Ci riapre le porte lo stabilimento Abb di Dalmine per presentare quella che l’azienda considera una “fabbrica virtuosa”. Un modello di sostenibilità e primo stabilimento italiano a raggiungere il riconoscimento di fabbrica Mission To Zero. Si tratta di un traguardo importante per la società verso l’obiettivo di divenire carbon neutral entro il 2030 nell’ambito di un percorso che, abbinando la sostenibilità all’innovazione tecnologica e digitale, abilita una trasformazione smart di tutti i processi aziendali.
Ce ne parlano i manager della Divisione Distribution Solutions, direttamente coinvolti nella strategia che ha permesso al sito produttivo di Dalmine di raggiungere ad oggi una riduzione del 25% delle emissioni di CO2, con un taglio di 2.200 tonnellate rispetto al 2019.
Abb Dalmine, “fabbrica faro”
“Quella di Dalmine è l’unità più rappresentativa del business Abb perché si compone di diverse linee di produzione e processi, incluso un centro di ricerca e sviluppo dove progettiamo e testiamo i prodotti che vengono poi assemblati nello stabilimento e nel resto del mondo”, esordisce Massimiliano Callioni, direttore dell’unità produttiva di Abb Dalmine, descrivendo il sito bergamasco che, su una superficie di 45.000 metri quadrati e grazie al lavoro di circa 850 dipendenti, produce interruttori e quadri elettrici di media tensione.
Nel 2020, Abb Dalmine è stata riconosciuta Lighthouse Plant dal Mise, insieme ai siti di Frosinone e Santa Palomba, diventando un modello per le sue innovative tecnologie digitali applicate ai processi produttivi. “Oggi i nostri stabilimenti sono considerati ‘fabbriche faro’ – dichiara Callioni -, ma il nostro percorso verso la sostenibilità è iniziato circa 15 anni fa, a riprova che una fabbrica non deve necessariamente essere di nuova costruzione per poter essere sostenibile. Siamo partiti indirizzandoci verso l’Industria 4.0 attraverso l’automazione, l’uso di artificial intelligence, l’analisi dati, la sensoristica, con una strategia che ci ha permesso negli anni miglioramenti sul fronte della produttività, dell’aumento dei volumi e della competitività economica a livello globale. Oggi l’obiettivo delle nostre Lighthouse Plant è di essere dimostratori reali di tecnologie abilitanti per diventare un punto di riferimento non solo all’interno del gruppo ma anche rispetto alle molte piccole e medie imprese del territorio, supportando l’ecosistema”.
Oggi, in un contesto difficile e turbolento essere focalizzati solo all’innovazione tecnologica non è però sufficiente. L’azienda intraprende così un passo successivo verso l’Industria 5.0, una strategia che fa leva su tre pillar: “La centralità della persona, da rendere responsabilizzata, autonoma e formata all’interno del proprio ambiente lavorativo, la resilienza, per adattarsi al contesto dinamico, con maggiore flessibilità e diversificazione dei processi, ripensando ad esempio la supply chain per avere fornitori in ogni regione e far fronte alla carenza di materie prime e alla variabilità della domanda; e infine la sostenibilità quale focus del momento”, conclude Callioni.
Sostenibilità, processo sistemico
“Non c’è nessun risultato di business che giustifichi un compromesso sulla sostenibilità”, interviene Alessandro Palin, presidente della Divisione Distribution Solutions di Abb, spiegando la strategia di sostenibilità: “Ci impegniamo su molti fronti attraverso soluzioni al servizio della filiera, per supportare gli stessi clienti nella loro capacità di raggiungere processi più sostenibili. Possiamo aiutarli a ridurre le emissioni annuali di CO2 di oltre 100 mega tonnellate entro il 2030, l’equivalente di quanto generato da 30 milioni di auto a combustione. Lavoriamo per preservare le risorse, eliminare i rifiuti e non mandarli in discarica, facendo leva su un modello di economia circolare che ci permette di riutilizzare al massimo i nostri asset produttivi ma anche di usare a fine vita i componenti dei prodotti reinserendoli nel ciclo industriale“.
Il programma Mission to Zero mira così a creare siti produttivi Abb a basse emissioni che possano essere replicati da partner e clienti in tutto il mondo, sia nelle strutture nuove che in quelle già esistenti. Un modello già applicato in Cina, Finlandia, Germania e Paesi Bassi che si estenderà via via a livello globale nei prossimi anni.
