Negli ultimi anni, le aziende globali hanno intensificato gli sforzi per affrontare la sfida della sostenibilità, cercando di equilibrare la necessità di crescita economica con le aspettative ambientali e sociali. Il report del Capgemini Research Institute – A World in Balance 2024: Accelerating Sustainability amidst Geopolitical Challenges – svela uno scenario complesso: mentre alcune organizzazioni fanno progressi significativi, altre faticano a mantenere la rotta a causa delle turbolenze geopolitiche e della crescente pressione normativa. L’analisi si basa su un’indagine condotta tra giugno e luglio 2024, che ha coinvolto 2.152 dirigenti di 727 organizzazioni, tutte con un fatturato annuo superiore a 1 miliardo di dollari, in 13 Paesi (tra cui anche l’Italia), rappresentanti di 12 settori industriali. Gli intervistati occupano posizioni di alto livello (pari o superiori a quella di director). Inoltre, il report include anche i rilievi a valle di un sondaggio globale su 6.500 consumatori e su interviste verticali a 12 dirigenti di organizzazioni leader. Parliamo quindi di uno studio che analizza in dettaglio come le aziende stiano rispondendo alle sfide e delinea un quadro per il futuro della sostenibilità aziendale.
Sostenibilità, cresce la sensibilità dei board
Il concetto di sostenibilità aziendale è passato da una semplice tendenza a un imperativo strategico per le organizzazioni di ogni settore. Il report di Capgemini sottolinea che, nonostante la complessità del contesto globale, l’84% dei dirigenti afferma che la propria organizzazione è in linea con gli obiettivi di riduzione delle emissioni. Questo dato rappresenta un netto miglioramento rispetto agli anni precedenti, e riflette una crescente consapevolezza dell’importanza di limitare l’impatto ambientale.
Tuttavia, l’attuale scenario globale non si presenta senza ostacoli e contraddizioni. Le tensioni geopolitiche, come la guerra in Ucraina, la crisi energetica in Europa e le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, continuano a minacciare i progressi. Quasi due terzi dei dirigenti intervistati affermano che questi eventi stanno rallentando i loro investimenti in sostenibilità, un segnale che l’equilibrio tra obiettivi ambientali e necessità economiche resta precario. Entriamo più nei dettagli.
Pressione normativa e abilitatori tecnologici
Negli ultimi anni, la sostenibilità è quindi diventata un obiettivo centrale ma le pressioni normative rappresentano anche un motore fondamentale per la sua accelerazione. Il 69% dei dirigenti aziendali concorda sul fatto che l’introduzione di normative più severe sarà un fattore determinante per il successo delle iniziative di sostenibilità nei prossimi anni, un dato in crescita rispetto al 57% dell’anno precedente. Questo incremento riflette la crescente importanza delle regolamentazioni ambientali nel definire strategie aziendali a lungo termine.
Un esempio emblematico è la Corporate Sustainability Reporting Directive (Csrd) dell’Unione Europea, che stabilisce nuovi obblighi per le aziende in termini di misurazione e trasparenza delle loro performance ambientali. Secondo il report, il 73% dei dirigenti ritiene che questa direttiva stia migliorando le capacità di misurazione e monitoraggio delle loro attività sostenibili. Tuttavia, non tutte le aziende sono pronte a rispettare tali standard, in particolare riguardo alle emissioni Scope 3, che rappresentano le emissioni indirette lungo l’intera catena di fornitura. Solo un terzo delle organizzazioni intervistate dichiara di essere preparato a rendicontare queste emissioni entro il 2025, mentre l’86% si sente preparato per rendicontare le emissioni Scope 1, ossia quelle dirette.
