La filiale italiana di Microsoft si muove in sintonia con il trend avviato da Satya Nadella a livello mondiale: quel rafforzamento della parte tecnica dei profili aziendali, quella Tech Intensity tanto invocata, ricorrente nella chiacchierata con Silvia Candiani, amministratore delegato di Microsoft Italia, a pochi giorni dall’annuncio di cambi di management nella struttura locale, con figure cresciute a livello europeo e ricerca di nuovi talenti.
Perché la spinta sulla tecnologia e sulle competenze rimarca la wave voluta da Nadella (Ceo dal 2014) che ha riportato Microsoft alle origini, con la tecnologia baricentrica. La battuta di Satya che ricorda Candiani suona più o meno così, ma rende l’idea: “Non conosco clienti che vogliano essere seguiti da più venditori, ma clienti che vogliono la consulenza di profili sempre più esperti, che abbiano idee per nuovi progetti di trasformazione digitale, che sappiano indirizzare le tecnologie all’edge, dalla cybersecurity, all’IoT, all’intelligenza artificiale per aiutare i clienti a sviluppare progetti alla frontiera, conoscendo bene le industry”.
In continuità con questa strategia, Microsoft ha assunto nuovi profili e aumentato il livello di competenze tecnologiche sia internamente sia nell’intera rete di partner, spingendo progetti di up-skilling con corsi di formazione e certificazioni. “Lo stesso progetto Ambizione Italia #DigitalRestart, da poco presentato, mette a disposizione competenze tecnologiche per formare nel dettaglio partner e sviluppatori e per portare avanti la strategia di Tech Intensity, costante negli ultimi anni” precisa Candiani. Una spinta tecnologica che oggi accelera, a maggior ragione, con l’apertura della regione data center di Microsoft in Italia, che richiede competenze aggiuntive per spiegare la tematica cloud anche ai clienti più restii, che non hanno ancora scelto di aprirsi verso il nuovo modello di business.
Sviluppo per industry
La strategia di go to market prevede, accanto alla spinta tecnologica, la focalizzazione sulle singole industry, dando vita a una matrice che intreccia tecnologia ed esigenze di ogni vertical di mercato. “Lo spostamento verso le industry, deciso negli ultimi due/tre anni, copre tutte le divisioni, da quella enterprise al public sector, fino a livello corporate. E’ un approccio che ci ha permesso di impostare in ogni industry delle storie di trasformazione digitale – precisa Candiani -. Ci siamo posti domande insolite per indirizzare la tecnologia sul mercato. Ci siamo per esempio chiesti cosa vuol dire essere una banca del futuro oppure cosa significa essere una smart manufacturing del domani, e seguendo queste esigenze abbiamo creato percorsi di up-skill per permettere alle nostre persone di ragionare in ottica verticale”.
Un grande lavoro di formazione è stato fatto anche sull’ecosistema, che conta accanto alle 850 persone di Microsoft, 10mila partner distribuiti sul territorio, con 300mila persone impegnate sulle piattaforme Microsoft. “L’ecosistema è il nostro punto di forza a tal punto che ci ha spinto in questi anni a rafforzare il focus sulle soluzioni verticali dei nostri partner. Così quando raccontiamo il retail del futuro oltre alle nostre tecnologie, come AI o Hololens, pensiamo anche a soluzioni di terze parti, come quella di smart pricing di uno sviluppatore polacco che permette di mantenere il prezzo del prodotto aggiornato sullo scaffale, gestendo in cloud i dati in tempo reale. Il tutto a vantaggio dei nostri clienti”.
Ne esce un’anima consulenziale di Microsoft, che richiede polso sui diversi settori. “Vogliamo essere consulenti dei nostri clienti, per questo dobbiamo conoscere a fondo i problemi delle industry oltre che le tecnologie”.
Sanità e Made in Italy
Accanto alle industry tradizionali, la Sanità sarà oggetto di investimenti significativi nei prossimi mesi e “sarà la vera unica nuova industry di riferimento per il prossimo anno, ad oggi affogata nel public sector ma vista l’importanza rivestita questi mesi avrà una area dedicata – anticipa Candiani -. Crediamo che mai come in questo momento la tecnologia possa fare la differenza, abbia un potere trasformativo non solo a vantaggio del paziente”.
