E’ al PalaPanini, tempio del volley di Modena, che Stefano Bossi, Ceo e general manager di Vem Sistemi, apre la convention VemLive 2025 che ogni anno fa il punto sulle strategie dell’azienda. Guardando anche ai progetti in divenire.
La metafora dello sport – slancio, persistenza, cambiamento, collaborazione – per raccontare l’evoluzione della propria azienda fa riferimento, in particolare, al senso di squadra. Strumenti collaborativi, sinergie tra entità diverse del gruppo, sguardo alle istituzioni. “Siamo ecosistemi connessi più che aziende isolate”, un approccio che ha visto il Gruppo Vem redigere il primo Report di sostenibilità nel 2024, “punto cardine della collaborazione tra ecosistemi, per sottolineare l’intreccio tra transizione digitale, ambientale e sociale alla base della nostra strategia”, precisa Bossi.
Ecosistemi connessi
Perché il Gruppo Vem è una realtà che ruota attorno a più dimensioni: la prima di intragruppo, connettendo le diverse aziende MyDev (specializzata nello sviluppo software), Neen (focalizzata su architetture cloud e container) e Certego (dedicata alla sicurezza IT e alla threat intelligence) nella realizzazione di progetti comuni. Ne è un esempio Glass, la nuova piattaforma di diagnostica che nel 2026 sostituirà la storica MyVem.

La seconda dimensione è legata ai partner tecnologici e ai clienti con i quali il system integrator forlinese realizza progetti avanzati, tra cui servizi in ambito sicurezza come la piattaforma di analisi avanzata Halo (nata dal progetto Deep Dive con Trend Micro) ora parte integrante dell’offerta, per aiutare le Pmi a gestire attacchi in crescita e normative complesse (come la direttiva Nis2 con obblighi stringenti di accountability, tracciabilità e resilienza). “C’è una iniquità di accesso alle risorse IT da parte della aziende del tessuto produttivo italiano – puntualizza Bossi – ma credo che il tema della sicurezza debba essere pervasivo per qualsiasi azienda. Serve cultura alla prevenzione che unisca persone, processi e tecnologie. Questo il nostro ruolo”.
La terza dimensione è legata al mondo accademico e ad associazioni di impresa per gestire risorse e talenti. Nascerà a breve uno spin off dell’Università Unimore (Modena Reggio Emilia) dedicato alla cybersecurity, con obiettivo di dare vita a un Soc AI basato sull’intelligenza artificiale, in grado di analizzare in tempo reale minacce e classificare gli incidenti grazie a modelli di machine learning.

E’ la stessa rettrice Rita Cucchiara – che con l’inizio del nuovo anno accademico guiderà l’ateneo Unimore – a precisare l’impegno dell’università nell’essere “trainante per l’innovazione” grazie anche a partnership territoriali con l’ecosistema delle aziende tecnologiche. “L’Università ha tre missioni: la ricerca, la didattica e il public engagement. Siamo un ente pubblico, fare tech transfer significa fare innovazione insieme con le imprese del settore. Rientrano in questo operato l’impegno preso nella AI Factory con Cineca, la crescita del numero dei docenti in ambito Stem e scienza della salute (oggi pari al 72%), lo sviluppo di progetti di machine learning anche a livello europeo”.
Quantum, AI, cloud e cybersecurity
Il dibattito alza la palla sui temi che ridisegnano il digitale, quali il quantum computing (nell’anno dedicatogli dall’Unesco) con la professoressa Paola Verrucchi (Cnr e Università di Firenze) che invita a condividere la conoscenza del quantum “fuori” dalle aule delle università mantenendo un approccio concreto, ricordando che “ogni tappa ha senso solo nella misura in cui si ricorda la precedente”. Ma anche sull’intelligenza artificiale agentica, con sistemi in grado di interagire con Api e applicazioni, prendere decisioni in autonomia e collaborare con altri agenti digitali. “L’Agentic AI è una nuova ondata di tecnologia che avvia nuove forme di produttività, ma che apre interrogativi su tematiche di governance e rischi per le imprese – precisa Gianmatteo Manghi, ceo di Cisco Italia, parlando di una “AI che sta cambiando ogni cosa” con nuove prospettive.
”Rete e sicurezza sono elementi critici per l’AI ma è importante sviluppare competenze e adottare principi nell’uso dell’AI che evitino danni alle persone e discriminazione – precisa -. Il Manifesto di principi sottoscritto da Cisco guida lo sviluppo ricordando che l’intelligenza artificiale è un elemento fondamentale per il progresso, ma dobbiamo essere noi a guidarla consapevoli che non tutti i progetti funzioneranno fin da subito ma è fondamentale sperimentare”.