Accanto all’evoluzione normativa, quella tecnologica gioca un ruolo altrettanto cruciale. La digitalizzazione e l’adozione di soluzioni tecnologiche consentono alle aziende di misurare, gestire e ridurre il proprio impatto ambientale in modo più efficace. Due terzi dei dirigenti affermano che le loro organizzazioni non riuscirebbero a raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità senza il supporto delle tecnologie emergenti. L’intelligenza artificiale, per esempio, viene utilizzata per ottimizzare l’efficienza energetica e monitorare in tempo reale i consumi delle risorse, riducendo sprechi e migliorando le performance operative.
Monia Ferrari, Ceo di Capgemini Italia, commentando i risultati della ricerca vuole sottolineare proprio l’interconnessione tra normative e tecnologie come chiave di successo per le iniziative di sostenibilità: “I leader aziendali hanno il potere e la responsabilità di guidarci verso un’economia più sostenibile. La gestione delle risorse idriche, la conservazione della biodiversità e le pratiche circolari sono ormai diventate imperativi aziendali fondamentali. Gli sforzi per la sostenibilità continuano a essere supportati da nuove innovazioni tecnologiche in ambito climatico e dalle normative”. Le aziende, dunque, non possono permettersi di trattare la sostenibilità come un’opzione accessoria. Le normative stanno rendendo il cambiamento necessario, mentre la tecnologia fornisce gli strumenti per implementare e monitorare tale cambiamento in modo efficiente e scalabile.
Criticità geopolitiche, ostacolo per gli investimenti
Mentre le normative e la tecnologia spingono verso una maggiore sostenibilità, le tensioni geopolitiche globali rappresentano una delle sfide principali per le aziende. La ricerca evidenzia come circa il 64% del campione veda la situazione geopolitica attuale come un freno agli investimenti in sostenibilità. Questo dato è particolarmente significativo alla luce delle tensioni internazionali in corso: non solo il conflitto in Ucraina, le relazioni instabili tra Stati Uniti e Cina, e la crisi energetica in Europa.
Questi fattori hanno portato a disagi nelle catene di approvvigionamento e a una crescente incertezza riguardo ai finanziamenti governativi. Nel report, il 69% dei dirigenti intervistati si dice preoccupato per l’impatto di tali incertezze politiche sugli investimenti in sostenibilità. I dirigenti svedesi sono tra i più preoccupati (75%), seguiti da quelli statunitensi (71%) e indiani (59%).
Le tensioni tra Stati Uniti e Cina, che coinvolgono anche questioni legate al commercio e all’innovazione tecnologica, rappresentano una sfida particolarmente rilevante. Poiché molte delle tecnologie necessarie per migliorare la sostenibilità dipendono dalla collaborazione e dalla fornitura globale di materiali e componenti, qualsiasi rottura o difficoltà in queste relazioni può compromettere gli sforzi aziendali. Inoltre, il conflitto in Ucraina ha causato una crisi energetica che ha costretto molte aziende europee a rivedere i propri piani di sostenibilità e a concentrarsi su soluzioni più locali e meno esposte a volatilità esterne. Nonostante queste sfide, alcune aziende continuano a fare progressi. Quelle che sono riuscite a investire in pratiche sostenibili stanno vedendo benefici non solo ambientali, ma anche economici e ridurre il consumo energetico e ottimizzare le risorse può tradursi in risparmi sui costi operativi, rendendo la sostenibilità non solo un obbligo normativo, ma anche un vantaggio competitivo. Ferrari ribadisce così questo concetto/opportunità: “La riduzione di CO2 deve ora tradursi in un risparmio sui costi. Gli sforzi per la sostenibilità non solo promuovono un futuro più verde, ma offrono alle aziende un’opportunità per ridurre le spese operative attraverso l’ottimizzazione delle risorse”. Le aziende che riescono a navigare con successo attraverso le sfide geopolitiche e a implementare soluzioni sostenibili sono destinate a prosperare in un’economia sempre più basata su principi ecologici. Tuttavia, per molte organizzazioni, trovare un equilibrio tra obiettivi sostenibili e condizioni economiche globali rimane sfida complessa.