Sono le storie degli ospedali Besta e San Raffaele degli ultimi mesi a testimoniare quanto collaboration e analisi dei dati possano essere al servizio della diagnostica e della cura.
Il Besta (eccellenza tra gli ospedali neurologici a Milano con il 60% dei propri pazienti provenienti da fuori città) ha gestito i pazienti durante il lockdown via Teams condividendo terapie, cure e consigli da remoto, decidendo di adottare il tool come parte integrante del modo di lavorare anche in futuro. Il San Raffaele, grazie a tecnologie di frontiera di analisi dei dati, ha sviluppato un indice (“covid score”) per gestire e identificare la gravità dei malati entranti in ospedale e decidere come gestirli con cure speciali.
“Telemedicina, supporto ai medici di base, teleconsulto medico sono tutti prossimi scenari della sanità a distanza, uno strumento molto importante soprattutto in una società che invecchia e che ricerca modelli di servizio sanitario meno costosi degli attuali – continua Candiani -. Ci sono moltissime cosa da fare in telemedicina e se si tiene conto che la spesa IT nel settore sanitario in Italia dovrebbe raddoppiare nei prossimi anni, credo che la trasformazione digitale della sanità debba essere un punto di attenzione, con un impatto importante anche sulla vita dei singoli cittadini. La tecnologia può essere davvero trasformativa”.
Altri vertical saranno oggetto di nuovo impegno nel prossimo anno (tra questi moda e fashion) senza abbassare la guarda sulla storico mondo manifatturiero. “In generale terremo alta l’attenzione su tutto il Made in Italy, che sarà oggetto di un rilancio importante per uscire dalla crisi. La tecnologia sarà lo strumento a disposizione delle aziende per spingere l’export, per farsi conoscere su nuovi mercati. Evergreen per noi continuerà ad essere il manufacturing dal momento che siamo la seconda manifattura in Europa, che potrà beneficerà di tecnologie IoT e alzeremo l’attenzione sul tema della sostenibilità e sul mondo delle infrastrutture, dove la digitalizzazione è fondamentale per garantire il controllo della rete sempre più estesa”
Sul tema della sostenibilità, sono in definizione accordi con aziende di diversi settori per aumentare la ricerca con la comune ambizione di rendere l’Italia più green. “Lavoreremo per capire come la tecnologia possa aiutare le aziende ad essere più efficienti, per ridurre le emissioni di C02, e lo faremo non solo in sinergia con alcune aziende energetiche ma anche con società finanziarie, per capire come incentivare questo passaggio al green, guidando le scelte delle aziende e coordinandoci con le spinte governative. Dobbiamo coalizzare gli sforzi per creare iniziative comuni”.
Il ritorno di Industria 4.0
A livello Paese, Microsoft in questi mesi ha partecipato al ciclo di consultazione della task force Colao e dialogato con Confindustria Digitale per capire le direzioni in cui muoversi. “Penso sia opportuno riprendere per tempo il tema di Industria 4.0 con meno focus sulle macchine di produzione ma maggiore spinta sulla informatica per accelerare lo sviluppo anche delle Pmi. Si è parlato anche di un voucher per il digitale e uno per la Adsl, ma credo che sia prioritario quello per l’informatica” puntualizza.
Così come torna insistente su un Paese a competenze scarse (l’indice europeo Desi 2020 ci boccia in ultima posizione) da fare crescere, anche in termini di employability, alzando il tasso di conversione delle persone formate in posti di lavoro, grazie a progetti con scuole, università, corsi di formazione permanente per la riconversione di profili nel mondo del lavoro. ”Abbiamo proposto partnership pubblico e privato, dato disponibilità al Ministro dell’Innovazione e presentato un programma, perché l’unione fa la forza. E solo se riuscissimo a coordinarci potremmo amplificare moduli di formazione che secondo la nostra esperienza funzionano. Abbiamo proposto anche la formazione specifica per imprenditori, per accrescere il patrimonio delle Pmi, magari anche attraverso un voucher per digitalizzazione e competenze – precisa Candiani e auspica -. Nel frattempo, in attesa delle risposte sulla partnership pubblico privata, siamo partiti con iniziative private, come le attività stipulate con UniCredit e Sace che riscuotono un grande interesse anche tra le Pmi. E’ ormai ben percepito il bisogno di imparare, di capire cosa sarebbe possibile fare con la tecnologia per migliorare la propria azienda. Cosa fare”.
