Importante che non sia una moda quella della sostenibilità e, a dire il vero, più ne sentiamo parlare in convegni e in aziende più ci convinciamo che stia entrando davvero nelle corde di molti programmi (anche se con lentezza), a tendere verso gli obiettivi ambiziosi definiti da Agenda 2030. Ma ci sono dati e dati. Incoraggianti e non. “La sostenibilità sarà uno dei driver di cambiamento del mercato più forte nei prossimi anni” sostengono in molti. Vediamo.
Parto dai dati meno incoraggianti: lo studio The Decade to Deliver: A Call to Business Action di Accenture Strategy e United Nations Global Compact afferma che le imprese non si impegnano abbastanza per raggiungere i 17 obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals) dettati da Agenda 2030, che fanno i conti oggi con 700 milioni di persone in stato di estrema povertà, 170 milioni senza lavoro e 70 milioni di rifugiati.
Presentato alle Nazioni Unite a New York, lo studio condotto su mille Ceo di grandi aziende mondiali rileva che solo il 21% di essi ritiene fondamentale il contributo delle imprese per la realizzazione degli Obiettivi Globali 2030 e meno della metà (48%) sta gestendo il proprio business in un’ottica di sostenibilità.
Frenati da incertezze socioeconomiche, geopolitiche, discontinuità tecnologica degli ultimi quattro anni, i Ceo distolgono l’attenzione dalla sostenibilità, “ma chiedono all’intero settore di fare quanto necessario per trasformare l’impegno in azioni concrete – precisa Lise Kingo, Ceo e direttore esecutivo di United Nations Global Compact –. Una sfida che richiede vi lavorino insieme governi, policy maker, capi d’azienda, investitori, azionisti, membri della società civile e accademici”.
Ma arrivano anche dati incoraggianti a tendere: il 99% dei Ceo lega il successo futuro della propria impresa a un approccio sostenibile, dichiarando di avere in mente iniziative per raggiungere gli obiettivi globali nel 2030 (81%) e di considerare la tecnologia (63%) un acceleratore critico dell’impatto socio-economico della propria azienda. “Anche i Ceo intervistati in Italia hanno testimoniato con estrema convinzione come il tema della sostenibilità non sia più qualcosa di cui comprendere il valore per decidere se agire, ma un elemento di competitività parte integrante della strategia aziendale” precisa il report (dato incoraggiante). In un’ottica di agilità competitiva,la sostenibilità diventa poi un asset per ottenere la fiducia dei consumatori, accrescere il business, e una priorità per la leadership. Mette l’accento sulla tecnologia Peter Lacy, senior managing director di Accenture Strategy: “Le innovazioni tecnologiche continueranno a susseguirsi a ritmi sempre più veloci e, se le aziende sapranno realizzare investimenti in linea con le esigenze mondiali, potranno minimizzare l’impatto del business sull’ambiente e contribuire a valorizzare la società in cui è inserita.”
Per imprimere un’accelerazione verso la sostenibilità tre i fattori cruciali, secondo gli analisti:
- Gli obiettivi di sostenibilità devono essere prioritari in tutta l’azienda;
- Devono coinvolgere l’intero ecosistema facendo leva su conoscenze e tecnologia (imprese, governi, enti regolatori e organizzazioni non governative);
- Devono avere una leadership responsabile chiara.
Stessi temi che ritornano anche in altri contesti, ribaditi durante il weekend in occasione del EY Capri Digital Summit 2019.
La ricerca realizzata da Swg per EY sostiene che il processo tecnologico può essere una leva per generare comportamenti sostenibili, a conferma di come innovazione e sostenibilità costituiscano un binomio sempre più stretto (dato incoraggiante). “L’innovazione non esiste senza le persone: dipende innanzitutto dall’attitudine dei manager, ma anche dalla capacità di formare i dipendenti e di sviluppare e aggiornare le proprie competenze”. Di fatto il 94% di imprenditori e top manager secondo Swg ritiene che nessuna impresa potrà prescindere da competenze e tecnologia nei prossimi 10 anni, in tutti i settori (gestione dati e informazioni 42%, sanità 36% e automazione dei processi industriali 36%).
Secondo la ricerca di Swg, le aziende più innovative sono grandi multinazionali o imprese internazionali, mentre le istituzioni pubbliche, le organizzazioni no profit e le Pmi innovano più lentamente. “Per portare un contributo maggiore in termini d’innovazione è necessario cambiare l’approccio culturale dei manager (per il 62% degli imprenditori) e aumentare le competenze tecnologiche dei dipendenti (per il 40% della popolazione)” sostiene il report. Tra le maggiori sfide legate all’innovazione, imprenditori e top manager indicano la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione (55%) e l’adeguamento tecnologico delle imprese (36%).
Presente al Summit di Capri Paola Pisano, neo Ministro per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione (da pochi giorni anche con delega su tutte le attività relative al digitale, Agid compresa) sottolinea l’intenzione di lavorare sull’ecosistema (dato incoraggiante). “Il Ministero è aperto, con l’intenzione di recepire tutti gli input per lo sviluppo a livello di innovazione e digitalizzazione”. E precisa: “Crediamo nella capacità di noi italiani di trasformare, di essere creativi, di ispirare, di motivare, di guidare ma soprattutto di lavorare con voglia di fare e ispirazione. Siamo noi che creiamo il cambiamento, collaborando e supportandoci”.
Sulla leadership, anche il Summit è chiaro: serve una metamorfosi del leader, chiamato a fare la differenza, sia per lavorare sull’innovazione, sia sulla sostenibilità. “Oggi per un’azienda trasformarsi significa innanzitutto abbracciare una prospettiva di lungo termine sostenibile. Il recente dibattito nella letteratura economica, da Spence a Romer, parla di sostenibilità dando forte accento al fatto che la tecnologia da sola non crea crescita diffusa, convergente ed equilibrata ovunque. Occorre puntare su modelli di crescita endogena che si basano, da un lato, su education e competenze e, dall’altro, sulla creazione di nuovi modelli di business esportabili”.
Alcune aziende lo stanno mettendo in pratica. L’Innovation Summit di Schneider Electric a Barcellona di questa settimana ne è un esempio, dibattendo di sostenibilità energetica e digitale. La stessa Schneider Electric negli ultimi 15 anni ha lavorato per decarbonizzare sé stessa e i propri clienti, volendo anticipare al 2025 l’obiettivo di diventare carbon neutral e arrivare ad avere una supply chain a zero emissioni nette entro il 2050. Ognuno ci metta del suo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA