“Ci siamo lasciati lo scorso Dhs 2021 con l’auspicio di una One Digital Health, una sanità migliore supportata dalla missione 6 del Pnrr. E in questo anno molto è stato fatto, con passaggi importanti a livello istituzionale. Come i 610 milioni di euro destinati all’adozione del fascicolo sanitario elettronico, di cui 311 milioni per le competenze digitali dei professionisti del sistema sanitario, oltre ai 300 milioni di potenziamento dell’infrastruttura tecnologica digitale, e – proprio ieri -, è arrivata la legge delega per gli anziani non autosufficienti. Quest’anno è stata creata l’agenzia di cybersecurity nazionale e molti progressi si sono registrati anche nella riforma territoriale e della telemedicina. Tutti passi avanti nella roadmap lungo gli ultimi 55 obiettivi del Pnrr da realizzare entro l’anno, sui quali c’è però ancora molto da fare”.

Con questo excursus sui passi intrapresi Annamaria Di Ruscio, amministratrice delegata di NetConsulting cube, apre a Milano il Digital Health Summit 2022, l’evento che si consolida nel tempo come momento di riferimento (sia fisico sia virtuale) per il mondo della sanità italiana. Un dibattito che ruota attorno al ruolo del digitale per l’integrazione dell’ecosistema, sulle sfide ancora aperte e sullo stato di avanzamento delle riforme e del Pnrr a sostegno del comparto.

Annamaria Di Ruscio, amministratrice delegata, NetConsulting cube, Alberto Ronchi, presidente Aisis e Paolo Macrì, presidente GGallery inaugurano il Digital Health Summit 2022
Annamaria Di Ruscio, amministratrice delegata, NetConsulting cube, Alberto Ronchi, presidente Aisis e Paolo Macrì, presidente GGallery inaugurano il Digital Health Summit 2022

Sanità, lo scenario in divenire

Sono molte le tappe di avvicinamento verso la One Digital Health, le azioni progettuali generate per rispondere alle quattro sfide: telemedicina, fascicolo sanitario elettronico, cybersecurity e trasformazione in cloud. Le dettaglia Di Ruscio, in un contesto in cui l’Europa spinge sui servizi e impone le regole. Emergono anche le criticità, come la disomogeneità territoriale, dove bisogna sfatare il fatto che il Pnrr interessi solo il sud perché le scelte fatte ad oggi dalle regioni del meridione sono per la maggior parte indirizzate alla realizzazione di infrastrutture hard, mentre il digitale è una scelta che sta indirizzando prevalentemente le strategie trasformative nelle regioni del nord.
Si registra grandissima attenzione al cloud, in tutte le sue tipologie, non solo pubblico ma anche privato, con cenni di grande interesse verso i servizi gestiti come il Soc. Tra le principali criticità delle aziende permane la carenza di personale e di formazione che abbracci anche le figure sanitarie e, non ultimo, il personale tecnico e tecnologico e di ingegneria clinica.

Il sistema della domanda e dell’offerta, fortemente rappresentato nel Dhs, vede il fiorire di alleanze con tanti nuovi attori. Un mercato della sanità digitale molto frammentato ma che cresce significativamente anche in prospettiva e che NetConsulting cube ha misurato possa arrivare ai 4 miliardi di euro nel 2022, con una crescita vicina al 12%. Elementi della crescita sono: cybersecurity, cloud e analytics e AI che reggono non solo l’evoluzione dei dispositivi medici ma anche di tutta la gestione del dato del paziente e della gestione amministrativa-contabile del sistema.

Dhs 2022 – Mercato Sanità Digitale: Ict, Bpo e Dispositivi Medici, 2019-2025E (Fonte: NetConsulting cube)

“Questo è un treno che, seppure in modo imperfetto, sta correndo – sintetizza Di Ruscio -. Ci sono aggiustamenti da fare, diversificati a tutti i livelli istituzionali, di territorio, di ruolo. Sicuramente serve omogeneità, sinergia, collaborazione e promuovere l’orientamento al dato e al digitale di tutto il sistema sanitario italiano. L’offerta e la filiera ci sono e si stanno attrezzando. Bisogna rendere gli ingranaggi più funzionanti per non vanificare gli sforzi fatti fin qui: il futuro dipende da noi. I governi passano ma l’Italia resta, speriamo digitale e unita”.

