Nel contesto economico attuale, caratterizzato da una crescente digitalizzazione, il tema delle competenze digitali emerge con urgenza. L’Italia deve colmare il gap tra la domanda e l’offerta di professionisti Ict, pena la perdita di competitività, soprattutto per le Pmi.
Come evidenziato dall’Osservatorio sulle Competenze Digitali 2024, realizzato dalle quattro principali associazioni nazionali rappresentative del settore Ict (Aica, Anitec-Assinform, Assintel e Assinter Italia) le imprese cercano professionisti Ict, ma le competenze scarseggiano e molte aziende formano i propri dipendenti in autonomia.

Una situazione insostenibile per le Pmi italiane dell’Ict, che per il 92% prevede un andamento in crescita del numero di addetti nel 2024 ma nel 39% dei casi lamenta la difficoltà nell’acquisire risorse specializzate. Questi numeri rendono chiaro che serve un intervento immediato: aiuti alle Pmi per formare professionisti, una riforma del sistema scolastico e un’offerta universitaria allineata alle esigenze del settore.

Un sistema scolastico da ripensare
Uno dei principali ostacoli alla diffusione delle competenze digitali è, infatti, l’attuale sistema scolastico, che necessita di una revisione strutturale e di un cambiamento. Immediato. La formazione sulle competenze digitali non può limitarsi agli ultimi anni di studio, ma deve partire fin dalle scuole elementari, permettendo agli studenti di familiarizzare progressivamente con le tecnologie e le discipline Stem.
È inoltre necessario un approccio pratico nell’educazione digitale. Non si può fare solo teoria: bisogna applicare ciò che si impara e le scuole devono adottare questo principio nella didattica, con lezioni frontali sì, ma anche con tante ore nei laboratori. Così che i professionisti digitali del futuro escano dalle superiori e dalle università avendo già sperimentato nella pratica cosa saranno chiamati a fare nel mondo del lavoro.
Un passo fondamentale nella risposta alla domanda di competenze digitali è rappresentato dall’incrementare il numero e l’offerta degli Istituti Tecnici Superiori (Its) e dei percorsi 4+2, che vedono un coinvolgimento diretto delle aziende nella formazione dei giovani. Questi percorsi rispondono immediatamente alle esigenze del mercato, offrendo una formazione altamente specializzata. Tuttavia, non devono sostituire l’università, ma integrarsi con essa.

Università e aziende, adeguarsi alla nuova realtà e organizzarsi
Il sistema universitario italiano è tradizionalmente orientato verso i percorsi magistrali, ma questo approccio sta mostrando i suoi limiti in un mondo digitale che richiede competenze immediate. L’Italia necessita di lauree triennali specializzate in digitale per rispondere alle sfide del mercato e fornire ai giovani una preparazione immediatamente spendibile nel mondo del lavoro. Le università dovrebbero inoltre collaborare tra loro per creare corsi verticali che rispondano alle esigenze del mondo digitale. Un problema emergente, inoltre, è che molte aziende, anche strutturate, non sanno quali competenze digitali servano loro. La scarsa conoscenza del mercato digitale e delle tecnologie disponibili ostacola la selezione di figure adeguate. Tutti vogliono l’intelligenza artificiale, ma spesso senza comprenderne le applicazioni reali. Serve un’azione sistemica per supportare le imprese, con finanziamenti formativi per aiutarle a identificare le proprie necessità e le competenze richieste.
Un altro aspetto cruciale è la disparità territoriale nella diffusione delle competenze digitali. Mentre le regioni più sviluppate, come la Lombardia e il Lazio, offrono opportunità formative più strutturate, le aree del Sud sono spesso svantaggiate. È necessario un approccio strategico che permetta di ridurre questo divario e renda la formazione digitale accessibile su tutto il territorio nazionale.
Guardare al futuro con concretezza
La transizione digitale non è solo una questione tecnologica, ma un cambiamento culturale che coinvolge tutti i settori. È fondamentale che le imprese italiane comprendano l’importanza di investire nelle competenze digitali. Solo così sarà possibile affrontare le sfide della digitalizzazione e trasformarle in opportunità di sviluppo. Le istituzioni, le scuole e le università devono, dunque, lavorare insieme per creare un ecosistema che favorisca l’innovazione, la formazione pratica e la collaborazione tra il pubblico e i diversi stakeholder.
La preparazione digitale del nostro Paese richiede un impegno condiviso da parte di tutti gli attori coinvolti. È necessario fare in modo che i giovani siano pronti a rispondere alle sfide digitali, con una solida formazione che integri teoria e pratica. Solo in questo modo l’Italia potrà affrontare la rivoluzione digitale e trasformarla in un’opportunità di crescita sostenibile.
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* Paola Generali è presidente Assintel, associazione nazionale delle imprese Ict e digitali di Confcommercio
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