La città sostenibile non come utopia ma come obiettivo al quale siamo vicini in maniera concreta. Un traguardo raggiungibile grazie all’innovazione, alla gestione efficiente dell’energia, ad un nuovo concetto di mobilità e alla ridefinizione degli spazi urbani. Del resto, la città sostenibile è il modello che chiede l’Europa, come dimostra anche la direttiva Energy Performance of Buildings Directive (Epbd) siglata proprio nei giorni scorsi dal Parlamento Europeo, che segna le milestone fondamentali per arrivare alla carbon neutrality entro il 2050. Nel mezzo, passaggi intermedi che hanno come obiettivo la ridefinizione di città ed edifici, che in Italia consumano circa il 36% delle emissioni gas effetto serra a livello europeo.
E’ questo lo scenario dal quale, nella sua sede bergamasca, Abb apre un confronto con istituzioni, esperti di urbanistica e aziende del settore energivoro che si adoperano per concretizzare i modelli di sostenibilità.
“Il tema può sembrare avveniristico, ma è molto più concreto di quel che si pensi, perché molte cose stanno già accadendo o sono facilmente attuabili – esordisce Gianluca Lilli, senior vice president di Abb Italia –. Disegnare e sviluppare le città sostenibili del futuro significa mettere al centro la persona con i suoi bisogni e le sue esperienze, per migliorare la qualità di vita attraverso servizi efficienti, in cui il trasporto pubblico e privato siano sostenibili, quindi elettrici, e porre un’attenzione spasmodica al non spreco di risorse”.
Nel percorso verso la sostenibilità sempre più totale, l’elettrificazione è uno dei punti chiave perché, come si aspettano le Nazioni Unite, tra meno di 20 anni oltre 6 miliardi di persone abiteranno in aree urbane o in città e la richiesta di energia elettrica crescerà del doppio rispetto a quella di altre fonti di energia. “Per chi come noi di Abb lavora in questo campo, è importante continuare ad avere una forte spinta verso l’innovazione; portare costantemente a fattor comune prodotti, soluzioni, idee sempre più innovative, sostenibili ed efficienti”.
Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, racconta la sua città che ambisce ad essere sostenibile. A partire dalla mobilità, che deve essere sempre più pubblica, intermodale, facile e dolce. “A Bergamo siamo partiti da qualche anno a studiare un sistema di mobilità diverso e contiamo che quanto fatto concorra all’obiettivo di azzeramento delle emissioni. Ciò ha significato fare investimenti sulla rete del trasporto pubblico, soprattutto sul ferro. A Bergamo, nei prossimi anni verranno impiegati 900 milioni di euro in questa direzione per realizzare un insieme di opere, come la linea elettrica che collegherà Bergamo a Dalmine spostando un buon pezzo della mobilità che oggi si muove su ruota in modo poco efficiente. Anche l’azienda di trasporto pubblico sta investendo nel rinnovo completo della flotta che diventerà integralmente elettrica. Si tracciano inoltre corsie ciclabili come forme di incentivazione del trasporto della mobilità leggera, a basso costo”.
Nuovi modelli di urbanizzazione
In questo contesto, serve anche il contributo dell’architettura, dell’urbanistica e della politica, fondamentali per avere visione e capacità di settare gli obiettivi, ma anche di permetterne il raggiungimento tramite percorsi facilmente percorribili e senza troppi ostacoli burocratici. Perché oggi abbiamo un sistema confuso e complicatissimo di pianificazione urbanistica. Lo sottolinea Stefano Boeri, urbanista e architetto: “Dobbiamo guardare con grande attenzione al capitale sociale e fisico che possediamo oggi nelle nostre città e avere una visione prospettica che permetta di guardare ad un orizzonte ragionevole per un’effettiva transizione ecologica. Serve ripensare il nostro territorio (dove oggi 4 milioni di edifici sarebbero da sostituire perché energivori, degradati, in situazioni sismiche, costruiti in modo abusivo o semplicemente desueti): tutti i grandi sistemi urbani italiani dovrebbero quindi darsi una visione per il 2035 e il 2050 (le due scansioni temporali imposte dall’Europea), su tre grandi temi – la mobilità, l’energia e il verde – e con questa visione mettere in campo una serie di politiche sul territorio che tengano anche conto dei due grandi elementi di fondo, il cambiamento climatico e le disuguaglianze sociali, temi intersecati che sul territorio italiano si manifestano in modo molto forte”.
Per traguardare questi obiettivi, gli edifici devono essere sostenibili e capaci di produrre energia in autonomia. Lilli auspica a questo proposito una città “che coniughi la sostenibilità da un punto di vista ambientale, con la sostenibilità economica e sociale, dove sia possibile applicare nuovi paradigmi molto più partecipativi a livello di produzione e di consumo di energia“. Si fa infatti sempre più strada il modello definito “città arcipelago”, ovvero energeticamente autosufficiente, green e in grado di offrire ai cittadini tutti i servizi principali in un’area di prossimità. A confermarlo, il Politecnico di Milano, la cui analisi stima che entro il 2025 ci saranno 40mila comunità energetiche in Italia che entro il 2050 arriveranno a servire 260 milioni persone in Europa producendo il 45% di tutta l’energia che utilizzeremo.
“In Italia, abbiamo ad oggi un centinaio di queste realtà ma quelle che hanno effettivamente la valenza di comunità energetica sono circa 35 – interviene Maria Cristina Papetti, head of Global Sustainability di Enel Grids –. Sappiamo però che cresceranno e lo stiamo sperimentando anche in Enel con le reti che abbiamo connesso a livello globale. Il progetto Urban Futurability, lanciato a San Paolo, in Brasile, non una città qualunque mai una megalopoli, è il nostro esempio di applicazione concreta, dove l’edilizia sociale crea un impatto veramente minimale sull’ambiente, il riuso dei materiali, la presenza del verde e l’attenzione ad una mobilità, anche pubblica, assolutamente elettrica fanno sì che questo sia considerato un esempio virtuoso di un futuro delle città sostenibili che ci aspettiamo prenda piede anche in Italia, perché realizzabile”.
Papetti si sofferma anche sul tema delle infrastrutture e in particolare delle colonnine di ricarica, fondamentali per la mobilità elettrica. “L’infrastrutture deve essere sostenibile per natura – afferma , ricordando che in Italia nel 2022 l’infrastruttura di ricarica è aumentata del 41%. “Un tema che va potenziato; dobbiamo agire velocemente e far sì che le persone possano avere tutte le infrastrutture necessarie. Un altro importante tema è quello delle batterie, dove si auspica che la realizzazione di nuove filiere e di nuovi business porteranno a definire in futuro delle batterie standard”.
Sul modello di economia circolare si aggancia Gori: “La produzione di energia e la riqualificazione edilizia richiede nuovi strumenti; si tratta di imparare ad avere una forma di economia non estrattiva ma che riutilizzi gli scarti e ne faccia materia prima per nuove produzioni e nuove cose; nelle città questo riguarda in particolare la gestione del ciclo dei rifiuti. A Bergamo, oggi su 100 chili di rifiuti urbani che si raccolgono 72 vengono recuperati in forma di differenziata e il 28% trasformato in calore ed energia attraverso il teleriscaldamento”.
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