Partire da azione e norme condivise

Nella discussione, proseguita per tutta la settimana, a fattor comune le esperienze di chi opera nel settore e indica la via verso una nuova sanità – ibrida ospedaliera, territoriale, digitale –, per ripensare insieme una sanità migliore, dove si fa più urgente definire un corretto modello di sanità territoriale, di prossimità, solida per il paziente.

Fulvia Raffaelli, head of Digital Health Unit, responsabile European Health Data Space
Fulvia Raffaelli, head of Digital Health Unit, responsabile European Health Data Space

Una sanità migliore che parte dalla condivisione dei dati, come sottolinea Fulvia Raffaelli, head of Digital Health Unit, responsabile European Health Data Space. La sfida oggi consiste nel mantenere lo slancio a tutti i livelli, identificando gli ostacoli alla digitalizzazione e l’uso dei dati sanitari in modo efficace”. Uno scenario nel quale di estrema rilevanza si conferma il controllo dei dati nell’European Health Data Space, negli stati membri ma anche da regione a regione, dove “l’inaccessibilità delle informazioni, spesso ancora registrate su carta, e i ritardi possono avere conseguenze sulla salute del paziente, e con ostacoli e costi aggiuntivi quando si entra in altri stati membri”.

Giuseppe Pirlo, coordinatore Nazionale Piano Nazionale delle Ricerche Ambito Transizione Digitale - direttore Laboratorio Nazionale Competenze Digitali, Formazione, Certificazione del Cini
Giuseppe Pirlo, coordinatore Nazionale Piano Nazionale delle Ricerche Ambito Transizione Digitale – direttore Laboratorio Nazionale “Competenze Digitali, Formazione, Certificazione” del Cini

Un gap del settore che se non colmato può precludere al nostro paese la possibilità di vincere la scommessa di avere un’Italia digitalizzata, incalza Giuseppe Pirlo, coordinatore Nazionale Piano Nazionale delle Ricerche Ambito Transizione Digitale – direttore Laboratorio Nazionale “Competenze Digitali, Formazione, Certificazione” del Cini, mettendo sul piatto alcune soluzioni per riuscire a fare sistema con le iniziative in campo. “I temi di oggi sottendono una crescita della nazione a tutto tondo, dove la sanità rappresenta il tema chiave. Guardando progressivamente al futuro il messaggio chiaro è di uscire dal percorso di sperimentazione e di risolvere tutto quello che non funziona. Dobbiamo partire da azioni di sistema di cui c’è urgenza, congruente allo sviluppo del nostro paese. Nel solo ambito della cybesecurity sappiamo che abbiamo bisogno nei prossimi anni di 100mila esperti, di intraprendere nuove iniziative nel sistema dell’education e fare formazione in un tempo limitato, perché è questa la sfida di oggi”. 

Sanità, il contributo delle associazioni

In uno scenario critico e una fase di transizione, sono molte le incognite e le altrettante strategie per avvicinarsi a un modello virtuoso di sanità. Ne discutono nella mattinata le associazioni di categoria, in prima linea su questo fronte. 

“Siamo nel mezzo di una tempesta perfetta” interviene Fernanda Gellona, direttore generale, Confindustria Dispositivi Medici, sottolineando come già in pandemia le prestazioni sanitarie si fossero drasticamente ridotte, anche a causa di una politica poco lungimirante, poi è subentrato il problema del reperimento delle materie prime con il conseguente aumento dei prezzi, problematiche che si scaricano sulle consegne di prodotti. “Un tema non indifferente legato al Pnrr – sostiene Gellona – sono le forniture del parco tecnologico, spesso non gestibili, molto grave in un mondo che vive di gare. La guerra ha peggiorato la situazione con molte industrie italiane che avevano uno sbocco nel mercato russo; ci sono infine problemi di payback. Speriamo che il prossimo governo sia disponibile a un’interlocuzione aperta per capire se la sanità digitale è ancora tema strategico; chiederemo politiche ad hoc per il nostro settore ma sarà sicuramente importante una politica di filiera”.

