Negli ultimi anni l’Italia ha compiuto un passo decisivo nel rafforzamento della propria autonomia digitale grazie alla Strategia Cloud per la Pubblica Amministrazione, promossa dal dipartimento per la Trasformazione Digitale (Dtd) e dall’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (Acn). La definizione di standard di sicurezza unici e l’adozione a livello normativo del Regolamento unico per le infrastrutture e per i servizi cloud per la PA hanno reso possibile avviare un percorso di trasformazione profondo: migliaia di infrastrutture obsolete sono state dismesse, sostituite da servizi cloud qualificati, pubblici e privati.
Il modello attuale, incentrato sul Polo Strategico Nazionale (Psn), ha garantito una base solida per le grandi amministrazioni centrali e per le aziende sanitarie. Tuttavia, ha mostrato dei limiti quando si tratta di coinvolgere la pubblica amministrazione locale. Due sono i principali ostacoli: la scarsa disponibilità di infrastrutture di rete ad alta velocità su vaste aree del Paese e un modello organizzativo che non riesce a rispondere alle esigenze di migliaia di piccoli enti. A ciò si aggiunge la carenza di competenze digitali reperibili sul mercato, fondamentali per accompagnare la transizione.

Nel frattempo, l’evoluzione dell’intelligenza artificiale ha aperto nuove prospettive per la PA: assistenti virtuali avanzati, generazione automatica di documenti amministrativi, interazioni più efficaci con i cittadini. Tecnologie che, se integrate, possono migliorare radicalmente l’efficienza e la qualità dei servizi pubblici, portando benefici tangibili in termini di automazione, creatività e capacità di rispondere a esigenze complesse in modo personalizzato.
Tuttavia, il Pnrr, pensato prima di questa rivoluzione tecnologica, necessita ora di un aggiornamento che consenta all’infrastruttura nazionale di supportare pienamente le opportunità offerte dall’AI generativa, creando un ecosistema flessibile e sicuro che consenta l’adozione di queste tecnologie in modo coordinato e capillare in tutto il Paese.
La risposta è il cloud federato: un modello che affianchi al Polo Strategico Nazionale, focalizzato sui dati nazionali strategici e le amministrazioni centrali, anche entità pubbliche distribuite sul territorio. Queste realtà, già oggi dotate di data center certificati e sicuri, rappresentano una risorsa preziosa: garantiscono prossimità ai territori, controllo pubblico end-to-end dei dati, competenze consolidate e investimenti già realizzati.
Ed è proprio il tema della prossimità che apre alla dimensione dell’edge cloud: nodi locali di elaborazione che, collegati al sistema federato, permettono di gestire dati e servizi vicino alla loro fonte di produzione. Questa architettura distribuita è cruciale per applicazioni che richiedono bassa latenza e sicurezza, come la telemedicina, i sistemi di monitoraggio ambientale, la gestione delle emergenze o i servizi di mobilità intelligente. Con l’edge cloud, i territori possono beneficiare di capacità di calcolo avanzate senza dover dipendere esclusivamente da data center centralizzati, riducendo costi e tempi di accesso ai servizi.
In un modello federato basato su architetture edge sarà possibile distribuire capacità computazionale avanzata sul territorio, sviluppare modelli di intelligenza artificiale specifici per i diversi settori della PA e per i contesti territoriali, e applicare tecniche di federated learning, che consentono di addestrare algoritmi mantenendo i dati nei territori di origine, nel pieno rispetto della privacy e della sicurezza.
I benefici attesi sono molteplici: efficienza, grazie a una migliore distribuzione delle risorse; sicurezza, con data center certificati e Csirt regionali interoperabili; innovazione, attraverso l’adozione diffusa dell’AI e di applicazioni edge; e soprattutto sovranità digitale, riducendo la dipendenza da operatori esteri e valorizzando gli investimenti già compiuti dal settore pubblico.
Per concretizzare questa visione occorrono alcuni passi chiave: un tavolo tecnico coordinato da Dipartimento per la Trasformazione Digitale e Acn, la definizione di risorse finanziarie dedicate, eventuali interventi normativi che facilitino la collaborazione tra PA, e l’attivazione di una convenzione quadro tra Dtd e soggetti pubblici. Fondamentale sarà anche l’impiego dei fondi Pnrr per sviluppare le infrastrutture di interconnessione, i servizi federati e le reti edge a supporto della PA locale.
Il cloud federato e il modello edge cloud rappresentano insieme la via italiana alla sovranità digitale: un’infrastruttura moderna, sicura e distribuita, capace di rispondere in modo agile ai bisogni dei cittadini e di sostenere l’adozione delle tecnologie più avanzate. Una visione che coniuga sicurezza, efficienza e innovazione, e che può trasformare profondamente la pubblica amministrazione italiana.
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*Pietro Pacini è direttore generale del Csi Piemonte e presidente di Assinter Italia, l’Associazione delle società in house Ict italiane.
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