Oggi più che mai, in emergenza sanitaria coronavirus, si impone un generale ripensamento delle modalità di lavoro in ottica agile. Lo sforzo è quello di incoraggiare la collaborazione tra team remoti, aumentando l’efficienza e riducendo l’impatto verso le infrastrutture. Una modalità lavorativa dettata dalla necessità del momento, ma a cui tendono da tempo molte realtà, mentre altre ne hanno già acquisito il modello beneficiando dei molti effetti positivi correlati.
Modello virtuoso di sostenibilità
Tra queste, Città metropolitana di Roma Capitale rappresenta un modello virtuoso per il lavoro da remoto nel settore pubblico. L’amministrazione capitolina implementa infatti un programma di trasformazione digitale che ruota attorno a “Soft mobility, smart working”, un progetto di sviluppo sia a livello sociale che lavorativo, per creare un regolamento intelligente e procedure operative più efficienti.
Un programma rilevante implementato per la prima volta che consente oggi ad un’importante fetta del personale dell’ente di lavorare da casa una volta alla settimana, con l’obiettivo di estendere presto il progetto all’intero team di 1.200 persone.
Il progetto, guidato da Stefano Iacobucci, Cio di Città metropolitana di Roma Capitale, si realizza grazie alla collaborazione con i partner Vmware ed R1 Group e all’implementazione della soluzione Horizon 7.
Sfida culturale e tecnica
Città metropolitana di Roma Capitale è un’area di governo locale laziale che gestisce tutto il territorio romano e dei 121 comuni che afferiscono alla provincia; con oltre 4,5 milioni di abitanti rappresenta la più grande area metropolitana italiana.
La sua missione è quella di digitalizzare tutti i servizi dei comuni – inclusi istituti scolastici, trasporti, biblioteche e parchi -, rendendoli più agili. Una sfida quotidiana per studiare nuovi sistemi che permettano di fornire servizi migliori e un compito non facile, anche in relazione ai processi burocratici spesso farraginosi e basati su supporti cartacei, alle limitazioni dei budget e non da ultime le difficoltà di molti dipendenti di adattarsi al cambiamento.
L’iniziativa parte da un progetto di mobilità dolce, al cui interno si declina anche quello di smart working, spiega Iacobucci. “Dovevamo permettere ai nostri lavoratori di svolgere la loro prestazione lavorativa oltre che nel proprio ufficio anche al di fuori, dall’abitazione o da qualsiasi altro luogo ritenessero opportuno. Oggi abbiamo creato 200 postazioni virtuali assegnate ai dipendenti che per un giorno a settimana lavorano da remoto. Questo ci permette di migliorare la gestione delle postazioni e di rendere più efficienti le prestazioni stesse dei lavoratori, che sono anche più motivati, potendo svolgere la loro attività lavorativa in armonia con i loro impegni familiari”.
In pratica, un nuovo sistema di lavoro e nuove tecnologie che innescano un effettivo cambio culturale. “L’auspicio è ora che il progetto partito, una volta pienamente collaudato venga esteso a tutti gli altri lavoratori”.
L’amministrazione capitolina sottolinea anche un aspetto non di secondaria importanza, ovvero che la realizzazione del progetto garantisce già oggi un generale miglioramento della mobilità su tutto il territorio, grazie ad un minore spostamento delle persone e al minore impatto ambientale, alla riduzione dello stress delle infrastrutture di trasporto, con un conseguente elevamento del livello di qualità della vita dei cittadini.
Vmware orchestra i desktop virtuali
Per realizzare il progetto, Città metropolitana di Roma Capitale analizza sul mercato svariate opzioni alla ricerca della soluzione più adatta. La scelta ricade su Vmware Horizon 7, quale soluzione più idonea a far fronte alle specifiche esigenze. Insieme al partner, R1 Group, si crea l’infrastruttura e le necessarie personalizzazioni.
“Partivamo da una conoscenza oramai decennale dell’infrastruttura Vmware, un partner che è sempre stato per noi un punto di riferimento a cui guardare per poter evolvere nel futuro digitale nel mondo IT – spiega Iacobucci –. Un elemento che ha indirizzato la scelta è che al nostro interno ritenevamo di essere già in possesso delle capacità necessarie per utilizzare la soluzione di Vmware”.
La soluzione Vmware Horizon 7 consente al team IT di Iacobucci di implementare desktop virtuali o remoti, con le relative applicazioni, attraverso una singola VDI e mediante una piattaforma di virtualizzazione delle applicazioni. Questo contribuisce a ottimizzare la gestione del progetto, permettendo al contempo all’ente laziale di aggiungere nuovi utenti in modo semplice e rapido.
E’ inoltre possibile allocare le risorse in maniera dinamica, in termini di storage virtuale, potenza di elaborazione virtuale servizi di rete virtuali e semplificazione dei processi di gestione, riducendo i costi.
Verso programmi IT di ampia portata
Per la realizzazione del progetto, l’ente capitolino sta adottando un approccio per fasi. La prima fase, conclusa, ha migrato 200 membri del personale sull’infrastruttura desktop virtuale implementata, creando un ambiente di lavoro smart e la possibilità di lavorare da remoto. Lo step successivo del progetto prevede la migrazione di ulteriori 200 dipendenti nell’anno successivo, per arrivare alla fine del progetto ad avere tutto il team di 1.200 persone su Vmware Horizon 7.
I cambiamenti culturali seguiranno poi a ruota, spiega Iacobucci. “In passato, l’idea tradizionale era che i dipendenti del settore pubblico dovessero essere presenti fisicamente in ufficio. Abbiamo dimostrato che non deve necessariamente essere così. Questo è solo l’inizio di una rivoluzione di più ampie dimensioni”.
La messa in funzione della piattaforma di lavoro agile dimostra la capacità di Città metropolitana di Roma di intraprendere programmi IT di ampia portata. “Sono orgoglioso di aver implementato un progetto che ha notevole rilevanza sotto il profilo sociale e della produttività, che accresce la fiducia di aziende e utenti nei progetti futuri e che offre al contempo anche un ritorno economico, poiché una migliore gestione si traduce anche nella riduzione dei costi. Un progetto di lavoro intelligente di successo che costituisce la base per dare una spinta al più ampio progetto di trasformazione digitale della PA italiana”, conclude Iacobucci.
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