La politica deve dunque uscire dall’emergenza e avere una chiara visione di cosa significhi interfacciarsi con il cittadino e l’impresa. Lo ribadisce anche Marco Gay, presidente, Anitec-Assinform: “Il comparto della sanità digitale registra una crescita importante che crea opportunità grazie ai suoi fattori trasformativi, ma per sfruttarle non basta una visione economica. La strada è intrapresa (un po’ per trauma) perché ci siamo resi conto che senza digitale non solo rimanevamo indietro ma eravamo fermi. Oggi serve usare una politica industriale per questa parte della PA e delle aziende private coinvolte per farci diventare un paese moderno. Le tre leve fondamentali: competenze, gestione del dato e sua interoperabilità; cybersecurity”. Il tema della sicurezza torna ricorrente perché riguarda tutti da vicino e impone un cambio di paradigma nel modo di costruire i dispositivi, il contenuto informativo e la sua modalità di utilizzo. “Abbiamo temi di vulnerabilità del dispositivo che potrebbe essere indotta sul paziente e serve attenzione ai punti di attacco – afferma infatti Umberto Nocco, presidente, Aiic . L’estensione verso la telemedicina deve aggiungere semplicità ma non vulnerabilità. E l’interoperabilità dei dati si porta dietro un problema di sicurezza che non riguarda solo la privacy ma anche il dato consistente. Un mondo che richiede tanto studio e persone che facciano questo lavoro all’interno dell’ingegneria clinica, know-how e condivisione di best practice”. Si aggancia al tema anche Alberto Ronchi, presidente Aisis: “La sanità soffre di due forze opposte – da un lato gli investimenti del Pnrr eleveranno la superficie di attacco – dall’altro lato il settore sanità è in ritardo sulla cybersecurity, seppure si registri un’attenzione maggiore sul tema. Gli investimenti che arriveranno aiuteranno la readiness. Il punto è spendere bene questi soldi perché la sicurezza non è statica ma va continuamente rivalutata e aggiornata. Dobbiamo cambiare mindset e inserire la cultura di analisi del rischio per capire dove è prioritario intervenire, altrimenti avremo falle incolmabili”. 

Un cambio di passo che l’industria farmaceutica chiede a gran voce, incalza Federico Chinni, componente della Giunta, Farmindustria: “In uno scenario drammatico, la salute è assolutamente strategica, al centro. Ciò che si domanda al governo è una cabina di regia capace di interloquire in un’ottica di sistema. Nel Pnrr la parola d’ordine è eseguire e non discutere, spendere bene le risorse. I vettori da identificare: il tema dei dati (il 45% dati epidemiologici oggi non è informatizzato) per avere una data strategy end-to-end. Secondo elemento, i talenti; non possiamo pensare di digitalizzare senza avere le competenze necessarie e non immaginare la possibilità di aiutare pazienti e medici in questa direzione”.

Le persone da formare, è ancora questo il tema chiave sul quale interviene Paolo Petralia, vicepresidente vicario e responsabile Digitale, Fiaso: “La messa a terra del Pnrr è multilivello ma deve diventare interlivello; nella governance di sistema non possiamo infatti pensare di lavorare sganciati uno dall’altro. Tre piccole proposte: il ruolo deve essere coerente con le responsabilità e dare loro agibilità; servono più regole nel procurement perché con strumenti ordinari non possiamo fare cose straordinarie; serve sostegno alla formazione”. 

L’auspicio è che tutto ciò che arriverà dal Pnrr non ingessi il sistema, perché si è già subita una frattura con la figura del medico di medicina generale, da portare al centro di questa trasformazione digitale. Affronta questo scottante tema Cinzia Falasco Volpin, vicepresidente, Egualia: “Oggi i limiti di accesso sono un problema, serve pluralità di scelta e in tema di digitalizzazione abbiamo esempi importanti sul territorio che funzionano. Dobbiamo proseguire sul piano della formazione e mettere il cittadino al centro del bisogno”. Sulle priorità si sottolinea la crescita dei costi di trasporto, il tema delle carenze all’ordine del giorno, la necessità di una difesa della spesa farmaceutica e la compensazione dei tetti. “Spero che la nuova legislatura non abbia paura a parlare con l’industria”.

Dhs 2022 - Prima tavola rotonda con protagoniste le associazioni di categoria
Dhs 2022 – Tavola rotonda con protagoniste le associazioni di categoria

Il tema cruciale delle competenze

Le competenze digitali necessarie: quante, quali, per quali funzioni e a che livelli sono necessarie, come reperirle, crearle, farle evolvere. Tocca per primo l’argomento Paolo Petralia, vicepresidente vicario e Responsabile Digitale, Fiaso: “La formazione di top e middle management rientra nell’azione da 18 milioni di euro previsto dal Pnrr, con 4.500 persone da formare da giugno 2023. Una delle principali sfide del piano di formazione che accomuna tutta Italia come leva unificata per tutto il personale della sanità su una piattaforma unifica. Si parla di soft skill e leadership come base su cui poggiare tutte le skill tecnicistiche e la formazione dei direttori di distretto”. Sottolineata anche l’importanza di integrare alle soft skill le competenze umanistiche: “Se dimentichiamo che siamo persone perdiamo di vista il senso del nostro ragionare che parte dalle relazioni, orientandole alle priorità”. 

