Mentre l’e-commerce cresce e lo testimoniano ricerche mondiali come quella di Emarketer (Global Ecommerce Update 2021), o i dati italiani di Nielsen e Sendcloud (con timori sull’impatto ambientale), o quelli di Istat sul commercio al dettaglio appena presentati…, Jeff Bezos lascia la carica di Ceo in Amazon, fondata da lui stesso 27 anni fa.
La lascia a sorpresa nel momento di massimo storico della crescita dell’azienda e del suo patrimonio personale (195 miliardi di dollari, che lo rendono il secondo uomo più ricco al mondo), con una email inviata il 2 febbraio a tutti i dipendenti, 1,3 milioni nel mondo.
Troppa responsabilità, troppa voglia di ritornare alle origini e continuare ad innovare, realizzando un mondo che sia più equo. Un tema complesso quello dell’equità, giano bifronte per grandi gruppi digitali, che alza l’attenzione su punti spinosi comuni a molti: l’inadeguatezza della Web tax esistente applicata ai grandi gruppi digitali nei Paesi in cui operano, la lotta intestina tra e-commerce in crescita e commercio al dettaglio in sofferenza, il dilemma dei contratti di lavoro spesso iniqui lungo l’intera filiera fino ai corrieri e l’apertura di nuove sedi fonti di nuovo lavoro, l’utilizzo dei dati personali e la tutela indispensabile della privacy.
Bezos lascia il suo ruolo in una delle aziende senza dubbio più innovative degli ultimi decenni, che dall’e-commerce ha allargato il tiro a cloud, logistica, automotive, spazio, media… Un’azienda piattaforma oramai, articolata, con un passaggio di testimone che fa intuire quali saranno gli asset su cui Amazon punterà in futuro.
Dal prossimo settembre nuovo Ceo sarà Andy Jassy, l’uomo del cloud computing in azienda da sempre (1997), che oggi guida Amazon Web Services, quella Aws che detiene la leadership indiscussa nel mercato cloud, impennato durante i mesi di pandemia e che si conferma essere uno dei driver della crescita del mercato digitale anche nel 2021 (seguita a distanza da Microsoft, Google Cloud e provider via via minori in una eterna lotta per quote di market share).
Una mossa che la dice lunga sul peso della cloud transformation nelle strategie delle aziende clienti, e in Amazon stessa.
Bezos non lascia l’azienda ma semplicemente vira da alcune responsabilità: rimarrà come presidente esecutivo nel board, “focalizzando energie e attenzione su nuovi prodotti e iniziative”, temi importanti di impatto sociale.
“L’invenzione è la radice del nostro successo. Abbiamo fatto cose pazze insieme e le abbiamo fatte diventare normali… Sono eccitato dall’idea di questa transizione… Essere il Ceo di Amazon è una responsabilità profonda e consuma. Quando hai una responsabilità del genere, è difficile prestare attenzione a qualcos’altro. In qualità di presidente esecutivo rimarrò impegnato in importanti iniziative di Amazon, ma avrò anche il tempo e l’energia di cui ho bisogno per concentrarmi su altre mie passioni”.
Cita Day 1 Fund (la fondazione creata nel 2018 con la ex moglie MacKenzie Scott, con due miliardi di dollari per aiutare famiglie e scuole in difficoltà), il Bezos Earth Fund (il fondo nato nel 2020, con 10 miliardi di dollari destinati alla lotta contro il cambiamento climatico), Blue Origin (la società di sua proprietà per i voli spaziali concorrente di SpaceX), The Washington Post (il quotidiano acquistato nel 2013 e tornato in utile nel 2017). “Non ho mai avuto più energia come ora e non sto andando in pensione – precisa Bezos con i suoi 57 anni -. Sono molto coinvolto dall’impatto che queste realtà possano avere sulla società…”.
Non solo Bezos ha virato questa settimana.
Anche Atos ha deciso di non proseguire le trattative per l’acquisizione di Dxc Technology, dopo che il system integrator americano ha respinto l’offerta di 10 miliardi di dollari avanzata da Atos nelle scorse settimane (6 gennaio). Solo un commento da parte di Atos: “Il consiglio di amministrazione di Atos ha deciso all’unanimità di non perseguire una potenziale transazione con Dxc Technology”.
Replica con una nota ufficiale Dxc (1 febbraio): “L’offerta attentamente valutata dal board è stata giudicata inadeguata e carente, alla luce del valore che il consiglio crede che Dxc possa creare realizzando il proprio piano di trasformazione digitale”. Dopo aver condiviso informazioni importanti al fine di fare comprendere ad Atos che la proposta economica per l’acquisto di Dxc fosse sottostimata, le due aziende in accordo hanno sospeso ulteriori trattative. “Dxc rimane convinta della correttezza del piano di trasformazione focalizzato sulle persone dell’azienda, i clienti e gli azionisti”. Meno di un mese per una trattativa che pare anche in Atos non fosse accolta all’unanimità.
Si vira.
Entrerà probabilmente tra le frasi ricordate dei guru delle big company digital anche l’invito di Bezos ai dipendenti nella mail di commiato. Quel “Keep inventing, and don’t despair when at first the idea looks crazy. Remember to wander. Let curiosity be your compass. It remains Day 1″ potrebbe fare il paio con quel “Stay hungry, stay foolish” di Steve Jobs, fondatore e Ceo di Apple, in un discorso tenuto nel 2005 davanti ai laureandi dell’Università di Stanford. Il primo sottolinea curiosità e pazzia, il secondo l’essere affamati e folli. Da qui non si vira.
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