Circolarità e gestione risorse, elementi di soddisfazione e criticità
Un’area in cui molte aziende hanno fatto progressi significativi è quella della circolarità e della gestione delle risorse. Il concetto di economia circolare, che promuove il riciclo e il riutilizzo dei materiali per ridurre al minimo lo spreco e l’impatto ambientale, è diventato centrale nelle strategie aziendali di molte organizzazioni. Secondo il report, il 75% dei dirigenti intervistati ha poi implementato un programma di gestione delle risorse idriche, in crescita rispetto al 55% del 2022. Questo miglioramento è un segnale chiaro che le aziende stanno prendendo seriamente il problema dell’approvvigionamento e dell’uso efficiente delle risorse. Anche il design dei prodotti sta evolvendo in un’ottica di sostenibilità. Più di due terzi dei dirigenti affermano che stanno riprogettando i prodotti per eliminare le fonti di approvvigionamento di combustibili fossili, un miglioramento notevole rispetto a meno della metà del 2022.Questi cambiamenti indicano una trasformazione significativa nel modo in cui le aziende pensano al ciclo di vita dei loro prodotti, passando da un modello lineare a uno circolare.
Tuttavia, non tutte le aree stanno registrando progressi allo stesso ritmo. La gestione delle emissioni Scope 3, che rappresentano una parte significativa dell’impronta di carbonio di un’azienda resta sfida. Come già accennato, solo un terzo dei dirigenti si sente preparato a rendicontare queste emissioni, nonostante la pressione normativa in aumento. Questo ritardo è problematico, poiché le emissioni Scope 3 spesso costituiscono la maggior parte delle emissioni complessive di un’azienda, coinvolgendo fornitori, partner logistici e clienti finali. In questo contesto, le aziende devono affrontare un duplice problema: da un lato, devono sviluppare sistemi per monitorare e ridurre le emissioni indirette; dall’altro, devono migliorare la trasparenza e la comunicazione sui loro progressi, per evitare accuse di greenwashing e guadagnare la fiducia dei consumatori.
Il parere dei consumatori, cresce il problema greenwashing
Nonostante i progressi fatti dalle aziende nel campo della sostenibilità, i consumatori sono sempre più scettici riguardo alla sincerità di queste iniziative. Il fenomeno del greenwashing è tra le principali preoccupazioni per i consumatori e minaccia la fiducia che le aziende stanno cercando di costruire intorno alle loro iniziative ecologiche. Capgemini evidenzia che oltre la metà dei consumatori (circa il 54%) ritiene che le aziende stiano utilizzando le iniziative di sostenibilità più per scopi di marketing che per reale impegno ambientale. Questo dato rappresenta un aumento significativo rispetto al 33% dell’anno precedente, segnalando che la fiducia del pubblico sta diminuendo.
Il greenwashing, o comunque l’uso di affermazioni ingannevoli o esagerate sulla sostenibilità, può avere conseguenze gravi non solo in termini di reputazione, ma anche dal punto di vista legale e normativo, con molte giurisdizioni che stanno introducendo regolamenti più rigidi per evitare abusi. Per esempio, la Commissione Europea ha recentemente introdotto linee guida più severe per garantire che le affermazioni di sostenibilità siano supportate da prove concrete e verificabili.
Secondo il report, i consumatori non vogliono solo vedere le aziende impegnarsi in iniziative di sostenibilità; vogliono anche trasparenza e risultati concreti. Tre quarti dei consumatori intervistati si aspettano che le aziende aumentino i loro sforzi per ridurre le emissioni di gas serra nel 2024, segnalando una chiara domanda di azioni tangibili. E le aziende non possono più permettersi di fare promesse vaghe o di concentrarsi solo su iniziative simboliche. Devono dimostrare un reale impatto ambientale e sociale, fornendo al contempo dati e rapporti verificabili.
