L’evoluzione dei processi industriali verso modelli data-driven, sostenibili e immersivi spinge le aziende a ripensare il modo in cui progettano, simulano e gestiscono prodotti, sistemi e servizi, e di conseguenza anche i processi. Dassault Systèmes, con la nuova generazione di rappresentazioni 3DUniv+Rses – annunciata nei primi mesi dell’anno – introduce un ambiente che combina modellazione, simulazione, dati reali e contenuti generati dall’AI per offrire alle industrie la possibilità di ‘virtualizzare’ interi ecosistemi per prendere decisioni in modo più informato, riducendo rischi, costi e tempi e migliorando allo stesso tempo qualità e sostenibilità.
Sette generazioni di evoluzione della proposta
E’ Chiara Bogo, Euromed Strategy & Marketing Senior Director di Dassault Systèmes, a ripercorrere l’evoluzione della proposta dell’azienda, riavvolgendo il nastro a inizio anni ’80, quando un gruppo di giovani ingegneri intuì che “la progettazione aeronautica avrebbe potuto beneficiare di una rappresentazione più evoluta del reale”. All’epoca dominava ancora il 2D, una rappresentazione convenzionale che, pur essendo semplice da usare, rischiava di generare fraintendimenti. L’ambizione è stata in primis superare quel limite e introdurre la modellazione tridimensionale. “Nasce così Catia, la prima generazione di Dassault Systèmes di rappresentazioni del mondo reale in 3D”, ricorda Bogo.

La seconda generazione porta con sé i vantaggi del digital mock-up, che “arricchisce il modello 3D con la capacità di comprendere l’interazione tra le componenti di un sistema”. La terza introduce l’idea di product data management, aggiungendo ai modelli la dimensione dei dati, presupposto essenziale per abilitare la collaborazione e l’ingegnerizzazione distribuita. Successivamente matura l’idea del product lifecycle management, che amplia il raggio d’azione fino a includere l’intero ciclo di vita del prodotto. Prosegue Bogo: “Il passaggio alla quinta generazione segna un ulteriore salto: i virtual twin superano il concetto di semplice replica digitale e diventano ambienti di simulazione dinamica che permettono di valutare scenari alternativi e interpretare l’impatto delle scelte progettuali sull’esperienza d’uso”. La sesta generazione estende questo paradigma al lifescience, introducendo per esempio la possibilità di generare virtual twin del cuore, del cervello e di altri sistemi biologici complessi.
Dassault Systèmes 3DUniv+Rses
Nel 2025 infine arriva la settima generazione, i 3DUniv+Rses, appunto, che secondo Bogo rappresentano “l’interconnessione, il momento in cui molteplici virtual twin si connettono tra loro e ai dati del mondo reale per formare un ecosistema unico e multidimensionale”. È qui che si innesta il concetto di ambienti virtual-plus-real, in cui la rappresentazione digitale integra simulazione, modellazione, real-world evidence e contenuti generati dall’intelligenza artificiale. Per rendere concreto il significato della proposta, Bogo propone esempi: “Esiste il digital-twin dell’auto, con cui i progettisti comprendono come le scelte tecniche influenzano performance e sicurezza. Ma esiste anche il digital-twin della strada percorsa dal veicolo, quello del ponte che ne sostiene il passaggio, della linea di assemblaggio che lo produce, della fabbrica in cui la linea è ospitata, della catena logistica che la rifornisce e persino dell’esperienza del cliente che potrà esplorare virtualmente gli allestimenti prima della configurazione finale”.

