuovi applicativi, riducendo del 25% i tempi di risposta ai clienti, grazie alle tre componenti che si sono messe in discussione: tecnologia, processi e persone. Ma è un progetto ancora in divenire. “La sfida futura – conclude Migliaccio –  sarà lavorare sulla produttività di nuovi processi considerando la tecnologia un boost. Perché le reingegnerizzazione della nostra attività non è un questione di tecnologia ma di organizzazione“. Quel change management spinto dalla democratizzazione delle competenze e dell’istruzione che è rimasto tema sotteso per l’intero evento.

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