Dopo mesi in cui abbiamo osservato gli avvicendamenti al vertice di Tim, senza commentare a riguardo, la presentazione del piano industriale della nuova Tim, la scorsa settimana, è il primo segnale reale della conferma di una strategia del gruppo più volte ventilata: la trasformazione radicale di Tim che porterà a separare la rete dai servizi e che darà vita a due specifiche società, una NetCo e una ServCo, sollevando non pochi dubbi da parte di esponenti politici e sindacati. Due Tim.
E così il piano industriale 2022-2024 approvato lo scorso mercoledì avvia una trasformazione che pone fine al modello di integrazione verticale del gruppo, e dà mandato a Pietro Labriola, amministratore delegato e direttore generale, di sviluppare il progetto esecutivo della riorganizzazione nei prossimi mesi (dovrà essere pronto nel semestre, per il Capital Market Day di Tim).
Un assetto che secondo Tim migliorerà la visibilità sulle performance operative e finanziarie di ciascuna componente e amplierà il ventaglio delle opzioni strategiche che Tim potrà sfruttare nell’interesse di tutti gli stakeholder, con la possibilità di attrarre nuovi partner e nuovi investitori finanziari. “Si stima un impatto molto contenuto dei costi necessari per realizzare la piena separazione” recita il comunicato ufficiale di Tim, in quanto la maggior parte degli investimenti è già stata sostenuta, grazie anche alla separazione di FiberCop.
La strategia delineata poggia su asset strategici in un contesto economico in miglioramento ma anche caratterizzato da forte intensità competitiva, con un quadro di vincoli regolatori tra i più stringenti in Europa. “Il nuovo piano si pone come obiettivo la creazione di una nuova Tim con solide basi industriali e tecnologiche – continua l’azienda -, capace di accelerare il percorso verso una generazione sostenibile di flussi di cassa, grazie anche al superamento dell’attuale modello di integrazione verticale”.
Le due nuove Tim
E precisa: “Tim vuole accelerare lo sviluppo degli asset infrastrutturali (fibra nel fisso e 5G nel mobile) e la crescita dei nuovi business”. Così la NetCo gestirà gli asset della rete fissa, delle attività wholesale in Italia e di quelle internazionali di Sparkle.
Mentre in ServCo confluiranno gli asset di rete mobile, le piattaforme di servizio, i data center, sia le attività enterprise integrate dalle digital companies Noovle, Olivetti e Telsy, sia le attività consumer e Sme, sia Tim Brasil che manterrà la sua focalizzazione su una strategia di valore.
Partiamo dalla NetCo, che porterà avanti un percorso verso una ‘Next Gen Telco’ con priorità strategiche nel mercato wholesale domestico, con ampliamento della copertura, dei servizi offerti e una ulteriore spinta alla migrazione delle linee su tecnologia Ftth (realizzata da FiberCop) raggiungendo il 60% delle unità immobiliari a livello nazionale entro il 2026 (punto di partenza è la copertura del 94% in Fttc) prevedendo un picco degli investimenti nel 2022. “NetCo potrà competere con maggior efficacia nel mercato wholesale e cogliere nuove opportunità, tra cui maggiore flessibilità regolamentare prevista dal Codice delle comunicazioni elettroniche a vantaggio dei ‘pure-player’ wholesale – sottolinea l’azienda -. È lecito attendersi che di questo scenario possano beneficiare anche le attività retail di ServCo”.
Guardando invece alla ServCo è bene specificare le strategie in ambito enterprise e consumer.
Lato enterprise la proposta fa leva sulla nuova indole da tech company che Tim si è costruita negli anni (cresciute le componenti innovative digitali del business, cloud +15% anno su anno, IoT +10%, cybersecurity +10%) ma anche sulla volontà di Tim di presentarsi al mercato con un approccio integrato sia per i clienti (one-stop-shop) sia per la pubblica amministrazione, come dimostra la scesa in campo per la realizzazione e la gestione del Polo Strategico Nazionale nella partita del cloud nazionale (Strategia Cloud Italia): “Sono convinto che l’evoluzione del Gruppo che abbiamo disegnato rappresenti una discontinuità positiva. Stiamo giocando un ruolo da front-runner nel settore delle telco e ci aspettiamo che altri seguano il nostro esempio – ha precisato Labriola -. I progetti che abbiamo intenzione di lanciare per i clienti e quelli previsti dall’Agenda Digitale e dal Pnrr richiedono una risposta immediata e forte: con questo nuovo assetto saremo più pronti a rispondere alle sfide e cogliere le opportunità che abbiamo davanti”.
Lato consumer, invece, il piano prevede, in un contesto di crescita dell’ultrabroadband, un rafforzamento del posizionamento delle offerte, dei programmi con un upgrade anche tecnologico.
Preoccupazioni e lavoratori
Rimarcato l’impegno sulla sostenibilità con obiettivi di raggiungere le zero emissioni nette entro il 2040, il target di carbon neutrality al 2030, con impegno in termini di economia circolare, crescita digitale, gender equality e governance. Ma quale futuro?
Vaga l’incertezza sulla proposta non vincolante di Kkr e rimane alto il timore per i lavoratori (anche se il piano precisa che nell’arco del triennio verranno applicati strumenti per occupazione, incentivate uscite volontarie o prepensionamenti).
C’è molta preoccupazione da parte del mercato (con una borsa che ha reagito negativamente al piano industriale, toccando -30% del titolo la scorsa settimana) e da parte dei sindacati. “Con la presentazione del Piano Industriale di Tim i vertici hanno definitivamente scelto di imboccare la strada della demolizione del gruppo Sip-Telecom oggi Tim. Con la nascita della società dei servizi e con la società della rete finisce definitivamente la storia dell’ex monopolista per come l’abbiamo conosciuta – scrivono i sindacati in una nota congiunta –. Nel disegno tracciato dall’amministratore delegato si profila una storia già vista in questo Paese: si privatizzano gli utili e si socializzano le perdite. Nascerà una società della rete privata di qualsiasi intelligenza e di futuro. Alla società dei servizi andranno 28 milioni di clienti, la società dei data center e del cloud nazionale, la cybersicurezza, l’internet delle cose, il mobile e Tim Brasile. Alla società della rete resterà l’onere di investimenti ingentissimi, una struttura che finirà per diventare più una grande realtà di manutenzione che una società moderna e di sistema”.
La separation sarà la frattura definita tra la “vecchia” Tim custode della rete storica, asset da manutenere e far scalare, e la “nuova” Tim che cresce al ritmo dei servizi innovativi, come cloud, data center, cybersecurity e IoT. I dettagli operativi del piano industriale (qui il testo completo) saranno definiti entro giugno e questo lasso di tempo è un ulteriore motivo di sofferenza per le parti. E di incertezza, anche se Labriola nel weekend ha cercato di tranquillizzare: “Molti di voi sono preoccupati ma attenzione a distinguere la sana preoccupazione rispetto al panico. Certo la preoccupazione c’è ma è quella di chi sa che abbiamo di fronte una sfida e la capacità di vincerla. Come? Ritornando a fare bene le cose che sappiamo fare, cioè i servizi di telecomunicazioni. Come ho detto sin dal primo messaggio, noi dobbiamo mettere il cliente al centro”. Non credo ci sia riuscito.
The Egs plan (Fonte: Tim – 2022-2024 Plan)
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