L’Unione Europea si prepara al cambio di passo nella gestione della transizione energetica e industriale, con una strategia che mira a rendere il Vecchio Continente più autonomo per quanto riguarda l’economia verde. L’obiettivo è duplice: ridurre le dipendenze esterne e rafforzare la capacità del continente di produrre tecnologie pulite e soluzioni sostenibili, in un quadro di crescente competizione internazionale e instabilità geopolitica. Intanto l’UE conferma la rotta verso la neutralità climatica entro il 2050, in linea con gli impegni assunti nell’Accordo di Parigi. Dal 1990 a oggi, le emissioni europee di gas a effetto serra si sono ridotte del 37%, mentre la quota dell’UE sulle emissioni globali si attesta intorno al 6%. Un risultato che documenta l’efficacia delle politiche di decarbonizzazione e il peso crescente dell’Europa anche sul piano finanziario. Con il contributo congiunto dei suoi Stati membri, l’Unione si conferma infatti il principale donatore mondiale di fondi per il clima, sostenendo programmi e investimenti destinati alla mitigazione e all’adattamento nei Paesi più vulnerabili.
Le direttrici della transizione pulita
Ora la strategia europea si sviluppa in un contesto in cui sicurezza energetica, decarbonizzazione e competitività industriale sono tra loro elementi indissociabili. L’Europa intende superare la logica emergenziale che ha caratterizzato le politiche energetiche degli ultimi anni, puntando su una pianificazione strutturale capace di integrare diplomazia, industria e sostenibilità. L’energia non è più solo una commodity, ma una risorsa strategica. Lo rimarcano le parole di Kaja Kallas, alto rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza: “Le forniture energetiche vengono sempre più utilizzate come arma, mentre il clima cambia rapidamente. L’energia quindi è una risorsa e una capacità strategica”. Da qui la necessità di orientare la politica estera dell’UE verso un approccio sistemico alla transizione, che unisca sicurezza, crescita e cooperazione internazionale.

La strategia si fonda su alcuni assi prioritari. In primo luogo, la promozione delle tecnologie pulite europee e l’aumento della loro quota nel mercato globale. L’obiettivo operativo è portare la capacità industriale dell’UE a rappresentare almeno il 15% del mercato mondiale delle tecnologie green, consolidando un vantaggio competitivo nei settori dell’energia rinnovabile, dell’efficienza industriale, della mobilità sostenibile e delle infrastrutture digitali a basso impatto ambientale. Si parte dal fatto che nel 2024 quasi la metà dell’energia elettrica dell’UE è stata generata da fonti rinnovabili e che dal 2015 l’Unione ha registrato un aumento del 111% della quota di investimenti destinati all’energia pulita (fonte: Commissione europea, IP/25/2389).
Un secondo asse riguarda la resilienza delle catene di approvvigionamento e la riduzione delle dipendenze da materie prime critiche o componenti strategiche provenienti da Paesi terzi. La recente crisi energetica ha messo in evidenza la vulnerabilità di un sistema troppo legato all’importazione di gas e petrolio, ma anche di componenti industriali essenziali per l’elettrificazione e l’innovazione tecnologica.
L’Europa punta quindi a costruire una base industriale integrata e autonoma, sostenendo la produzione locale, l’innovazione nei materiali e la creazione di partnership strategiche con Paesi affidabili. L’obiettivo è garantire sicurezza energetica e stabilità produttiva, favorendo al contempo la competitività del sistema industriale europeo.
La diplomazia climatica ed energetica rappresenta un altro pilastro fondamentale. L’Unione intende intensificare la cooperazione con partner internazionali per promuovere standard condivisi di transizione equa, investimenti sostenibili e scambi tecnologici: un’evoluzione della politica estera europea che diventa sempre più strumento per orientare le regole globali della decarbonizzazione e sostenere i Paesi emergenti nella costruzione di infrastrutture pulite e resilienti.
Le nuove azioni strategiche per la transizione globale
Per tradurre tali obiettivi in risultati misurabili, la Commissione delinea una serie di interventi coordinati. In primo luogo, imprimere uno slancio politico attraverso il rafforzamento di consessi e iniziative multilaterali e bilaterali, così da rispettare gli impegni dell’Accordo di Parigi e del bilancio globale. Ciò si accompagna alla promozione delle imprese europee del clean-tech sui mercati internazionali e alla creazione di condizioni favorevoli per investimenti resilienti ai cambiamenti climatici, anche grazie a forum dedicati e all’istituzione di un Consiglio esterno dell’UE per le imprese della transizione pulita.
Parallelamente, l’Unione intende sostenere e collegare le imprese europee agli investimenti globali sfruttando appieno il polo Global Gateway, per promuovere progetti di investimento congiunti al di fuori dei confini europei e incrementare la domanda internazionale per le tecnologie sviluppate nell’UE. A questo si aggiunge l’ampliamento di reti di partenariati reciprocamente vantaggiosi per catene del valore pulite e resilienti, attraverso accordi di libero scambio, partenariati per il commercio e gli investimenti puliti e altri strumenti di cooperazione.
