Preoccupano e confortano i dati che fotografano l’Italia e la sua trasformazione digitale riportati nell’ultimo Osservatorio 2022 realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Fondazione Ibm Italia e Fondazione Eni Enrico Mattei.

Nulla di nuovo sotto il sole, per quanto riguarda le preoccupazioni. Eccone alcune: l’Italia è al 18esimo posto su 27 Paesi UE nell’Indice Desi (Digital Economy and Society Index). E’ al 24esimo posto per le competenze digitali di base. E’ al 25esimo per la sua capacità di dialogare in modo digitale con la PA (solo il 40% dei cittadini italiani contro il 65% degli europei). E’ al 21esimo posto nella classifica delle aziende dotate di un sito Web con funzionalità avanzate (che tradotto significa che solo il 56% della imprese italiane ha un sito bello, efficiente e avanzato).

Ma per quanto riguarda gli aspetti confortanti, l’Italia mostra molta attenzione ai temi della cybersicurezza e della transizione sostenibile. Nel complesso, in tema di cybersicurezza, il nostro Paese registra un posizionamento di eccellenza in termini di imprese che informano i dipendenti sugli obblighi di sicurezza Ict (73% delle imprese, terza posizione in UE) ed è vicina alla media europea se si contano le imprese che adottano misure per la propria sicurezza Ict (11esimo) e che hanno aggiornato le proprie policy di sicurezza negli ultimi due anni (decimo).

Osservatorio Trasformazione Digitale dell’Italia – The European House Ambrosetti, 2022
Osservatorio Trasformazione Digitale dell’Italia – The European House Ambrosetti, 2022

Preoccupazioni e ritardi

Partiamo dalla situazione attuale e dai gap evidenti.
Davanti a noi ci sono tutte le maggiori economie europee (Indice Desi), e se abbiamo migliorato in classifica di 2 punti percentuali nell’ultimo anno lo dobbiamo alla componenti di connettività non tanto ai servizi digitali (che peggiorano di un punto) o al capitale umano che rimane stabile. “In quest’ultima dimensione, al ritmo attuale, all’Italia servirebbero 9 anni per raggiungere il valore europeo (di oggi)” scrive l’Osservatorio 2022 sottolineando come la percentuale di persone che ha utilizzato Internet almeno una volta a settimana (80%) ci posiziona di ben 8 punti sotto la media europea (alla 24esimo posizione).

L’Italia ha competenze digitali carenti: non solo quelle di base diffuse tra i cittadini (24esima su 27 appunto) ma anche sul fronte delle imprese, dove l’incidenza degli esperti in Ict sul totale degli occupati è pari al 3,8% (rispetto a una media europea del 4,5%). Le aziende inoltre sono molto restie a condividere i dati e a formare ecosistemi digitali. 

Complessivamente rimane forte il digital divide in Italia: nel 2021 solo il 65,7% delle famiglie utilizzava la banda larga fissa (contro una media europea del 77,8%) e questo nonostante il nostro Paese registri un’eccellente disponibilità (primo in UE nella copertura 5G).

Osservatorio Trasformazione Digitale dell’Italia – The European House Ambrosetti, 2022
Osservatorio Trasformazione Digitale dell’Italia – The European House Ambrosetti, 2022

Le transizioni necessarie

Per il 2023, secondo l’Osservatorio 2022, il Pnrr con i suoi 40,7 miliardi di euro dedicati alla trasformazione digitale (un ammontare di soldi superiore ai 38 miliardi di euro di Spagna, Germania e Francia messi insieme) rimane tra i driver di accelerazione con un impatto sul Pil nel lungo periodo. “I 40,7 miliardi di euro sono un’opportunità fondamentale per il sistema Paese per riavviare una produttività stagnante da oltre 20 anni e concretizzare la necessaria transizione green, così strettamente connessa ai processi di digitalizzazione. Il legame tra le due transizioni, i principi di etica e inclusione, le necessità di cybersecurity: sono alcune delle dimensioni spesso non fotografate adeguatamente dagli indici tradizionali, ma messe al centro delle analisi dell’Osservatorio” spiega Lorenzo Tavazzi, partner e responsabile Scenari & Intelligence, The European House – Ambrosetti.

Osservatorio Trasformazione Digitale dell’Italia – The European House Ambrosetti, 2022
Osservatorio Trasformazione Digitale dell’Italia – The European House Ambrosetti, 2022

L’impatto del Pnrr al 2027 potrebbe essere di +1,9% del Pil annuo con un impatto cumulato potenziale del +13% se si traguarda al 2036. “In particolare, la digitalizzazione della pubblica amministrazione e la maggiore produttività delle imprese, abilitata dalle tecnologie e dal digitale, potranno pesare per il +1,2% annuo del Pil, fornendo quindi un importante impulso per il rilancio e la competitività dell’Italia” sintetizza il documento.

In tema di transizione green, strettamente connessa con il processo di digitalizzazione, l’efficientamento dei consumi e dei processi passerà dalla nuova strategia energetica italiana di lungo periodo (la generazione elettrica dovrà passare dai 288 TWh del 2018 a 600-700 TWh entro il 2050 cosi come la generazione elettrica da fonti rinnovabili da 117 TWh a 670 TWh) e dalla digitalizzazione della produzione elettrica, dando impulso alle smart grid per un migliore monitoraggio dei consumi in tempo reale, per meglio gestire la rete e la stabilità di distribuzione.

