Pur in un anno senza dubbio difficile, da ogni punto di vista, sono confortanti i dati più recenti forniti da Anitec-Assinform ed Infocamere, relativi alle startup ed alle Pmi innovative che operano nel settore Ict.
E’ cresciuto il numero delle iscritte al Registro delle Imprese di Infocamere con percentuali che indicano una dinamica molto positiva anche rispetto alle nuove registrazioni di impresa in ogni settore. Si tratta però, ora, di cogliere l’opportunità del momento e nei prossimi mesi di accelerare nella giusta direzione anche in relazione ai nuovi progetti che saranno supportati dal Pnrr. Ne parliamo con Paolo Ghezzi, direttore generale di Infocamere.

Nel 2020 le startup e le pmi innovative nell’ambito Ict sono cresciute nonostante la crisi. Quali sono le ragioni principali che hanno sostenuto la dinamica di queste realtà? Quanto  l’emergenza sanitaria ha inciso sulla crescita?

La dinamicità delle startup e delle Pmi innovative (S&Pmii) anche in un anno come quello pandemico è legata alla forte vocazione al digitale e alla loro elevata concentrazione – il 50% – nei settori dell’Ict. Di queste, 7 su 10 si occupano di software e 2 su 100 di servizi IT, sicuramente tra i settori più recettivi rispetto alle esigenze di una società che ha dovuto rivedere profondamente abitudini e comportamenti per far fronte all’emergenza.

Nel corso del 2020 si sono registrate 1.777 nuove startup innovative e 229 nuove Pmi innovative per un totale di 2.006 nuove aziende contro le 1.701 nel 2019, per un tasso di crescita complessivo delle nuove registrazioni di startup e Pmi innovative Ict del +17,9%. Questo tasso di crescita delle nuove registrazioni in ambito Ict è stato superiore di quasi 5 punti alla dinamica complessiva delle nuove registrazioni in tutti i settori (+13,3%), trainato soprattutto dalle nuove registrazioni delle startup innovative aumentate del+18,9%, mentre le nuove registrazioni delle Pmi innovative Ict sono aumentate del 10,6%.
La continuità nella crescita delle registrazioni di nuove startup in tutti i settori affonda perciò le radici nei loro punti di forza: forte attitudine al digitale e allo smart working, velocità e flessibilità nel rispondere alle nuove esigenze, elevato livello di competenze tecniche e informatiche. Per le S&Pmii del settore Ict a queste caratteristiche si associano anche i driver di un contesto molto particolare di forte potenziale di mercato per le soluzioni digitali che hanno abilitato molte attività durante i periodi di confinamento: da didattica e lavoro a distanza all’e-commerce alle attività sociali. L’accelerazione delle nuove registrazioni nella seconda metà del 2020 ne è la conferma.

Quali caratteristiche deve avere una startup o una Pmi per essere innovativa oggi? E quali dovrà avere nel futuro…?

Paolo Ghezzi, direttore generale di Infocamere
Paolo Ghezzi, direttore generale di Infocamere

Direi l’eclettismo e la capacità di dialogare con l’intero tessuto imprenditoriale. Come noto, uno dei requisiti cardine per essere «innovative», per startup e Pmi, è avere come oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, produzione e commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico. Dai dati che abbiamo elaborato in occasione del recente Rapporto Anitec-Assinform e Infocamere, nel settore Ict questi prodotti e servizi riguardano in misura crescente i digital enabler (o le nuove tecnologie abilitanti del digitale) e possono spaziare dalle nuove app ai servizi di cloud computing alla cybersicurezza.
A giudicare dalle descrizioni fornite dalle stesse aziende, la parte del leone guarda alle soluzioni di IoT (indicate da 644 imprese) e Industria 4.0 (indicate da 229 imprese).  Vediamo anche una buona presenza di attività in ambito intelligenza artificiale e machine learning (599 imprese), mobile app (457 imprese), big data & data e social science (468 imprese), blockchain e cybersicurezza e crypto (270 imprese). 

Ma forse è ancora più interessante osservare cosa sta succedendo fuori dal perimetro dell’Ict, perché anche le aziende formalmente operanti in altri settori cominciano ad attivarsi sui nuovi scenari abilitati dall’innovazione digitale, su più fronti. Leggendo l’oggetto delle loro attività, troviamo infatti che vengono indicati ambiti che vanno dall’automazione “intelligente” dei processi esistenti, alla creazione di nuovi modelli di business soprattutto grazie alla monetizzazione dei dati scambiati lungo le filiere, fino a vere e proprie scoperte scientifiche o innovazioni ingegneristiche che indirizzano nuovi problemi con le startup «deep tech» molto spesso in collaborazione con le università.