Infine, la strategia propone di riformare le istituzioni finanziarie internazionali per orientare in modo strutturale i flussi di capitale verso la transizione pulita e resiliente e di intensificare l’azione dell’UE sulla sicurezza climatica, promuovendo una cooperazione più stretta tra organismi multilaterali e finanziatori pubblici e privati.
Tecnologia e industria nei nuovi scenari geopolitici
La dimensione industriale è al centro della strategia. Per sfruttare pienamente i vantaggi della transizione verde, l’Europa deve essere non solo un mercato di consumo, ma una potenza manifatturiera capace di esportare innovazione e soluzioni sostenibili. Ciò implica una revisione delle politiche di sostegno all’industria, un’accelerazione dei processi autorizzativi per nuovi impianti e l’attivazione di strumenti finanziari europei in grado di attrarre investimenti privati. L’attenzione è rivolta in particolare alle tecnologie chiave per la decarbonizzazione – idrogeno verde, batterie, pompe di calore, sistemi di cattura e stoccaggio del carbonio – e alla digitalizzazione come leva per l’efficienza e la tracciabilità ambientale.
Il tema geopolitico si intreccia inevitabilmente con quello industriale. La crisi ucraina e la competizione con Stati Uniti e Cina per il controllo delle tecnologie pulite hanno ridefinito gli equilibri globali. L’Europa è chiamata a rispondere con una visione che combina sostenibilità e autonomia, rafforzando le alleanze in ambito energetico e climatico e riaffermando la centralità del modello europeo di cooperazione multilaterale. «Vogliamo promuovere le imprese europee del clean tech e investire in progetti in tutto il mondo che supportino una transizione sostenibile», sottolinea ancora Kallas, evidenziando come la transizione non sia solo un imperativo ambientale, ma anche una leva di potere economico e politico.
Opportunità e sfide per l’Italia
Per l’Italia, la strategia apre una fase decisiva. Il Paese dispone di un tessuto industriale diversificato, con competenze consolidate nei settori della meccanica, dell’automazione e delle rinnovabili, e di una posizione geografica strategica nel Mediterraneo che lo pone al centro delle rotte energetiche tra Europa, Africa e Medio Oriente. La partecipazione attiva ai progetti europei di decarbonizzazione e la capacità di attrarre investimenti nella filiera delle tecnologie pulite potranno rafforzare il ruolo dell’Italia come hub energetico e tecnologico del Sud Europa. Tuttavia, le opportunità dovranno essere accompagnate da un impegno concreto in termini di semplificazione normativa, incentivi agli investimenti e integrazione tra ricerca, industria e amministrazioni locali. La sfida per il Paese è duplice: valorizzare i propri punti di forza industriali e assicurare la piena coerenza delle politiche nazionali con le linee guida europee, evitando sovrapposizioni o frammentazioni nei programmi di sostegno.
In agenda
La strategia europea si configura come un’agenda a lungo termine, orientata a rafforzare la capacità dell’Unione di incidere sui mercati globali della tecnologia verde e di guidare la definizione di standard internazionali per una transizione sicura e resiliente. Tra i prossimi passaggi si prevedono nuovi strumenti di cooperazione pubblico-privata, il consolidamento di alleanze industriali per la produzione di componenti chiave e l’armonizzazione dei piani nazionali per la decarbonizzazione.

L’obiettivo finale è costruire un’Europa pulita, resiliente e sicura, capace di competere su scala globale con un modello di sviluppo fondato su innovazione, sostenibilità e indipendenza strategica. Come sottolinea Wopke Hoekstra, Commissario per il Clima, l’azzeramento delle emissioni nette e la crescita pulita: «Oggi adottiamo un approccio più strategico e incentrato sui risultati alla diplomazia climatica ed energetica. L’UE ha dimostrato che l’azione per il clima e la crescita economica possono andare di pari passo. Intensificando i partenariati globali, puntiamo a stimolare gli investimenti puliti, i finanziamenti per le riforme e a rendere la transizione pulita un successo a livello mondiale».
La partita aperta per l’Europa non è solo economica o ambientale, ma identitaria. In un mondo che si riorganizza attorno alle catene del valore dell’energia e della tecnologia, la capacità dell’Unione di unire competitività e sostenibilità determinerà la sua influenza geopolitica nei prossimi decenni. La riuscita della strategia dipenderà dalla rapidità con cui gli Stati membri sapranno tradurre gli indirizzi europei in politiche concrete e coordinare investimenti pubblici e privati in infrastrutture, ricerca e innovazione. L’Europa ambisce a guidare la transizione globale verso un’economia a basse emissioni, ma per farlo dovrà dimostrare che la sostenibilità può essere anche motore di crescita industriale e autonomia strategica.
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