La settima generazione introduce anche una dimensione nuova: la Generative Experience. I virtual twin vengono potenziati dall’intelligenza artificiale, che sfrutta i dati reali e la conoscenza stratificata nelle organizzazioni per generare comportamenti, configurazioni e interazioni altrimenti impossibili da prevedere. “Il risultato è un ambiente in cui progettazione, simulazione, esperienza e conoscenza aziendale convergono”.
Anche dei 3DUniv+Rses è quindi possibile individuare i pilastri costitutivi partendo proprio dal virtual twin, che permette di estendere il mondo reale nel mondo virtuale e di anticipare il comportamento dinamico dei prodotti. A esso si affiancano le Generative Experience, appunto; il Virtual Companion, che interagisce e assiste operatori e tecnici – “pensato per essere l’assistente del tecnico che dovrà effettuare interventi di manutenzione”, un agente in grado di supportare la risoluzione guasti e il training delle nuove generazioni di tecnici – ; ma anche tutta l’analisi relativa al cycle of life, che affronta anche fenomeni come deterioramento e invecchiamento, cruciali in settori come l’aerospazio o i satelliti; il sense computing, che porta i virtual twin fuori dallo schermo e li rende immersivi e multidimensionali; e infine la knowledge & know-how Platform, cuore della piattaforma 3DExperience, dedicata alla valorizzazione sistematica delle competenze e del patrimonio intellettuale delle organizzazioni. I 3D Univ+Rses sfruttano così la potenza dello spatial computing per fornire una nuova dimensione ai gemelli virtuali, con la nuova applicazione visionOS 3DLive e Dassault Systèmes ha stretto una partnership con Apple per integrare Apple Vision Pro ed ottenere il meglio di entrambe le piattaforme (i visori utilizzati nell’esperienza sono quelli Apple). Con 3DLive, i gemelli virtuali così generati consentono la visualizzazione in tempo reale e la collaborazione dei team in ambienti realistici. Le telecamere, i sensori e il tracciamento di Apple Vision Pro consentono inoltre ai gemelli virtuali di interagire con il mondo fisico che li circonda nei 3D Univ+Rses.
Il potenziale della Generative Economy
Ad Umberto Arcangeli, amministratore delegato di Dassault Systèmes Italia, spetta contestualizzare l’arrivo dei 3DUniv+Rses all’interno di un’evoluzione sul concetto più profondo di “economia” che in Dassault Systèmes è oggetto di riflessioni di lungo periodo. Si ragiona quindi di un’economia di prodotti e servizi, centrata sull’ottimizzazione delle risorse, per arrivare all’experience economy, focalizzata sull’esperienza d’uso personalizzata. “L’incontro tra experience economy ed economia circolare apre la strada alla Generative Economy, un paradigma in cui – spiega Arcangeli – ci si dà l’obiettivo di prendere esempio dalla natura per creare nuovi modi di produrre, nuovi modelli di business che restituiscano alla società più di quanto consumano”.
Questa ambizione richiede la capacità di simulare scenari complessi e di prendere decisioni consapevoli prima di agire. È qui che entra in gioco il virtual universe, un ambiente in cui materiali, progettazione, industrializzazione, supply chain, distribuzione, operatività e fine vita vengono collegati per ottenere una visione completa dell’impatto delle scelte. Arcangeli evidenzia come i “40 anni di intellectual property accumulati da Dassault Systèmes consentano oggi di creare generazioni di rappresentazioni abilitate dall’AI di riferimento per tutte le industries”. Uno dei concetti chiave è quello dei generative assembly (è un processo che utilizza l’intelligenza artificiale e altri strumenti computazionali per generare e ottimizzare automaticamente la sequenza di assemblaggio dei prodotti): l’AI permette non solo l’assemblaggio automatico di componenti, ma anche la generazione di tolleranze e specifiche tecniche, “ma è anche possibile sfruttare la possibilità di trasferire in questo modo alle nuove generazioni di ingegneri un patrimonio di conoscenza aziendale e riducendo il rischio di errore”. Si tratta di “una dimensione strettamente connessa alla sostenibilità sociale, perché permette la trasmissione trasparente e scalabile di competenze critiche”.

La direttrice strategica è duplice: aumentare l’efficienza dei processi aziendali attraverso processi standard arricchiti da Generative Experience e aumentare la competenza delle persone grazie ai Virtual Companions. L’obiettivo è liberare tempo dalle attività ripetitive e consentire alle figure operative di dedicarsi a mansioni a più alto valore aggiunto. Questa combinazione, spiega Arcangeli, può generare “una crescita esponenziale della performance dell’azienda e un aumento del vantaggio competitivo”.
Arcangeli evidenzia esempi concreti negli indirizzi indicati. La Welding Process Experience consente di simulare una linea di saldatura preservando la sicurezza dell’operatore e individuando errori prima che si verifichino sul campo. Un secondo esempio riguarda le linee produttive robotizzate, la cui esperienza “aumentata” è utile per il training del nuovo personale e per la pianificazione della manutenzione attraverso l’intermediazione di agenti di AI. I 3DUniv+Rses non limitano le possibilità esperienziali al manufacturing, ovviamente. Dassault Systèmes ha sviluppato Experience as a Service (con il consumo della platform anche in cloud) per settori come Infrastructure & Cities, spaziando da simulazioni delle inondazioni alle analisi dell’inquinamento acustico, termico e luminoso, fino agli effetti del vento sugli edifici o alla modellazione delle dinamiche urbane.
Ancora più in profondità, la nuova architettura incorpora tecnologie di AI generativa al centro dell’IP Lifecycle Management, permettendo ai clienti di sfruttare il loro patrimonio di 3D design, virtual twin e dati Plm in uno spazio di rappresentazione che funge da ambiente primario per addestrare nuove categorie di servizi come Generative Experiences (GenXp), Virtual Companion e Virtual Twin Experience as a Service (VTaaS). La visione è supportata dall’approccio Power’byAI e dalle piattaforme multi-AI 3DExperience, Medidata e Centric, ambienti progettati per proteggere la proprietà intellettuale dei clienti e permettere al tempo stesso la generazione di nuova conoscenza, ciò che Bernard Charlès, Ceo di Dassault, definisce “la nostra gold mine”. Le organizzazioni più avanzate possono diventare protagoniste della generative economy proprio grazie alla capacità di far convergere dati, simulazione e AI per migliorare la vita quotidiana di consumatori, pazienti e cittadini. Arcangeli chiude rilanciando quindi proprio la suggestione di una trasformazione strategica che ha radici lontane. “All’inizio degli anni 2000 Dassault Systèmes lanciò l’idea di product lifecycle management. Oggi ci spingiamo oltre e parliamo di Intellectual Property Life Cycle Management”. L’azienda punta a diventare il partner di riferimento nella generazione e gestione della proprietà intellettuale, convinta che questa sarà la chiave della competitività futura.
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