La pressione per evitare il greenwashing è ulteriormente amplificata dalla crescente consapevolezza dei consumatori riguardo alle problematiche ambientali. Gli scandali legati alla sostenibilità possono distruggere anni di costruzione del marchio. In questo contesto, la trasparenza diventa una leva strategica per conquistare la fiducia del pubblico. “Il modo migliore per costruire fiducia e credibilità nei confronti dei consumatori – commenta ancora Monia Ferrari – è dimostrare risultati tangibili e pianificare un futuro all’insegna della sostenibilità. Le aziende devono essere in grado di mostrare che non si tratta solo di parole, ma di azioni concrete che stanno producendo cambiamenti significativi”.
Un altro fattore cruciale per migliorare la percezione dei consumatori è la coerenza tra gli obiettivi dichiarati e le azioni effettive. Le aziende che adottano un approccio olistico alla sostenibilità, coinvolgendo tutte le parti della loro catena del valore, tendono a ottenere un maggiore apprezzamento da parte del pubblico. Al contrario, iniziative isolate e scollegate dalla strategia aziendale globale rischiano di apparire superficiali e finalizzate unicamente al miglioramento dell’immagine. Le aziende devono quindi non solo implementare pratiche sostenibili, ma anche comunicare in modo chiaro e onesto i loro progressi. Ciò include la pubblicazione di rapporti dettagliati, la partecipazione a iniziative di trasparenza come il Global Reporting Initiative (Gri), e l’adozione di metriche standardizzate per la misurazione dell’impatto ambientale. Solo in questo modo sarà possibile contrastare il crescente scetticismo dei consumatori e costruire una solida reputazione di sostenibilità.
Verso un mondo in equilibrio
E’ evidente che le organizzazioni che sapranno combinare obiettivi di sostenibilità con strategie aziendali flessibili e innovative saranno le più preparate ad affrontare le sfide globali. La tecnologia e le normative continueranno a svolgere un ruolo chiave, ma sarà altrettanto cruciale che le aziende dimostrino un reale impegno a lungo termine, andando oltre le aspettative di breve termine. Una delle opportunità più significative per le aziende sarà sfruttare le innovazioni tecnologiche per migliorare non solo l’efficienza operativa, ma anche l’impatto ambientale. Abilitatori come l’intelligenza artificiale (AI), i big data, e i sistemi di gestione delle risorse basati su cloud offrono strumenti potenti per monitorare e ridurre l’impronta ambientale delle organizzazioni. Queste tecnologie permettono di ottimizzare i consumi energetici, ridurre i rifiuti e migliorare l’efficienza delle risorse, rendendo la sostenibilità non solo un’opzione etica, ma anche economicamente vantaggiosa.
Il report di Capgemini dimostra come le aziende che hanno investito in tecnologie climatiche abbiano registrato un miglioramento significativo non solo in termini di sostenibilità, ma anche di riduzione dei costi operativi. L’adozione di modelli energetici più efficienti e la riduzione delle emissioni di carbonio hanno permesso di ottenere risparmi tangibili. In questo senso, la sostenibilità diventa una leva strategica per migliorare la competitività e garantire una crescita resiliente.
Grandi opportunità saranno accese dalla collaborazione intersettoriale. Le aziende che riescono a formare partenariati strategici con governi, Ong e altre imprese possono accelerare i loro progressi verso obiettivi sostenibili. Queste collaborazioni consentono di condividere risorse, competenze e tecnologie, riducendo i costi e massimizzando l’impatto. La creazione di reti di sostenibilità globali, che riuniscono attori chiave da diversi settori, è cruciale per affrontare sfide complesse come il cambiamento climatico e la conservazione della biodiversità. Conclude Monia Ferrari: “I leader aziendali hanno il potere e la responsabilità di guidarci verso un’economia più sostenibile, ma questo può essere raggiunto solo attraverso uno sforzo collettivo. La collaborazione tra settori è essenziale per affrontare le sfide globali e costruire un futuro resiliente e prospero”.
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