Una proposizione tecnologica di valore basata sulla volontà di mettere al centro il paziente cronico e il suo circolo di cura, cambiando il paradigma da una sanità di attesa, in cui è la struttura sanitaria che aspetta l’evento acuto o la cronicizzazione, verso una sanità di iniziativa e il miglioramento dell’aderenza alla terapia. E’ quella che propone Qwince con la sua nuova soluzione Puntofarma che supporta medici e strutture sanitarie nella gestione del paziente cronico. Ce ne parla Gianmarco Troìa, amministratore delegato di Qwince e fondatore della società, nel 2007 a Palermo.
“L’iniziativa della nostra azienda ha origine all’interno dell’incubatore di impresa dell’Università di Palermo (Arca) e nasce dalla volontà di avviare dei processi di innovazione al Sud dove anche solo la parola startup non era ai tempi ancora diffusa – esordisce Troìa nel suo racconto -. La logica di fondo era di abilitare percorsi innovativi nel settore farmaceutico e della sanità, integrando tecnologie e dispositivi indossabili e creando una piattaforma che utilizzasse segnali biometrici e fisiologici per determinare la reazione emotiva conscia e inconscia del consumatore di fronte a uno stimolo”. Tra il 2016 e il 2019 Qwince riceve 7 menzioni da Gartner come vendor di riferimento per l’integrazione di tecnologie innovative del settore della sanità digitale: “un punto di orgoglio per noi perché siamo stati la prima azienda italiana sotto Roma ad essere menzionata da Gartner. Oggi lavoriamo per agire sull’esperienza dei pazienti cronici o acuti nell’ottica di un miglioramento della loro vita e della loro salute, prevalentemente a domicilio. Collaboriamo con organizzazioni sanitarie e aziende farmaceutiche per progetti di trasformazione digitale o gestione di piattaforme e partecipiamo a progetti di ricerca nel campo dell‘innovazione in sanità“.
Come cambia lo scenario della sanità e dell’assistenza. La soluzione Puntofarma nasce da alcune considerazioni legate anche a fattori contingenti con cui Qwince si è confrontata negli ultimi anni, spiega Troìa. In primis la pandemia e lo scenario post pandemico che hanno portato di fatto il cittadino assistito a innalzare le aspettative rispetto ai servizi tecnologici e a familiarizzare per esempio con la televisita e la telemedicina, che stanno evolvendo. Parallelamente, il Servizio Sanitario Nazionale e il Governo hanno cominciato a riconoscere la telemedicina, la teleassistenza e il telemonitoraggio come servizi in grado di aumentare l’efficacia della prestazione sanitaria agendo sulle principali criticità. Il Pnrr, per la prima volta, ha poi scardinato in Italia il concetto di visita in presenza, che era alla base dell’evoluzione della prestazione sanitaria, per postulare il concetto di casa come primo luogo di cura. Si è iniziato così a rappresentare in maniera più dettagliata il concetto di assistenza territoriale e anche le ventilate innovazioni sul Fascicolo Sanitario Elettronico costituiscono di fatto un’importante novità. “Queste evoluzioni, insieme alla nostra familiarità con la popolazione dei malati cronici, che costituiscono la stragrande maggioranza delle prestazioni sanitarie e una delle cause principali della pressione sulla spesa e sul personale sanitario, ci hanno indotto a guardare in primo luogo alla capacità di creare una sorta di rete di protezione attorno al paziente cronico acuto e un’area di collaborazione di valore tra il personale sanitario e il paziente – prosegue Troìa -. L’obiettivo è infatti quello di facilitare l’accesso ai servizi di prevenzione diagnosi e cura, implementare i percorsi di cura innovativi e soprattutto centrare l’attenzione sugli aspetti di aderenza alla terapia”.
In questo scenario, sussistono però alcune criticità, sottolinea Troìa, e la prima tra tutte riguarda i professionisti sanitari che in questo momento, oberati da tutto ciò che devono quotidianamente fronteggiare, faticano ancora ad avere una cognizione tangibile del ritorno di queste azioni. “C’è ancora un gap culturale sull’interazione a distanza. Servono percorsi più aperti su professionisti 2.0 per fornire una formazione di base capace di stimolare questo genere di interazione. Anche il paziente è sempre più alfabetizzato sotto il profilo tecnologico (si stima che entro il 2025 il 75% della popolazione avrà competenze di base informatiche, anche in ambito sanità), ma abbiamo anche in questo contesto un gap da recuperare, considerando anche che per alcune fasce della popolazione alcune tecnologie sono effettivamente inaccessibili” dichiara il manager.
