Nel report Street Smart, Putting the Citizen at the Center of Smart City Initiatives, Capgemini fotografa l’importanza che i cittadini danno alla sostenibilità urbana ma anche la loro insoddisfazione rispetto alle attese per quanto riguarda i servizi digitali disponibili. Il report si basa sulle interviste a circa 10mila cittadini e oltre 300 funzionari comunali di 58 città in 10 Paesi (tra cui l’Italia) e, tra i dati più importanti, riporta che il 40% dei residenti potrebbe lasciare la propria città puntando a trasferirsi verso località più avanzate dal punto di vista digitale, mentre un terzo degli intervistati sarebbe disposto a pagare di più per servizi digitali migliori.

Numeri che Domenico Leone, Public Sector Director di Capgemini in Italia, commenta così: “La percezione e lo status delle smart city sono diventati un importante fattore di differenziazione per i cittadini. Per urbanisti e funzionari è essenziale capire che i cittadini sono la risorsa più “smart” di cui dispone una città e che devono quindi essere messi al centro delle iniziative. È necessario garantire che la tecnologia dia alle persone l’esperienza e la qualità di vita che desiderano e di cui hanno bisogno. Attraverso un processo di conversione in smart city, le città eviteranno che i loro abitanti si trasferiscano, migliorando quindi il proprio percorso di digitalizzazione e beneficiando della disponibilità dei cittadini a investire nella città in cui abitano”.

A sorprendere però arriva il dato per cui solo un funzionario su dieci colloca la propria città in una fase avanzata del processo di conversione in una smart city, mentre meno di un quarto (solo il 22%) ha iniziato a mettere in pratica iniziative in questo ambito. Una sfida particolare, dato che si prevede che due terzi della popolazione mondiale vivrà in una città entro il 2050, e che il numero di megalopoli è destinato a passare dalle 33 di oggi a 43 entro il 2030. Inoltre, a livello globale, il numero di cittadini che desidera vivere in una smart city è in continua forte crescita, per cui un approccio che ne acceleri l’adozione sarebbe ben accolto.

I cittadini che sfruttano i servizi delle smart city sono più soddisfatti della qualità della vita in città. Il 73% in termini di fattori legati alla salute mentre più di un terzo dei cittadini (36%) è disposto a pagare di più per vivere in una città “intelligente”, percentuale che si alza tra gli intervistati più giovani e più abbienti. Così diventa il 44% per i millennial, il 41% per gli appartenenti alla generazione Z e il 43% per quelli con un reddito annuo superiore a 80mila dollari.

Smart City e la capacità di attrarre talenti e investimenti

Smart city, percorso difficile

Tra i desiderata e la realizzazione degli obiettivi però le difficoltà non mancano e sussistono sfide rilevanti all’implementazione di servizi smart in città. I dati per esempio sono considerati fondamentali per il successo dei progetti, ma il 63% dei cittadini di tutto il mondo afferma che la privacy sia più importante di una maggiore qualità dei servizi.

Ed il punto di vista espresso da chi sarebbe chiamato a realizzare città smart evidenzia come la raccolta di finanziamenti per la transizione verso le smart city rappresenti una delle sfide più difficili da superare. E’ così per il 70% degli amministratori intervistati, con il 68% che afferma di incontrare delle difficoltà ad accedere e a costruire le piattaforme digitali necessarie per sviluppare iniziative in ambito smart city.

Una via percorribile la indica Matthias Wieckmann, head of Digital Strategy, della città di Amburgo, che spiega: “Quando si prende in considerazione un’iniziativa in ambito smart city, è meglio iniziare con casi d’uso di piccole dimensioni che possono essere testati prima dell’implementazione su larga scala, garantendo visibilità e fattibilità ai finanziamenti. Le soluzioni più piccole aiuteranno i funzionari comunali che hanno intrapreso da poco un percorso di smart city a innovare più velocemente e, di conseguenza, vanno preferite a soluzioni più grandi e articolate. In questo modo diventa anche più facile ottenere l’approvazione, il sostegno e il finanziamento dei progetti”.

Resta il fatto che tecnologie innovative, e i fondi per progettarle e implementarle, da soli non generano una smart city ed è sempre fondamentale la collaborazione tra gli stakeholder che in questo caso sono i funzionari comunali, i cittadini, le terze parti come startup, istituti accademici o fondi di venture capital. Tra le raccomandazioni evidenziate da Capgemini per lavorare bene fondamentali sono: una vision del concetto di smart city basata su sostenibilità e resilienza; la possibilità di agire come imprenditori e allo stesso tempo garantire la protezione dei dati e la fiducia dei cittadini; lo sviluppo di una cultura dell’innovazione e della collaborazione con cittadini ed enti.

I vantaggi delle smart city nell’emergenza 

Un aspetto interessante, evidenziato dal report, riguarda infine l’analisi delle potenzialità delle smart city in termini di resilienza quando è necessario affrontare emergenze, anche come quella legata a Covid-19. In alcune città, infatti, i funzionari comunali usano la tecnologia per gestire alcune delle sfide legate al virus.

Il 68% di essi ha appurato che iniziative digitali come l’utilizzo delle app che collegano le persone alle strutture sanitarie o permettono di monitorare i pazienti da remoto sono di supporto nella gestione della crisi a livello sistemico. Tra gli esempi riportati quello della città di Roma, dove il personale dell’aeroporto sta utilizzando caschi intelligenti con realtà aumentata e scanner termici per effettuare i controlli su più passeggeri contemporaneamente, mantenendo al contempo la distanza di sicurezza.

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