I dati dell’impatto dell’AI sull’economia suonano impressionati. Gianluca Salviotti, professore di Sda Bocconi, cita un mercato che genererà 19,9 mila miliardi di dollari sull’economica e ogni dollaro investito in AI produrrà 4,6 dollari di ritorno nel 2030. “Non sono un estimatore di queste stime perché stanno generando un effetto sul mercato di impennata di menzioni di AI nelle comunicazioni, nei piani industriali per attrarre capitali e investimenti. Come se bastasse mettere una spruzzatina di AI per rendere le strategie più appetibili. Questo genera il fenomeno della fauxtomation. Mi spiego: un’azienda non ha capacità di AI, ma ormai l’ha dichiarata nel suo piano industriale, e i suoi stakeholder e clienti se la aspettano. Quindi, si butta nell’utilizzarla ma spesso il risultato è che crea una sensazione di automazione non vera. Se il frontend che vede il cliente è digitale, il backend è molto manuale, fatto da collaboratori che generano codice ragionando su fogli Excel”. E continua: “È un momento d’oro per i fornitori di soluzioni di AI ma il problema rimanere serio, tra l’hype del momento, la paura di diventare obsoleti e il desiderio di innovazione”.
Oggi l’AI usata come leva di automazione non genera nuova ricchezza, ma nuova ridistribuzione del lavoro. “Saremo bravi solo se sapremo lavorare sulla complementarità – conclude il professore -. Il corollario è molto semplice: i benefici dell’AI non ci sono se ragioniamo in modo isolato. Si possono capire le complementarietà solo insieme in un ecosistema tra fornitori, aziende, utilizzatori, università”.
Progetti in partenza

Lo stesso Bossi, sull’AI in un confronto a latere dell’evento, conferma la complessità del momento. ”Abbiamo nominato un AI Community leader del Gruppo Vem proprio per muoverci su questo terreno con una logica condivisa. Oggi nessuno domina l’AI ma è chiaro che l’AI sta diventando un elemento di disruption. E’ ancora molto legata all’automazione del lavoro, per questo c’è molto da fare. Noi ci siamo mettendo la testa, come testimonia il progetto Glass e lo spin off universitario del Soc AI”.
Nel dettaglio, Glass è la nuova generazione di sistema di monitoraggio che prenderà il posto di MyVem per gestire le tecnologie presenti nell’infrastruttura. “Una piattaforma che poggia su 4 pilastri – precisa Marco Bubani, Innovation director di Vem Sistemi -: la semplificazione e l’automazione della gestione dei dati per migliorare la customer e user experience, la capacità di reporting, l’automazione che porterà a un approccio più proattivo, fino alla osservabilità che rimane il cuore del sistema, non solo per vedere quello che accade in real time ma per correlare le informazione e generare nuovi scenari. In sintesi Glass (acronimo di Granular, Live Analytics, Supervision System) mette in relazione tecnologia e persone’.
Ma non è l’unico progetto in partenza.

La collaborazione con Neen si sta consolidando con una proposizione di cloud concreta. “Nei prossimi mesi ci saranno nuovi investimenti per raddoppiare il data center di Milano, con una seconda availability zone ubicata nell’area lombarda – prosegue Bubani – per rispondere all’esigenza di infrastrutture sicure, resilienti per supportare le nuove esigenze di business dei nostri clienti”.
Strategie 2026
Il Gruppo Vem ha chiuso il 2024 con 94 milioni di euro di fatturato, in crescita del 50% rispetto ai 62 milioni del 2022. “Nelle nostre aziende il turn over è basso e garantiamo una attrattività alta per la nostra regione con il 97% di assunzioni a tempo indeterminato e formazione continua”, riprende Bossi. Il progetto del Villaggio Digitale annunciato nel 2022 è stato avviato e vedrà la nascita di una piattaforma di servizi il prossimo anno.
“Per il 2026 la strategia si conferma quella di spingere i progetti a valore, privilegiando le tecnologie abilitanti dei nostri servizi. Ci aspettiamo una crescita importante nel cloud distribuito, perché grazie a Neen riusciamo a indirizzare nuovi clienti ma siamo consapevoli che sarà un percorso lungo. Il nostro obiettivo è consolidare la crescita sia nel mondo cloud sia cyber che rappresenta un terzo del nostro fatturato, ma siamo cauti perche vogliamo una crescita sostenibile. L’obiettivo è di chiudere l’anno fiscale con un +3%”.
Nei desideri il presidio della costiera adriatica con le sedi in Emilia-Romagna e Marche. Rimane la difficoltà di consolidare il business nell’area romana, presidiata da un ufficio aperto poco prima del Covid. “Oggi solo l’8% del nostro fatturato arriva dalla PA, è un mondo che si muove a velocità diverse, richiede tempo”.
Tre i percorsi proposti alle aziende. Il primo legato alla cloud transformation (Momentum Cloud) analizzando ecosistemi cloud in evoluzione, modernizzazione applicativa, gestione dati e sicurezza. Il secondo legato al tema della cybersicurezza (Momentum Cyber) tra consapevolezza e cultura aziendale. Il terzo legato al tema del lavoro che ruota attorno a collaborazione, costruzione di ecosistemi e partnership tra aziende e università, pubblico e privato (Momentum Fow o Future of Work).
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