Si è scritto a fiumi di Davos nei giorni scorsi e oggi conclusosi il Web Economic Forum – che mostra ogni anno una forbice sempre più ampia tra i (pochi) ricchi e i (tanti) poveri (fonte Oxfam) – fermiamo la nostra attenzione sulle dichiarazioni dei Ceo mondiali delle aziende IT, che hanno animato incontri e il filone Tech for Good. Perché le aziende Tech hanno manifestato l’impegno a restituire parte del loro fatturato per il bene comune, allargando le prospettive di queste realtà che conosciamo nel bene e nel male, per tecnologia, strategie, fatti di cronaca, questioni di privacy o di antitrust, scandali legati al commercio di dati, ban commerciali… Che conseguenze avrà la quarta rivoluzione industriale, la tecnologia, sul welfare? Quali impatti avranno pagamenti digitali, intelligenza artificiale, nuove regole di e-commerce..? La questione non ha risposte semplici, ma c’è una filo comune. Sostenibilità.
Microsoft vuole diventare un’azienda zero emissioni con un piano trentennale, investendo un miliardo di dollari per smettere di inquinare e per riassorbire le emissioni prodotte negli anni passati. Mette l’accento anche sulla privacy il Ceo, Satya Nadella, da considerarsi “un diritto umano”, da gestire in massima trasparenza, dove l’utilizzo dei dati può avvenire solo dietro al consenso delle persone per il bene della società.
Parla di impatto ambientale anche Ginni Rometty, Ceo di Ibm, perché “il cambiamento di clima costringerà a cambiare il 100% dei posti di lavoro” spingendo a riqualificare le persone attorno a nuove competenze, nuovi skill, che richiedono non solo l’operato delle singole aziende ma anche partnership convinte tra pubblico e privato.
Google auspica regole globali per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale con una governance tecnologica condivisa, che bilanci rischi e opportunità sociali, perché “la tecnologia ha il potere di trasformare la società ma dobbiamo imbrigliarla – precisa Sundar Pichai, Ceo di Google e Alphabet -. Abbiamo il dovere di rendere la tecnologia inclusiva, altrimenti si rischia di lasciare indietro le persone, creando nuove disuguaglianze”.
Così come parla di “capitalismo umano” Marc Benioff, Ceo di Salesforce, perché il capitalismo tradizionale come lo abbiamo conosciuto è morto e l’ossessione a massimizzare i profitti solo per gli azionisti ha portato a un’incredibile disuguaglianza sociale e a un’emergenza planetaria sotto gli occhi di tutti. Lampante in Silicon Valley.
Una questione al centro del discorso di Chuck Robbins, Ceo di Cisco (volato contestualmente a Milano per inaugurare il Cybersecurity co-innovation center, di cui parleremo a breve) che sottolinea come le aziende IT devono impegnarsi a risolvere quelle questioni sociali che loro stesse hanno inavvertitamente contribuito a creare. “La Silicon Valley è davvero una rappresentazione di ciò di cui stiamo parlando. Gli insegnanti non possono permettersi di viverci come i vigili del fuoco e San Jose ha oramai senzatetto cronici, per i prezzi delle case troppo alti anche per chi ha un lavoro, che finisce con il vivere per strada. Non bisogna andare molto lontano per vedere i problemi che esistono nelle nostre comunità”. Un dovere etico e morale sottolineato anche dal Ceo di PayPal, Dan Schulman.
Fra un mese, il 28 febbraio, in Vaticano Microsoft e Ibm firmeranno una carta sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale a tutela dell’umanità. Un altro passo, che travalica l’uso della tecnologia dentro le aziende.
Post Scriptum per le aziende
A proposito di quest’ultimo punto, e per dovere di cronaca, non sono mancati a Davos approfondimenti sulla tecnologia per il bene del business delle aziende. Accenture ha presentato uno studio – Your Legacy or Your Legend? A Ceo’s Guide to Getting the Most Out of New Technologies – per indicare ai Ceo come trarre beneficio dagli investimenti in innovazione analizzando l’adozione di tecnologie sia consolidate sia emergenti (intelligenza artificiale, cloud, blockchain, extended reality).
Soltanto il 10% delle società prende decisioni efficaci in merito ai propri investimenti in tecnologia, generando una crescita più che doppia del proprio fatturato, rispetto a chi è più restio.
Cinque i consigli chiave a supporto del business per i Ceo. Applicare nuove tecnologie, come AI e cloud per aumentare l’efficacia dei processi aziendali, smettendo di lavorare per compartimenti stagni (progresso). Rinnovare i sistemi IT guardando a cloud e nuove tecnologie (adattamento). Creare processi per implementare le nuove tecnologie stabilendo le priorità in base al loro impatto a livello aziendale (tempistica). Usare le tecnologie per rendere il lavoro più interessante, auspicando la formazione (human+machine workforce). Infine, allineare attivamente strategie aziendali e strategie IT (strategia).
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