Si è appena chiuso a Davos il World Economic Forum 2024 che ha toccato temi centrali per il futuro delle economie internazionali dove geopolitica e conflitti in corso (soprattutto sul fronte mediorientale e ucraino) rimangono protagonisti indiscussi nel definire scenari futuri. Dall’inflazione alla escalation delle guerre, dal cambiamento climatico ai nuovi equilibri internazionali (Cina e Taiwan). Alla povertà, misurata come ogni anno della onlus Oxfam, che in apertura del forum ha presentato il report Disuguaglianza: il Potere al Servizio di Pochi (che vi invito a leggere). “Dall’inizio della pandemia i 5 uomini più ricchi al mondo hanno più che raddoppiato le proprie fortune, a un ritmo di 14 milioni di dollari all’ora, mentre la ricchezza aggregata di quasi 5 miliardi delle persone più povere non ha mostrato barlumi di crescita”. Cinque uomini, o meglio Elon Musk (X ex Twitter, Tesla), Bernard Arnault (Lvmh, con 70 marchi di alta moda da Dior a Bulgari), Jeff Bezos (Amazon), Larry Ellison (Oracle) e Warren Buffett (investitore americano) che da marzo 2020 al 30 novembre 2023, hanno accresciuto del 155% la propria ricchezza totale, passando da 340 a 869 miliardi di dollari. I numeri delle diseguaglianze mostrano una forbice sempre più ampia economica e sociale e chi “governa” piattaforme e tecnologie è palesemente nel top della lista (Musk, Bezos, Ellison).
Qui l’attenzione su innovazione e intelligenza artificiale, protagonista indiscussa a Davos quest’anno dopo l’entra in scena nel 2023, e osservata attraverso i dati del report Chief Economists Outlook 2024 del Wef, che attribuisce ai progressi raggiunti nel campo dell’AI uno dei fattori di cambiamento più determinanti per l’attività economica globale nei prossimi anni (la produttività globale annua aumenterebbe dell’1,5% e il Pil mondiale del 7% nei prossimi dieci anni). Confermando trend evidenziati da molti analisti nel corso del 2023.
Ma anche a Davos accanto ai benefici si evidenziano i rischi. Il richiamo a una normativa che governi l’AI. Due voci su tutte, una istituzionale e una aziendale.
Da una parte la richiesta del segretario generale dell’Onu António Guterres, che ribadisce la necessità che tutti gli stati si impegnino per una regolamentazione che possa limitare i rischi dell’AI e per lo sviluppo di un modello di governance adattivo e aperto a tutti che, secondo Guterres, andrebbe guidato dalle Nazioni Unite (ma qui si apre il confronto).
Dall’altra l’intervento di una new entry al Forum, Sam Altman, Ceo di OpenAI, che evidenza benefici e timori. “L’AI è una tecnologia molto potente e non sappiamo bene come evolverà. Questo vale per ogni rivoluzione tecnologica. L’AI non va fermata perché ci può portare prosperità ma va regolamentata perché esiste il rischio che qualcosa possa andare storto. Possiamo prendere precauzioni per renderla sicura”. C’è ancora tempo nella sua visione, ma mesi non anni. “E’ bene che le persone abbiano timore: possiamo imparare dalle lezioni del passato, come la tecnologia può essere governata e si possono fissare soglie di sicurezza. Le istituzioni devono ragionare sull’approccio migliore per regolare l’AI prima che diventi troppo potente, e questo è importantissimo” ricordando come l’AI avrà bisogno di elevata potenza di calcolo e di hardware energivoro, richiedendo investimenti in energia rispettosa del clima (accenna a energia solare e fusione nucleare).
Il tema della fiducia
L’utilizzo della AI raccoglie consensi in molti settori, come in ambito medico e ricerca scientifica, ma allarmi in altri, come dichiara Kristalina Georgieva, direttrice generale del Fondo monetario internazionale, sottolineando la profonda e “indecifrabile” trasformazione sociale che l’AI innescherà, perché impatterà sul 60% dei lavori attuali con conseguenza su milioni di posti di lavoro.
Tra i rischi discussi quello legato alla disinformazione. Secondo il Rapporto Annuale sui Rischi Globali 2024 del Wef – una ricerca sull’opinione di 1.400 esperti – dopo il primo timore legato al verificarsi di una catastrofe globale per condizioni meteorologiche estreme (66%, siccità, incendi, inondazioni, caldo estremo), c’è proprio la paura legata alla disinformazione e alla disinformazione generata dall’intelligenza artificiale (53%).
Il riferimento va anche alla politica: notizie manipolate o false create dall’AI possano minare le prossime elezioni creando interferenze elettorali. “Quest’anno si terranno le elezioni in Paesi che rappresentano il 60% del Pil globale, tra cui Gran Bretagna, Stati Uniti, UE e India, e il nesso tra informazioni falsificate e disordini sociali sarà al centro della scena durante le campagne elettorali” afferma il report.
Il titolo del Forum di Davos, Ricostruire la Fiducia, calza a pennello anche con i timori legati all’AI (che la fiducia deve ancora conquistarla) oltre che per le economie in sofferenza, dopo quattro anni tra pandemia, inflazione, guerre. Ma c’è chi lo “lega” anche al Forum stesso che deve riconquistare fiducia persa nel corso negli anni. E’ un Forum superato? Se lo chiede Pierre Hanski su Internazionale di questa settimana: “La riunione annuale che si svolge in Svizzera resta un’occasione per i leader mondiali di stringere alleanze e scambiarsi informazioni, ma ha perso la funzione di bussola della globalizzazione che aveva ricoperto con piacere e soprattutto profitto… Viviamo un momento di inquietante sospensione. La globalizzazione è sopravvissuta, ma è più un’eredità degli ultimi vent’anni che una promessa per il futuro. Il cambiamento climatico e la geopolitica hanno cominciato a invertire la rotta”. Il dibattito innescato sull’AI speriamo acceleri l’impegno mondiale degli stati per la definizione di una governance, mentre l’Europa si sta apprestando ad approvare la bozza del testo finale sull’AI Act.
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