Troìa dettaglia poi i punti di forza della nuova piattaforma Qwince, come la possibilità di instaurare un rapporto più stretto tra paziente e operatore accrescendo la fidelizzazione che in particolari contesti, quali ad esempio la farmacia o la sanità privata, è estremamente rilevante, o di implementare percorsi virtuosi di presa in carico e follow-up rivolti alla prevenzione all’aderenza alla terapia, per far sentire protetto il paziente e accompagnato nel percorso di cura. “Nell’ottica di fondo – spiega il manager –, l’operatore sanitario si trova nella condizione di poter disporre di nuove regole di ingaggio e di strumenti per gestire al meglio il proprio tempo e il tempo dell’organizzazione sanitaria a cui fa riferimento. Un tema particolarmente sentito, ad esempio, negli ambulatori ospedalieri, che si trovano dopo l’episodio acuto del paziente a doverlo seguire anche per anni, con rientri frequenti. Il paziente, dal canto suo, al di là della comunicazione remota e sicura con il medico, può disporre di strumenti con cui prenotare visite e gestire tutto l’accesso, dalle prestazioni della struttura sanitaria fino alla prenotazione dei farmaci o dispositivi medici, accedendo ad un unico repository di tutte le informazioni critiche, ricevere alert e promemoria su farmaci, condividere i parametri vitali con il proprio operatore sanitario e partecipare ai programmi di screening e sensibilizzazione”.
Tecnicamente, Puntofarma è qualificata come dispositivo medico, secondo il nuovo Regolamento Europeo, ed è interoperabile con il Fascicolo Sanitario Elettronico. Ideata per il cloud ma utilizzabile anche on premis, la piattaforma integra dispositivi medici o IoMT e sfrutta un motore di intelligenza artificiale per l’attività di monitoraggio di parametri fisiologici e dei loro standard. Sono molti i casi d’uso in cui il sistema è stato implementato, spiega Troìa. Nella sanità pubblica, per esempio presso un’azienda ospedaliera del Veneto, la gestione di pazienti affetti da Bpco con strumenti di monitoraggio a distanza ha consentito la riduzione della degenza ospedaliera fino al 20%. Nei centri polispecialistici e nei poliambulatori, la ricaduta principale ha riguardato l’ottimizzazione dei processi, con una riduzione del tempo di attesa per una prenotazione del 50% e di quello del paziente a 8 minuti. “Risultati interessanti ha dato anche la medicina del territorio e degli enti di ricerca, dove la piattaforma ha permesso di implementare processi di interazione virtuosi tra ambulatori ospedalieri in ambito oncologico, Asl e pazienti, consentendo la condivisione delle informazioni ma soprattutto la semplificazione del processo di accesso al farmaco per il paziente oncologico, oltre a tutta una serie di attività di screening e studi epidemiologici per valutare l’efficacia delle terapie. Da ultimo, nelle farmacie, si è registrata una migliorata fidelizzazione dei pazienti e la riduzione del tempo di gestione delle prenotazioni che, soprattutto per i vaccini e i tamponi, ha avuto un impatto significativo sull’operatività delle farmacie”.
La piattaforma ha una roadmap evolutiva serrata, spiega Troìa, sintetizzando le strategie future di Qwince. “Stiamo chiudendo in questi giorni l’integrazione con un kit di monitoraggio remoto del paziente, Vivalink, e l’accesso del paziente tramite Spid o Cie. Entro il secondo trimestre siamo inoltre intenzionati a lanciare un servizio di telemonitoraggio domiciliare che abiliterà le strutture sanitarie ad attivare i monitoraggi remoti tramite i kit”. Prevista anche una crescita a livello dimensionale: oggi Qwince conta 15 professionisti e 25 clienti nel settore farmaceutico e sanitario, con 13.000 farmacie tra le varie linee di servizi erogate per un solo grande cliente. L’obiettivo è anche quello di riaprire la sede di Milano, chiusa in fase di pandemia. “Non abbiamo necessariamente degli obiettivi di volume ma vogliamo diventare un punto di riferimento nel mercato italiano soprattutto sul fronte della qualità; avere delle implementazioni solide e che perseguano esattamente l’obiettivo di proteggere il paziente”, conclude Troìa.
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