Skill che dipendono anche dalla qualità del software applicativo e che richiedono interoperabilità, regole e misure comuni, sottolinea Claudio Caccia, presidente Onorario, Aisis: “Come associazione stiamo facendo molta ricerca e osserviamo due linee di tendenza: molti applicativi ricchi funzionalmente ma con applicabilità limitata e dall’altra parte applicazioni orientate al mobile first estremamente efficaci. Sulle competenze, le dividiamo in due tipi: da un lato gli specialisti dell’Ict legati a temi di management dei sistemi IT, e dall’altro i professionisti non Ict, impegnati nei progetti complessi in sanità come la cartella elettronica, dove c’è un problema di change management e serve creare cultura digitale degli utilizzatori”.

La formazione come valore chiave da mettere a sistema, un tema che affronta Eleonora Faina, direttrice generale, Anitec-Assinform: “Tutte le azioni del Pnrr riguardano un focus sulle competenze digitali. E’ quindi impensabile che solo un nativo digitale possa acquisirle. Le competenze più richieste nel mondo della sanità devono coinvolgere infatti anche chi ha già avviato percorsi lavorativi. Un salto quantico dove conta quanto diventerà ordinario usare strumenti vecchi in modo nuovo. La formazione come valore aggiunto è nel ruolo delle imprese e nella collaborazione con istituzioni, scuola e mondo IT per una proposta di policy concreta, maggiore sensibilizzazione e strumenti efficaci”.

Alla luce del Pnrr anche l’operato delle associazioni di settore deve intensificarsi. “In termini associativi abbiamo messo in campo numerose iniziative per strutturare percorsi che andassero a colmare dei gap di formazione, soprattutto in tema di cybersecurityspiega Lorenzo Leogrande, past president, Aiic – direttore IC, Ospedale Gemelli. Oggi il Pnrr dà un’accelerazione importante in questa direzione, per far diventare ordinario qualcosa che oggi viene considerato eccezionale e far sì che queste azioni di formazione siano efficaci. Serve un’alfabetizzazione estesa a tutte le professioni, anche al medico, rendere gli strumenti embedded, tendere a una cultura tecnologica da mettere a sistema, dove la parola chiave è multidisciplinarità e cultura tecnologica”. Un impegno che Alberto Panese, direttore dei Sistemi Informativi, Asst Valtellina e Alto Lario conferma: “Oggi abbiamo la consapevolezza di dover formare il top management, non nativo digitale. La nostra difficoltà, ma che credo sia diffusa, è che spesso sia impossibile imporre l’acquisizione di queste competenze al nostro personale, impegnato nelle proprie attività ordinarie da gestire e spesso sovraccaricato. Imporre la formazione è dunque importante ma difficile, va capito come trovare delle soluzioni e come contribuire allo sviluppo delle competenze digitali in sanità”.

Lo sforzo nello sviluppo di competenze passa anche attraverso la nascita in Europa dei nuovi Hub interconnessi in tutti gli stati membri, con responsabilità di essere driver di innovazione su tre tecnologie: cybersecurity, artificial intellingence e hyperformance computing. Lo racconta Lerina Aversano, Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica – Laboratorio Nazionale Competenze Digitali, Formazione, Certificazioni: “Una progettualità europea che ha portato anche in Italia alla creazione di hub che vede capofila il Cini. Non ricerca ma progetti infrastrutturali finanziati al 100% che hanno come target l’utente finale dell’innovazione per noi Asl. Hub che dovranno fornire quattro asset: test before invest per la sperimentazione di soluzioni tecnologiche, formazione non solo tecnologica ma anche per il responsabile della transizione digitale, networking a livello europeo e condivisione best practice; servizi di supporto all’accesso delle fonti di finanziamento.

Le corrette e sufficienti competenze dunque come primo tassello per dare slancio alla trasformazione digitale della sanità italiana, che sia territoriale, diffusa e pervasiva. Una One Digital Health che parta da un salto qualitativo delle persone, dalla formazione continua e interdisciplinare fra processi regolatori e processi digitali, per dare effettiva centralità al cittadino e al paziente nel sistema sanitario del nostro Paese.

Digital Health Summit 2022
Digital Health Summit 2022 – Palazzo delle Stelline Milano 

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