Guardare l’andamento della spesa IT nelle aziende – grandi e medie – è un esercizio che ci aiuta a capire se il digitale è davvero concepito come una leva per la trasformazione. Sono stati recentemente pubblicati i risultati dell’Idc Worldwide Ict Spending Guide: Enterprise and Smb by Industry, la ricerca di Idc che fotografa annualmente lo stato del mercato Ict nel mondo, analizzando la spesa Ict in oltre 100 categorie tecnologiche e 53 Paesi, Italia inclusa, con attenzione alle diverse industry delle varie economie.
Alcune evidenze per il nostro Paese.
Il primo dato che emerge è che la spesa Ict in Italia crescerà quest’anno e negli anni a seguire: raggiungerà gli 84,2 miliardi di dollari di valore nel 2023, e continuerà a crescere toccando i 96,4 miliardi di dollari nel 2026, con un un tasso di crescita annuale composto (Gagr) del +4,9% nel periodo 2021-2026. Crescerà sì, ma con una marcia inferiore rispetto alla media europea, che viaggia attorno al 5,4%.
Secondo dato. La principale fonte di spesa Ict in Italia continuerà ad essere il comparto consumer ma nel mercato b2b la spesa Ict sarà trainata nel lungo periodo da alcuni vertical di mercato. In particolare saranno banche, assicurazioni, servizi professionali a dare l’impulso maggiore.
A fine 2023 il settore bancario sarà il responsabile del 40,2% degli acquisti in Ict, accrescerà i propri investimenti dal momento che è legato a doppio filo con la trasformazione digitale delle aziende e con la messa a terra dei progetti del Pnrr nella pubblica amministrazione, che dovrà fare investimenti per attuare la migrazione dei propri dati nel cloud pubblico e ammodernare la propria infrastruttura.
Dal punto di vista delle tecnologie questa migrazione porterà a fare crescere gli investimenti in infrastrutture gestite come servizio (lo IaaS avrà una crescita del 24,85%) proprio perché sgrava le aziende da investimenti fissi in tecnologia e dai costi di manutenzione.
Un impulso importante alla spesa Ict verrà dal manifatturiero discreto (19%) legato alle innovazioni delle piccole e medie imprese italiane e un ruolo crescente lo avranno sempre più i servizi professionali sui quali le aziende fanno affidamento per la loro trasformazione. “Sebbene l’inflazione italiana sia inaspettatamente aumentata ad aprile, spinta dai rincari dell’energia, la spesa in tecnologia continuerà a crescere più del Pil. Nel 2023, il Pil italiano crescerà dello 0,7% su base annua, più o meno in linea con la media europea prevista (0,6%)” precisa la ricerca, contro il 4,9% della spesa Ict. Che cresce secondo Idc di 7 volte tanto.
Terzo dato. Le tecnologie si muoveranno a ritmo diverso. Software e contenuti guideranno la crescita. Il software – settore che si conferma a più rapida crescita nei cinque anni con un Cagr dell’11,4% – sarà spinto soprattutto dalla necessità delle aziende di gestire le proprie risorse aziendali (con l’implementazione di soluzioni di enterprise risk management) e dalla necessità di creare nuovi contenuti per meglio dialogare con i clienti. Tra le tecnologie, vivranno una accelerazione tutte le piattaforme di intelligenza artificiale, attorno al quale stanno ruotando gli annunci dei vendor di tecnologia ma anche la sensibilità del legislatore per regolamentare un mondo che si afferma per rimanere.
In Italia, le piattaforme di IA continueranno a crescere velocemente (con un Gagr quinquennale del 42,8%) e tra i vertical di mercato interessati in modo particolare al tema spiccherà la sanità, che accelererà gli investimenti in piattaforme di IA nel lungo termine, migliorando la capacità di diagnostica anche a distanza, verso una medicina che sia sempre più personalizzata e digitale (anch’essa tra gli obiettivi dettati dal Pnrr).
Le evidenze di Idc confermano la direzione di crescita del mercato Ict da parte di diversi osservatori (seppure con differenze nei numeri stimati). Il divario tra le diverse previsioni non è di per sé significativo, la rotta tracciata (di crescita) è la medesima. Con attenzione marcata sull’influenza delle nuove tecnologie, sugli scossoni e sull’interesse che suscitano. Quest’anno è il turno dell’AI, senza dubbio, che si infila nelle previsioni per rimanere anche nei prossimi anni. Il Pnrr, citato a più riprese anche nelle edizioni precedenti delle varie ricerche, rimane ancora un elemento di “speranza” ma non ha ancora fatto sentire in modo significativo la sua capacità di incidere sulla spesa Ict. Ancora poco misurabile.
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