A questo si affiancheranno anche i progetti di efficientamento dei processi produttivi delle aziende oltre al tema della smart mobility con l’elettrificazione dei trasporti.
Rimane aperta la questione dello shortage e del reperimento di materie prime critiche, che alzerà l’attenzione verso l’economia circolare, il riciclo e il riuso di prodotti tecnologici, ma anche verso il consumo dell’energia nei data center, da non sottovalutare. “La transizione energetica, e più in generale quella ecologica, è sicuramente la sfida più critica dei prossimi anni e il suo successo sarà strettamente legato anche ai processi di digitalizzazione. Le due transizioni cosiddette “gemelle”, quella energetica e quella digitale, sono del resto connesse indissolubilmente: se da un lato la crescita della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e l’efficientamento dei processi produttivi richiedono una forte componente digitale, dall’altro l’adozione delle tecnologie digitali può indurre a un aumento della domanda di energia, a un impatto negativo legato all’aumento dei rifiuti elettronici, nonché alla crescita esponenziale del fabbisogno di materie prime critiche necessarie per entrambe le transizioni. E’ un tema rilevante, che richiede immediata consapevolezza e deve spingere alla definizione e all’adozione di politiche univoche e auspicabilmente condivise a livello internazionale” precisa Alessandro Lanza, direttore esecutivo Fondazione Eni Enrico Mattei.

Osservatorio Trasformazione Digitale dell’Italia – The European House Ambrosetti, 2022
Osservatorio Trasformazione Digitale dell’Italia – The European House Ambrosetti, 2022

Cybersecurity e etica

Per quanto riguarda gli investimenti in cybersecurity (che devono fronteggiare attacchi informatici cresciuti in Italia a un tasso annuo del +14,4% negli ultimi 10 anni) lo studio di  Ambrosetti sottolinea l’urgenza di frenare il mercato del cybercrime che muove 6 trilioni di dollari annui (pari a circa l’1% del Pil mondiale) destinato ad aumentare fino a 10,5 trilioni di dollari entro il 2025. Un mercato che nel 2021 ha causato alle imprese italiane un danno cumulato di 4,1 miliardi di euro e che mina infrastrutture strategiche, pubblica amministrazione, dati dei cittadini, mercati finanziari, infrastrutture energetiche, trasporti.

Dovrà rimanere centrale nei processi di trasformazione l’attenzione alle modalità di sviluppo che devono garantire i principi di inclusione ed etica, “per far sì che la transizione digitale non lasci indietro nessuno e non contribuisca ad ampliare ulteriormente i gap già presenti” precisa l’Osservatorio. “La trasformazione digitale offre nuove opportunità di sviluppo alle persone, alle imprese, alle istituzioni e alla società civile. Il nostro impegno è quello di porre attenzione anche agli aspetti etici, di inclusione e sostenibilità, affinchè l’innovazione tecnologica sia a beneficio dell’essere umano e a salvaguardia della nostra casa comune, la Terra” commenta Alessandra Santacroce, direttore Relazioni Istituzionali e presidente Fondazione Ibm Italia.

I gap di età, territoriali, genere, istruzione rimangono i primi temi da affrontare in termini di inclusione. Per quanto riguarda l’etica, le questioni sollevate riguardano anche un impiego errato di nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale che mal governata può portare a discriminazioni sociali. Spiega l’Osservatorio: “Alcuni esempi sono i sistemi di credit o social scoring e i meccanismi di selezione di lavoratori, con la discriminazione che può essere di vario carattere (genere, etnia, religione, status economico, ecc.). Il tema è particolarmente rilevante in quanto il 76% delle aziende a livello mondiale ha adottato o sta sperimentando sistemi di intelligenza artificiale, con l’Italia che si posiziona al di sopra della media mondiale di 8 punti percentuali”.

Osservatorio Trasformazione Digitale dell’Italia – The European House Ambrosetti, 2022
Osservatorio Trasformazione Digitale dell’Italia – The European House Ambrosetti, 2022

Attenzione a quattro aspetti

Lo studio propone quattro linee di azione per i prossimi anni. Il rilancio del piano Transizione 4.0 come programma di riferimento per supportare la twin transition delle imprese, mantenendo invariate anche nel biennio 2023-2024 le aliquote dei crediti d’imposta per i beni materiali 4.0 e innalzando quelle connesse ai beni immateriali 4.0 e alle attività di R&S e innovazione tecnologica (1). La promozione di azioni che promuovano un approccio multidisciplinare alla formazione e allo sviluppo delle competenze in ambito digitale, rinnovando il programma Formazione 4.0, allargandolo anche a temi come digitalizzazione, etica, inclusione e sostenibilità (2).
L’impegno per rendere l’etica e l’inclusione principi guida della transizione digitale e energetica (3), promuovendo un coordinamento a livello territoriale (regioni, città metropolitane) valorizzando istanze provenienti da cittadini, imprese e amministrazioni (promozione di modelli bottom-up) e avviando la collaborazione tra imprese e Terzo Settore per la formazione delle competenze digitali nelle fasce più escluse (anziani, persone con disabilità, a basso reddito o livello di istruzione, aree rurali, ecc.).
Infine, creare protocolli di certificazione per infrastrutture di dati (4) rispondenti ai requisiti di sicurezza, nel rispetto della normativa europea, introducendo incentivi fiscali per aumentare il numero di imprese che adottano protocolli di data sharing. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Condividi l'articolo: