Al di là della crisi che stiamo vivendo, i comuni italiani devono tracciare il futuro digitale dei cittadini e ripensare una nuova gestione di tutti i servizi. Una trasformazione che già in queste settimane è partita con azioni concrete per gestire l’emergenza e garantire continuità operativa e maggiore vicinanza alla cittadinanza. La tecnologia è stata una grande medicina e ha dato vita in tempi ridottissimi ad una moltitudine di progetti digitali in grado di far fronte a bisogni specifici sul territorio.

Roberta Cocco, Assessore alla Trasformazione Digitale e Servizi Civici del Comune di Milano
Roberta Cocco, assessore alla Trasformazione Digitale e Servizi Civici del Comune di Milano

Progetti sfidanti, realizzati da nord a sud con strategie diverse ma con l’obiettivo comune di mettere al centro i bisogni delle persone. Li abbiamo toccati con mano nel corso dell’evento “Città, emergenza, ripartenza: la risposta digitale dei comuni italiani”, un momento dentro la Milano Digital Week particolarmente caro a Roberta Cocco, assessora alla Trasformazione digitale e Servizi Civici del Comune di Milano“Apriamo ancora una volta una strada virtuale che lavora per il digitale, che non ha colore e va al di là della politica, per fornire supporto ai cittadini – dichiara Cocco -. Abbiamo accolto progetti da tutte le città, piccole, medie e grandi, per mettere l’innovazione a fattor comune, affinché la tecnologia diventi leva per la digitalizzazione in tutti i contesti”.

Città a confronto, idee a fattor comune

Il ruolo centrale delle politiche nazionali e le difficoltà dei comuni nel mettere in campo le corrette strategie senza sufficienti risorse. E’ il tema cruciale introdotto da Sergio Giordani, sindaco del Comune di Padova, che afferma: “I comuni sono le strutture più vicine ai cittadini e noi siamo pronti a fare del nostro meglio per supportare la digitalizzazione, ma la buona volontà non basta; servono investimenti sulla rete in banda larga, spesso in difficoltà in queste settimane, e sulle infrastrutture fondamentali, serve un percorso continuo e qualificato di formazione, al di là dello smart working che è oggi una scelta obbligata. Serve conoscere i flussi di movimento di tutta la popolazione in modo riservato e condividere le banche dati già presenti nelle municipalità per risparmiare tempi e costi e rilanciare l’economia”.

Raffaele Gareri, direttore del Dipartimento Trasformazione Digitale e Sviluppo Economico Urbano di Roma Capitale, parla del progetto di data lake Roma Data Platform come strumento di incentivazione delle logiche di partenariato pubblico-privato che metta insieme dati esterni e interni all’amministrazione per sostenere progetti data driven. “Uno strumento che attraverso l’analisi dei dati sia di supporto alla redazione di piani strategici trasversali ai settori, come il turismo e l’agrifood, per aumentare la competitività e lo sviluppo economico e urbano”. A favore della mobilità, nel comune di Roma nelle settimane pre e post riapertura Covid-19, un operatore telefonico ha reso disponibili i propri dati per  monitorare la mobilità dei pendolari, incrociando i dati con l’attività produttiva, interfacciando mappe di colore in determinate aree geografiche per costruire progetti integrabili. “Iniziative che vanno oggi verso il concetto ampio di smart city, con la prospettiva di interfacciare sempre più i dati con il mondo delle app per monitorare riaperture e sistema economico della città, attraverso digital wallet, integrazione con i dati della carta di identità elettronica per favorire operazioni cashless, oppure per l’uso di computer virtuosi, nuovi abitanti tecnologici della città.

Roma Capitale - Roma Data Platform
Roma Capitale – Roma Data Platform – Smart Citizen Wallet

Cecilia Del Re, assessore del Comune di Firenze spiega come fare rete in un momento di emergenza, attraverso il progetto “Le Botteghe di Firenze” mirato ad evitare gli assembramenti fuori dalla distribuzione. “Attraverso un lavoro di rete, in collaborazione con la Camera di Commercio e le associazioni di categoria, in tempi rapidissimi abbiamo usato la piattaforma per mappare le attività commerciali ed evitare le code, segnalando al cittadino gli esercizi che effettuavano consegne a domicilio. Abbiamo messo in open data oltre 500 attività e 5 app di soggetti privati per stimolare altre attività e nuovi progetti. Come l’uso di videocamere con software per evidenziare gli assembramenti o decongestionare il centro storico per i turisti (in recente passato) e ora per coordinare la polizia municipale. L’atteggiamento del cittadino è stato resiliente, efficace e proattivo”.

“Non solo città trasformata ma cittadini trasformati”. Alessandra Poggiani, Venis, Comune di Venezia, parla di Dime, un progetto multicanale che attraverso un backoffice telefonico traccia le interazioni del cittadino con l’amministrazione in tempo reale con un approccio di ascolto; un grande sportello web virtuale per i cittadini accessibile da qualsiasi device chiamando il numero 041 che vede oltre 340 dipendenti coinvolti. “Dime è frutto di un anno di progettazione, in evoluzione e utile in epoca Covid-19. Un progetto che supera la fragmentazione, attraverso l’uso di un unico Crm che fa da collettore di tutti i diversi portali dei diversi servizi resi al cittadino, a prescindere dall’ente erogatore, uniformandoli con un sistema unico che supera i silos”.

Oltre 100 progetti a costo zero per non gravare sui bilanci del comune, che aggregano sturtup e nuove idee. Ne parla Marco Pironti, assessore all’Innovazione del Comune di Torino, descrivendo la nuova piattaforma Fase X lanciata dal comune per gestire le criticità. Come il monitoraggio sul territorio in aree critiche attraverso l’uso di AI e prediction da testare in un contesto stravolto. L’assessore parla in particolare dell’uso di droni per il monitoraggio del territorio e per la sanificazione, a salvaguardia dell’agente umano a rischio, che apre nuovi scenari. “Nel momento della difficoltà, non avendo fisicamente i droni (ancora a Detroit dove venivano prodotti), abbiamo scommesso sulla sperimentazione in tempo reale a distanza e dimostrato che oggi la tecnologia può essere in un luogo (a 7.000 km di distanza in questo caso), le competenze in un altro (i piloti a Torino) e la sperimentazione in un luogo ancora differente”.

Comune di Torino - piattaforma Fase X
Comune di Torino – piattaforma Fase X

Paolo Petralia Camassa, assessore del Comune di Palermo, parla dell’assistente virtuale battezzato “Il genio di Palermo”un sistema di artificial intelligence di cui si dota la pagina della protezione civile del comune, che dà informazioni o tramite chatbot o vocali per tutte le richieste relative all’emergenza; un call center in chiave evolutiva, e costantemente aggiornato nei dati, cruciale ad esempio per la distribuzione degli aiuti alimentari se associato alle tessere sanitarie, che potenzia e velocizza i servizi. “Un fil rouge di un portale in divenire che ingloberà in futuro sempre più servizi”. Strategico per il comune, il supporto di Cisco, 100% partecipata del comune di Palermo, “perché spesso – segnala l’assessore -, all’interno delle municipalità manca del personale informatico specializzato”.

Ines Seletti, assessore ad Educazione ed Innovazione Tecnologica del Comune di Parma, parla di “scuola del futuro” attraverso il progetto “La buona battaglia” che si propone di rendere disponibili in questa difficile fase per il settore educativo contenuti per alunni ed insegnanti. Si tratta di 200 video già online e in divenire, che registrano ad oggi oltre 50mila accessi. Progetti specifici per bambini da 0 a 6 anni per la loro istruzione, per il gioco e come supporto ai genitori, e contenuti per i giovani da 6 a 14 anni per orientarli verso il futuro, con didattica a distanza, ma anche con il supporto di psicologi per superare questo difficile momento. 

L’importanza di adottare un modello cloud computing. Lo sottolinea Rosa Di Palma, Comune di Barletta, che spiega il suo uso all’interno del comune per alleggerire i costi di gestione, proteggere i dati per potersi così concentrare sui servizi digitali al cittadino e renderli più agilmente accessibili. Una digitalizzazione già avviata da tempo nel comune, che ha consentito nelle scorse settimane di lockdown di arrivare preparati a gestire il lavoro in smart working. “Il 70% della forza lavoro sui processi amministrativi ha potuto utilizzare la tecnologia da remoto e garantire la continuità operativa; per noi è stato un banco di prova nel quale abbiamo retto bene, con una tecnologia di migrazione neutrale che ci ha supportato”.

Giacomo Angeloni, assessore all’Innovazione del Comune di Bergamo, sempre in tema di smart working spiega come la municipalità sia passata in brevissimo tempo dal 10% di dipendenti al lavoro in modalità remota, al 62% di oggi. Questo perché il comune aveva già una struttura pensata per potere essere sfruttata in futuro. “Il lavoro da fare in prospettiva è cambiare il paradigma: non è il cittadino che deve venire in comune, ma viceversa il comune che deve andare dal cittadino, nel quartiere, nelle vie, per anticiparne le esigenze”.

“Progettare bene in tempi di pace” è la ricetta di Francesco Castanò, direttore dei  Sistemi Informativi e Agenda Digitale del Comune di Milano, che parla dei piani imposti dal Covid-19 che aprono nuove sfide. A partire dal ripensamento del modo di lavorare (sono attualmente oltre 6.000 le persone in smart working nel comune). “Un’operazione messa in campo in pochi giorni e con grossi sforzi da parte dell’IT, che richiede anche un change management per guidare le persone in questo percorso, e di sperimentare nuove modalità che creino un mix tra riunioni fisiche e virtuali, sedute in streeming per gli organi politici e possibilità di interazione con i cittadini. Serve un reindirizzamento dello sportello fisico verso il digitale, facendo fronte anche a sfide di solidarietà attraverso il volontariato e l’incontro virtuale tra domanda e offerta, sul modello della App Milano Aiuta per gestire la spesa a domicilio. Spingere sul tema di strategie data driven e BI per gestire l’emergenza e georeferenziazione del territorio”.

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