E’ positivo l’andamento dei numeri del ministero dello Sviluppo Economico quando si parla di startup e Pmi Innovative. I dati del secondo trimestre 2022, analizzati dal Mise in collaborazione con Unioncamere, Infocamere e Mediocredito Centrale, confermano la crescita di queste realtà già riscontrata nel corso del primo trimestre e documentano l’iscrizione al Registro delle imprese di 14.621 aziende, con 259 nuove unità, rispetto al trimestre precedente, per un incremento dell’1,8%. Sul totale delle società di capitale di recente costituzione – sono 387mila quelle costituite negli ultimi cinque anni ed ancora in stato attivo -, le startup innovative oggi rappresentano il 3,7%.

Non cresce invece il valore del capitale sociale sottoscritto complessivamente dalle startup rispetto all’ultimo trimestre con un calo di 24,1 milioni di euro (-2,3% in termini percentuali) per complessivi 1.010.987.319 euro e un valore del capitale medio per impresa pari a 69.146 euro. Quattro sono gli ambiti principali di attività: ricerca e sviluppo (1), consulenza informatica (2), la fabbricazione di macchinari e prodotti elettronici (3) e la produzione di software (4). Ecco che, secondo l’analisi del Mise, il 76% delle startup innovative fornisce servizi alle imprese e, proprio per quanto riguarda gli ambiti operativi, si orienta verso la produzione di software e consulenza informatica il 39,2% delle realtà; preferisce attività di ricerca e sviluppo il 14,2% e attività dei servizi d’informazione l’8,6%. Poco meno del 16% opera nel manifatturiero, mentre il 3% in quello del commercio con la quota residuale distribuita negli altri settori (agricoltura, turismo, trasporti, etc).

L'imprenditoria innovativa del Paese
L’imprenditoria innovativa del Paese

Interessante il dato secondo cui, sul totale delle nuove società di capitale, nel caso delle startup innovative ben una su dieci operi nel comparto dei servizi alle imprese, mentre per il manifatturiero la percentuale scende al 6,7%. Non solo, vi sono settori particolarmente “fitti” di presenze: per esempio, secondo il codice Ateco 2007 è una startup innovativa il 43,4% delle nuove aziende di fabbricazione di computer ed il 46,9% di quelle specializzate nella produzione di software, mentre quelle di ricerca e sviluppo sono il 72,3% del totale.

Prima ancora dell’analisi geografica/demografica vale la pena guardare alla composizione sociale. Le startup con una prevalenza femminile – ossia, in cui le quote di possesso e le cariche amministrative sono detenute in maggioranza da donne – sono 1.962, il 13,4% del totale, a fronte del 20,6% osservato prendendo in esame l’universo delle neo società di capitali. Come dire: innovative sì, ma non necessariamente in discontinuità con trend radicati e tipici delle altre realtà, confermati anche dal fatto che le startup innovative in cui almeno una donna è presente nella compagine sociale sono il 43,4% del totale, anche in questo caso una quota più bassa rispetto a quella di altre nuove società di capitali (44,3%).

Più preoccupante il dato secondo cui pur “innovative” le nuove startup non sono particolarmente “giovani”, quelle in cui gli under 35 prevalgono nella compagine sono appena il 17,4% del totale, un dato di soli tre punti percentuali superiore rispetto a quello riscontrato tra le nuove aziende non innovative (14,3%), mentre almeno un giovane è presente nella compagine sociale nel 40,1% delle startup (5.949 in tutto), contro il 31% delle altre imprese.

Le provincie con il maggior numero di startup
Le provincie con il maggior numero di startup

E’ la Lombardia la regione con il più alto numero di startup (poco meno del 27% del totale), seguita dal Lazio (circa il 12%) e dalla Campania (poco più del 9%). Milano, Roma, Napoli, Torino, Bari, Bologna, le città più popolose, mentre la classifica è del tutto ribaltata (e con interessanti eccezioni) considerando le startup innovative in rapporto alle nuove società di capitali. Questa classifica vede infatti in testa Trento, seguita da Milano, Terni, Potenza, Udine, Pordenone, Pisa, Trieste, Bologna e Ascoli Piceno.
E’ un trend di crescita quello dei finanziamenti concessi. Hanno beneficiato del Fondo di Garanzia per le Pmi (Fgpmi) quasi 6.800 startup innovative e sono cresciute le operazioni in questo senso anche secondo il trimestre precedente, per circa 193 milioni di euro di fondi mobilitati (+44% rispetto al primo trimestre 2022), con un finanziamento medio di 289mila euro. Mentre per le Pmi innovative gestite dal Fondo sono state attivate oltre 6.100 operazioni per un totale potenzialmente mobilitato di 2 miliardi di euro.   

L'impegno del Fondo di Garanzia nel II trimestre 2022
L’impegno del Fondo di Garanzia nel II trimestre 2022

Chiudiamo la rassegna dell’analisi con gli indispensabili cenni agli indicatori economici/finanziari e una premessa: i dati di bilancio disponibili, relativi al 2020, coprono solo una parte delle startup iscritte al 1 luglio 2022 (8.336 su 14.362). Tra queste il valore della produzione medio per impresa è poco più di 164,5 mila euro, in diminuzione rispetto al trimestre precedente (circa 14 mila euro in meno). L’attivo medio è pari a poco più di 389 mila euro per startup innovativa, dato anche questo in contrazione rispetto alla precedente rilevazione. Anche la produzione complessiva è in calo ed ammonta a 1.371.271.643 euro (-160 milioni di euro rispetto a quello registrato al termine del trimestre precedente).

La maggioranza delle startup innovative registrate si trova ancora in una fase embrionale di sviluppo e nel 2020 permane tra le startup innovative una maggioranza di società in perdita: oltre il 52,8% (dato quasi invariato rispetto alla precedente rilevazione), contro la restante parte (circa il 47,3%) che segnala un utile di esercizio. Le aziende ad elevato contenuto tecnologico – marca l’analisi – “hanno tempi più lunghi di accesso al mercato, e l’incidenza delle società in perdita tra le startup innovative risulta sensibilmente più elevata rispetto a quella rilevabile tra le nuove società di capitali non innovative (pari al 37%)”. Anche Roi e Roe delle startup innovative registrano valori negativi. Cambia il dato se si fa riferimento alle sole in utile che allora mostrano indici sensibilmente migliori di quelli fatti riportare dalle altre società di capitali.

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