Covid e oltre
Durante l’emergenza sanitaria, Microsoft Italia ha dirottato parte delle proprie energie sulla cura dei clienti. Dal punto di vista dei prodotti, Teams (“che era già nei piani di sviluppo dell’azienda”) ha subìto un’accelerazione legata al passaggio in smart working dei lavoratori, esplosi in pochi mesi da 500.000 pre covid a circa 8 milioni. “Il 90% delle grandi aziende utilizza Teams, e questo ci ha permesso di aiutare le aziende italiane ad essere produttive, così come abbiamo supportato 1,5 milioni di studenti a vivere l’esperienza della didattica a distanza”.
Nella gestione dell’emergenza l’attività di Microsoft si è focalizzata soprattutto nell’aiutare le aziende a mantenere il business attivo, dallo smart working alla gestione delle applicazioni in cloud, che è stato un grandissimo abilitatore. “Dieci anni fa senza cloud il sistema sarebbe imploso – precisa Candiani -. Per cui nella Fase 1 abbiamo gestito l’emergenza aiutando i clienti, nella Fase2 – per noi concomitante al lancio della strategia Ambizione Italia #DigitalRestart – l’impegno preso è e sarà quello di contribuire alla ripartenza del Paese e accelerare la digitalizzazione delle aziende e della pubblica amministrazione. Oltre la Fase 3”.
In questo scenario, l’apertura della region data center in Italia risponde alla spinta che l’azienda vuole imprimere al Paese. “Il data center italiano è per noi un business strategico, come dimostra anche l’alleanza stretta con Poste Italiane. Ad oggi abbiamo molte aziende italiane attive su altri nostri data center: il 90% delle aziende quotate ha parte del proprio business su Azure (anche se in molti casi non siamo l’unico cloud provider utilizzato) e questo dato ci fa essere partner di riferimento per il cloud delle aziende enterprise. Crediamo che la presenza in Italia con un nostro data center possa spingere all’adozione la PA e il mondo dei servizi finanziari, fino ad oggi i più reticenti ad abbracciare una strategia cloud. Ma credo che anche le Pmi, oggi meno digitalizzate, possano accelerare l’adozione del cloud perché rassicurate dalla vicinanza del data center. Chi già invece è in cloud, potrà beneficiare di tempi di latenza più bassi. Credo che la nuova region data center possa essere un acceleratore per tutti i settori che già adottano il cloud, ma anche un forte abilitatore per chi ancora incerto: ora con la presenza in Italia non ci sono più alibi”.
La fiducia lega i clienti
L’anno fiscale di Microsoft appena chiusosi (a breve verranno ufficializzati i dati) vede l’Italia “contenta” precisa Candiani anche se gli ultimi mesi hanno visto l’azienda concentrarsi non tanto su nuove vendite ma sul mantenimento della relazione con i clienti, supportandoli e assistendoli nell’emergenza. “Siamo in un business di lunga durata e la partnership con i nostri clienti è fondamentale. Il nostro impegno era garantire il loro successo grazie alla scelta che avevano fatto sulle nostre tecnologie. Mai come in questa emergenza è stato chiaro che l’informatica è centrale per le aziende. E questo si traduce per noi in una grande opportunità ma anche in una grande responsabilità. Perché grazie all’innovazione si possono gestire problemi complessi”.
Ma non bastano innovazione continua (“pipeline di annunci nel corso dell’anno“), investimenti in ricerca e sviluppo (“15 miliardi di dollari investiti ogni anno”), approccio enterprise ready (“focus per vertical e copertura grazie all’ecosistema di partner”).
Serve anche alzare il livello di fiducia con i propri clienti. Una fiducia necessaria quando si parla di cloud, un tema che richiede cultura della gestione del dato, molta attenzione alle normative. “Il tema del trust, della fiducia con i clienti, è fondamentale quando si discute con aziende enterprise: ci permette di avere relazioni solide e, in un mercato affollato dai competitor, è determinante per mantenere legati a noi i clienti in progetti di lungo periodo”. Mai abbassare la guardia.
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