Dipendente, soggetto attivo della sostenibilità
Per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, al pari dell’ottimizzazione dei processi produttivi, fondamentale è il coinvolgimento dei dipendenti, a tutti i livelli. Simona Testa, category manager, che in Abb Dalmine promuove programmi interni a sostegno della sostenibilità e della riduzione degli sprechi, racconta: “Oggi grazie a buone pratiche quotidiane dei dipendenti l’uso di plastica si è totalmente azzerato, con un risparmio annuo di 20 tonnellate. Stiamo facendo passi avanti anche nella ricerca di nuove soluzioni per la produzione, come il riutilizzo di casse di plastica per il trasporto dei componenti tra le fabbriche Abb in Europa e l’uso di plastica riciclata per gli imballaggi”. Decine di progettisti sono infatti focalizzati sulle attività di riciclo su questo fronte, con l’obiettivo di una riduzione dell’80% nell’uso di plastica entro il 2030.
Grande attenzione è posta anche allo spreco di carta promuovendo la digitalizzazione e un uso ridotto della stampa, strategie che hanno ridotto di 1.700 risme l’uso di carta in un anno, l’equivalente di 100 alberi. Grazie alla raccolta differenziata, già oggi il 95% dei rifiuti non va in discarica con l’obiettivo finale di arrivare ad essere un sito “zero waste”.
Nell’ambito della propria strategia di sostenibilità, pilastri importanti per l’azienda sono la anche promozione del progresso sociale e del benessere lavorativo così come la diversità generazionale e la formazione tecnica, attraverso il supporto allo sviluppo di competenze specialistiche.
Energie green
Nel percorso intrapreso verso la sostenibilità, il sito di Dalmine ha ridotto le emissioni di CO2 di circa 2.200 tonnellate negli ultimi due anni. “L’equivalente delle emissioni generate da un’auto che percorre 360 giri attorno alla terra lungo l’equatore” dichiara Paolo Perani, global sustainability manager del sito di Dalmine, sottolineando come per arrivare all’obiettivo di zero emissioni nel 2030 serva partire da subito a lavorare sull’obiettivo. Il percorso, spiega, si sviluppa su cinque tematiche principali: “Utilizzare la tecnologia per il monitoraggio dei consumi; implementare le tecniche adeguate per efficientare i consumi; massimizzare l’utilizzo di elettrificazione; acquistare energia verde; produrre energia green”.
Perani illustra cosa è stato fatto concretamente all’interno della fabbrica per raggiungere lo status di Mtz. Il sito di Dalmine è alimentato con il 100% di energia verde da fonti rinnovabili certificate da Enel Green Power. I tre edifici della fabbrica sono coperti da 4.000 metri quadrati di pannelli fotovoltaici che generano una potenza di picco di 900 kwp. L’impianto fotovoltaico copre circa il 20% dei fabbisogni di energia interna, aiutando anche a bilanciare i picchi di domanda del sistema di aria condizionata durante i mesi estivi. Attraverso l’installazione di 70 sensori, la piattaforma Abb Ability Energy and Asset Manager monitora il consumo di energia per identificarne le inefficienze e le possibilità di risparmio. Grazie a questo monitoraggio energetico, l’illuminazione esterna è stata ad esempio sostituita con lampade a Led ad alta efficienza, il che riduce il consumo energetico di 76.000 kwh all’anno. Si tratta dell’energia necessaria per ricaricare la flotta di veicoli elettrici del sito, che in Italia è stata fortemente incentivata, rappresentando ad oggi il 60% degli ordini totali. Nel sito ci sono al momento 9 punti di ricarica di cui una stazione di ricarica rapida in corrente continua.
All’interno della fabbrica vengono mostrati alcuni sistemi che rendono i processi della filiera più sostenibili, e che vanno dalle nuove tecnologie per rivitalizzare il geotermico, realizzate con Enel, ai motori elettrici per fabbriche di diverse tipologie che aiutano l’efficientamento dei processi e l’allungamento della vita utile dei macchinari come tematica chiave nella sostenibilità, ai forni ad arco per rifondere i rottami in acciaio, legati al tema green steel, dove l’energia verde può far crollare l’impatto della filiera, fino ad applicazioni di tassonometria, sensoristica e mobilità sostenibile.
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