Il divario Nord e Sud rimane evidente. Come stimolare nuove iniziative nelle regioni ad oggi silenti? Che tipo di imprenditoria dovrebbe essere spronata? (donne, under35,…)

Le startup e Pmi innovative del settore Ict sono al centro della trasformazione digitale del paese ma il loro potenziale di crescita è molto correlato agli ecosistemi economici e territoriali di riferimento che possono agire da volano ma anche da inibitore della crescita. I nodi strutturali che frenano l’imprenditorialità del Mezzogiorno sono  uno di questi inibitori. Detto questo, non v’è dubbio che l’assottigliarsi del numero dei giovani Imprenditori e delle donne che decidono di affrontare l’esperienza dell’impresa sono banchi di prova su cui, soprattutto al Sud, dovranno misurarsi le progettualità inserite nel Pnrr.

Gli incentivi statali e il nuovo Pnrr quanto peseranno sulla crescita di queste realtà?

Anche per rispondere all’emergenza sanitaria, il mondo delle S&Pmii ha ricevuto una crescente attenzione dal governo attraverso il finanziamento di strumenti importanti come il Fondo Centrale di Garanzia per le Pmi, la costituzione di un Fondo per il trasferimento tecnologico, o ancora l’incremento delle risorse assegnate al Fondo di sostegno al venture capital, con il potenziamento del Fondo Nazionale Innovazione.

Più che gli incentivi in quanto tali, però, dal mio punto di vista credo e spero che a fare la differenza possa essere il cambiamento – assolutamente necessario – nell’approccio all’innovazione che emergerà dai progetti inclusi nel Pnrr.

La commissione europea ha visto al rialzo la stima sul pil italiano (+4,2% nel 2021). Quanto l’Ict può essere da traino dal suo punto di osservazione?

Da quando abbiamo iniziato il monitoraggio delle Start-up e Pmi innovative (S&Pmii)  vediamo che costantemente nel tempo quasi 1 su 2 di queste società appartiene al settore Ict, per un totale di 6.663 aziende a fine febbraio 2021 di cui 641 Pmi e più di 6.022 startup. Il mondo legato alle nuove tecnologie digitali da qualche anno è evidentemente in grande fermento.
Le sua maggiore accertata “resistenza” all’emergenza sanitaria lo mette in prima fila tra i cluster più accreditati per dare un contributo importante a realizzare le attese di rilancio della crescita. Non tanto sotto il profilo quantitativo, quanto sotto quello del miglioramento nella qualità del nostro tessuto imprenditoriale e di capacità di contaminazione in termini di innovazione digitale. Sono convinto che la trasformazione digitale del Paese debba passare anche da un’integrazione più forte delle S&Pmii con l’imprenditoria più tradizionale.

Quali strumenti Infocamere mette in campo per aiutare le aziende?

In questi ultimi anni Infocamere ha accentuato l’impegno ad essere sempre più fattore abilitante delle Camere di commercio per la realizzazione di servizi digitali  a misura di impresa. La risposta che stiamo ottenendo è incoraggiante, anche se di strada ne abbiamo ancora molta da fare visto il ritardo accumulato. Nel caso delle S&Pmii lo scenario ci conferma che la via che abbiamo intrapreso è quella giusta.

Quasi tutte hanno adottato e utilizzano il cassetto digitale dell’imprenditore impresa.italia.it, la web app che abbiamo sviluppato per conto del sistema camerale per consentire a tutti i 10 milioni di imprenditori italiani di accedere senza alcun costo, anche da smartphone e tablet, ai documenti ufficiali della propria azienda depositati nel Registro delle Imprese delle Camere di commercio. Uno strumento semplice, sicuro e veloce per avere letteralmente sempre in tasca la propria azienda e che si è rivelato di grande utilità nella fase successiva all’esplosione pandemica.

Basti pensare che tutte le procedure per l’accesso ai ristori prevedono la presentazione di documenti quali la visura e il bilancio – spesso più di uno – per accertare il diritto alle risorse messe a disposizione. Per chi ha attivato il cassetto digitale è stato un gioco da ragazzi procurarsi questi documenti a costo zero e gestire in modo più agile l’iter di richiesta, anche nel caso di finanziamenti da attivare verso il sistema bancario. Non solo. Avere a portata di mano tutti i dati della propria azienda in digitale sta aiutando molte imprese ad affacciarsi ai nuovi mercati, anche grazie alla disponibilità – tra i documenti reperibili dal cassetto – della propria visura già tradotta in inglese.

Leggi tutti gli approfondimenti dello Speciale Digitale per l’Italia 2020-2021

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